Oggi si ricorda la morte di Primo Levi, scampato da quel maledetto campo di Auschwitz

Venne trovato morto proprio nel giorno di oggi l’11 aprile nell’ androne del palazzo dove abitava nel 1987 all’età di 68 – di Primo Michele Levi – si ricorda quando venne trasferito ad Auschwitz, con un vagone merci, insieme ad altre 650 persone. Non aveva ancora 25 anni, e venne registrato con il numero 174517, per poi essere condotto al lager di Buna – Monowitz , conosciuto come Auschwitz III, nel quale rimase fino al giorno della liberazione del lager da parte dell’Armata Rossa sovietica il 27 Gennaio 1945. Fu uno dei pochi a partire, essere internati e a fare ritorno, e Levi stesso immaginò che questa “fortuna” fosse dovuta alla conoscenza di un tedesco elementare, imparato leggendo le pubblicazioni scientifiche, all’incontro con Lorenzo Perrone, un civile occupato come muratore che rischiando la propria vita riusciva a procurargli regolarmente qualcosa da mangiare e la sua selezione per un posto presso il laboratorio della Buna, fabbrica di proprietà della tedesca Farben ,dove producevano gomme sintetiche, in cui le mansioni erano meno faticose. Molto probabilmente fu aiutato anche dal fatto che nel gennaio 1945 si ammalò di scarlattina ed, essendo ricoverato, scampò alla marcia di evacuazione di Auschwitz. Tornato a Torino riallacciò i legami famigliari e conobbe la moglie Lucia Morpurgo.
Non fu affatto semplice convivere con il ricordo degli orrori subiti e vissuti, che certamente mai dimenticò, e questo gli creò la necessità di mettere su carta la sua terribile esperienza dando vita al drammatico romanzo ” Se questo è un uomo ‘”. Furono molti gli editori che rifiutarono il libro, infatti il libro venne quasi dimenticato – e di nessuna importanza ;tra cui Einaudi, e alla fine il testo venne pubblicato da una piccola casa editrice, De Silva. Tuttavia, non riuscì a vendere più di 1.500 copie e, dato questo insuccesso iniziale, abbandonò per un po’ di tempo il mondo della letteratura per dedicarsi alla professione di chimico. Riprese fiducia nelle sue capacità di scrittore, tradusse in tedesco il suo primo libro fino a che decise di intraprendere la scrittura di un libro sul suo tormentato viaggio di ritorno, che intitolò La tregua e che vinse la prima edizione del Premio Campiello, l’anno successivo. Nell’aprile del 1987 venne trovato morto giù alla tromba delle scale di casa, a causa per un suicidio, della depressione di cui soffriva, o per morte accidentale, causata dalle vertigini di cui soffriva. Le sue spoglie sono conservate nel campo israelitico del Cimitero Monumentale di Torino ; di un grande uomo dal cuore molto sensibile – si sentiva in colpa per tutti i morti e gli sfregi che vide in quel maledetto Campo delle atrocità naziste.
Di Claudio Castriotta.