Giovani

“L’uomo col cilindro”: il decimo, sorprendente lungometraggio del giovane regista Stefano Simone

Stefano Simone, rinomato regista sipontino, ha iniziato a scrivere sceneggiature all’età di soli 12 anni, girando, un anno più tardi, il suo primo cortometraggio al Nautico, dove insegnava il padre. Da li, poi, ha realizzato tutta una serie di cortometraggi molto amatoriali, chiaramente, con i suoi amici dell’epoca, improvvisati attori, e dopo il diploma al liceo Socio Psico /Pedagogico di Manfredonia, si è trasferito a Torino, dove ha conseguito un attestato di operatore della comunicazione visiva, presso l’Istituto Fellini. Nel 2010, dopo una serie di cortometraggi, ha esordito con un lungometraggio, “ Una vita nel mistero “ e, praticamente, ad esso ne sono seguiti altri: esattamente, 8 lungometraggi e tutta una serie di cortometraggi, scolastici e non, nonché vari videoclip e spot pubblicitari. “ L’uomo col cilindro”, inizialmente “ L’uomo brutto “, di cui ha voluto cambiare il titolo per varie ragioni, è un film che rappresenta il secondo capitolo della trilogia antologica sul mistero, iniziato con il passaggio segreto. “ Questo film è un lungometraggio breve, della durata di circa 70 minuti, che vede nuovamente protagoniste Rosa Fariello e Natalie la Torre. Il  predetto, non è una pellicola in cui la cosa più importante è la concatenazione di eventi; perché, esso prende spunto da una serie di vicissitudini accadute a mio padre, quando abitava in campagna.

Se vogliamo, si tratterebbe di una serie di pretesti, per mettere, collocare le due splendide protagoniste in contesti inusuali, quali ad esempio la ferrovia abbandonata, che collega Frattarolo all’Enichem oppure Villa Rosa. Il fulcro principale del mio nuovo film, si incentra sul rapporto tra i personaggi ed i luoghi; non a caso, circa questi ultimi, la preferenza è caduta su di una  location molto suggestiva. Quella di Villa Rosa è stata una scelta molto istintiva. Chiaramente, la conoscevo da quand’ero piccolo, sebbene non vi fossi mai entrato dentro. Per cui, un mese fa, ho fatto il primo sopralluogo, ai fini del film, rimanendo sopraffatto dal suo incredibile fascino, nonostante lo stato di abbandono in cui essa versi. La mia prima sensazione fu quella di un luogo più unico che raro, che, già di per sé, a partire dallo stile architettonico, fosse involto in un alone di mistero. Nel momento in cui varcai la soglia, fuori dubbio, avvertii dentro di me l’incombenza di un posto maestoso, quasi fantastico. Ed il mio obiettivo principale, come ho più volte ribadito, fu quello di valorizzarla nel miglior modo possibile, per quello che merita, essendo una location che già di per sé evoca una storia. Le due bellissime protagoniste, che con essa interagiscono, versano in una situazione piuttosto anomala, perché, nel film, si trovano ivi per fare delle foto, che servono per organizzare delle ricerche; quindi, per ragioni professionali. In una scena che sarebbe, poi, il clou del lungometraggio, voglio mettere in evidenza il rapporto che si instaura tra le attrici e la villa: una straordinaria sinergia, intorno alla quale ruota tutta la trama del mio ultimo prodotto. Inoltre, tra gli altri recitanti , hanno a che fare con Villa Rosa anche due bambini, protagonisti del prologo.

Nel quale, viene già delineandosi il rapporto, palese, tra i protagonisti ed il luogo, le cui conseguenze sono soggette a libera interpretazione. Questo perché, a mio avviso, i luoghi non sono uno sfondo del film, ma dei personaggi veri e propri, tali da suggestionare la psicologia delle persone. E ciò, è stato spesso dimostrato.

Per cui, raccontando la sinergia che vi si instaura, questo porta a sviluppare il clou del plot, che sarebbe la figura dell’uomo col cilindro. Che non è un uomo nero, comune, sebbene figura enigmatica. Anche perché, nel film, semino dei dettagli in cui lo spettatore può crearsi, secondo la propria interpretazione, un finale molto particolare. Vi è un nome, che costituisce il leit motiv di tutto il film: un nome di cosa e di persona, che caratterizza tutto il corso della storia.

Mi sono reso conto che, quest’indizio, l’avessi creato in maniera istintiva, facendo una serie di scelte che, attraverso la messa insieme di tanti elementi, mi avrebbero permesso di giungere ad una certa conclusione. Sicuramente, Villa Rosa è una falsa location clou, la quale occupa molto minutaggio nel film, e nella quale non succede assolutamente nulla di quello che uno potrebbe immaginare o pensare, dato che non si tratta di un film horror, ma di un mistery.

Si verificherà un colpo di scena/ colpo di luogo, di cui non voglio rivelare nulla. Ci saranno, tra l’altro, anche ottime possibilità di distribuzione del lungometraggio, con la speranza di raggiungere circuiti molto importanti, come già avvenuto con il “ Passaggio Segreto “.

In questo caso, ci sarebbero possibilità ancora maggiori, sebbene non vi sia ancora nulla di ufficiale. Qualora si concretizzassero, ciò potrebbe comportare un’ulteriore valorizzazione di Villa Rosa, che andrebbe a finire su dei canali distributivi internazionali.”

“ Esistono cose chiamate misteri, esistono cose che non si possono spiegare, esistono cose che le persone dimenticano.”

Giulia Rita D’Onofrio.

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Redazione

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