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L’incredibile storia di Pino Rucher

Mentre cerco di spiegare a mio figlio più piccolo che quando gli ho proposto di far volare le bolle di sapone dalla finestra non intendevo con tutto il contenitore (!!!), la mia attenzione viene catturata dalla musica di una suoneria che giunge dalla strada: è l’inconfondibile colonna sonora de ‘Il buono, il brutto e il cattivo’. Sbircio verso il marciapiede e scorgo un ragazzo con l’asciugamano sottobraccio e le infradito, e dunque non proprio in stile Clint Eastwood, il quale si accinge a rispondere al cellulare e mi chiedo se la scelta di quella canzone sia stata casuale o se invece si tratta di un omaggio consapevole ad un nostro concittadino.

E già, perché nella suggestiva ed incredibile colonna sonora che Ennio Morricone ha composto per ‘Il buono, il brutto e il cattivo’, ma anche per gli altri due film della Trilogia del Dollaro del grande Sergio Leone, ovvero ‘Per un pugno di dollari’ e ‘Per qualche dollaro in più’, gli assoli di chitarra che fanno vibrare l’anima di emozioni indescrivibili sono suonati dal manfredoniano Pino Rucher.

Nato sulle rive del Golfo nel 1924, fin da giovanissimo questo nostro concittadino aveva mostrato di avere talento per la musica. Rivelò le sue doti quando, al ritorno del padre dall’America nel 1933, ricevette in dono da lui una chitarra che imparò a suonare immediatamente. Dopo aver studiato nelle locali scuole di musica, a segnare una tappa fondamentale nella sua formazione fu la presenza delle truppe americane in Italia. Ecco quindi che tra il 1943 e il 1946 Pino Rucher conobbe la chitarra elettrica, di cui divenne precursore, e s’inserì nelle orchestre dell’esercito alleato impregnando la sua anima con lo spirito musicale del jazz statunitense.

A raccontarmi aneddoti e storia di questo musicista sipontino è stato anni fa il nipote, Emiliano Ferri (che con il nonno da giovane ha una somiglianza incredibile!), il quale con infaticabile tenacia ha rimesso insieme i pezzi di una carriera durata oltre 40 anni che altrimenti rischiava di cadere nell’oblio.

Rucher incominciò la sua strada nella RAI alla fine del 1946. Dal ‘54 prese parte alle sue prime incisioni cinematografiche dando un contributo fondamentale alla diffusione della chitarra elettrica nella musica da film, attività che portò avanti contemporaneamente al lavoro nell’orchestra RAI, dove rimase fino a tutto il 1983. Per quanto riguarda le incisioni cinematografiche basta dire che partecipò come solista ad alcune centinaia di colonne sonore collaborando con i più rinomati maestri del tempo: Nino Rota, Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Luis Bacalov, ecc.

Fece parte della famosa orchestra Angelini del Festival di Sanremo. Nel 1957, proprio per il Festival, a Manfredonia venne collocato un televisore in Piazza del Popolo, dove si assieparono centinaia di sipontini per seguire l’importante evento, emozionati per la presenza del concittadino Rucher.

Nel 1960 accompagnò Mina al suo debutto a Sanremo. Sua la chitarra che segue Gianni Morandi in ‘Andavo a cento all’ora’, e Rita Pavone in ‘La partita di pallone’, ‘Che mi importa del mondo’, ‘Viva la pappa col pomodoro’ e ‘Datemi un martello’; e ancora: c’è Rucher ne ‘L’edera’ di Nilla Pizzi, ‘Io, mammeta e tu’ di Domenico Modugno, ‘Una zebra a pois’ di Mina, ‘Legata ad un granello di sabbia’ di Nico Fidenco, tutti pezzi che hanno segnato la storia della musica italiana.

Di Pino Rucher è la chitarra nostalgica della colonna sonora di “Amici miei” e sempre suo è l’ipnotico ed allegro giro di chitarra ne L’Illusionista, colonna sonora composta da Nino Rota per “8 e ½” di Fellini.

A questo suo talentuoso figlio l’Amministrazione comunale nel 2008 ha intitolato una strada della città.

Ed intanto, ‘mio’ figlio mi chiama e torno alla realtà canticchiando le musiche western di Ennio Morricone, e mi sembra quasi di avere un sigaro tra le mani invece di queste benedette bolle di sapone, che ancora non riesco a fargli capire che per farle volare non occorre lanciarle, ma basta soffiarci su, esattamente come accade per i ricordi.

Maria Teresa Valente
(Il 16 agosto 1996 moriva Pino Rucher. Nel giorno dell’anniversario, ho voluto ricordarlo con questo mio articolo del 2019)

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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