Le sorgenti del Gargano: la ricchezza d’acqua del sottosuolo contro la povertà di superficie

LE SORGENTI DEL GARGANO: LA RICCHEZZA D’ACQUA DEL SOTTOSUOLO CONTRO LA POVERTÀ DI SUPERFICIE.
Nel promontorio del Gargano, dove le alture calcaree si tuffano nell’Adriatico e i laghi costieri riflettono secoli di geologia nascosta, si cela un universo sotterraneo affascinante e complesso: quello delle acque sorgive. La descrizione delle sorgenti del Gargano, all’interno dell’approfondito studio idrogeologico della Regione Puglia (fonte citata alla fine del post), si apre con un quadro che è al contempo tecnico e suggestivo. Qui, l’acquifero carbonatico – composto da calcari e dolomie mesozoiche – si riversa verso il mare attraverso una varietà di scaturigini: sorgenti di emergenza, di trabocco e sottomarine ascendenti.
Il deflusso delle acque sotterranee nel Gargano è concentrato in quattro aree principali: le sponde sud-orientali del Lago di Lesina (2000 l/s), quelle del Lago di Varano (1500 l/s) fino a Rodi Garganico, la costa tra Vieste e la Testa del Gargano (1500 l/s), e infine l’area di Manfredonia–Siponto (1000 l/s). È un mondo dove la litologia e le strutture geologiche determinano percorsi invisibili, che culminano in affioramenti d’acqua dolce talora miscelata con il mare, in un fragile equilibrio tra natura carsica e intrusione marina.
Le sorgenti di trabocco, come quelle di San Nazario, Lauro e Centrone, sono bloccate da sedimenti quaternari poco permeabili che obbligano la falda ad affiorare nell’entroterra, fino a due chilometri dalla costa. Le acque emergono in canali o bacini naturali, a quote comprese tra i 2 e i 6 metri s.l.m., e sono spesso contraddistinte da salinità moderate, intorno ai 2–3 g/l. La sorgente Lauro, per esempio, offre un deflusso cospicuo – 450 l/s – ma la sua salinità, causata dall’influenza marina, può raggiungere anche i 4,6 g/l.
A Vieste e lungo la costa adriatica, si trovano invece sorgenti di emergenza vere e proprie, dove l’acqua sgorga da fratture verticali nei calcari, in prossimità della costa o direttamente nel mare. Qui, i valori di salinità possono salire notevolmente: in alcuni casi si sfiorano i 9 g/l. Esemplari sono le sorgenti Caruso, dove l’influenza marina è marcata, tanto da provocare un’evidente differenza di salinità nei due canali emissari (7 g/l e 8,4 g/l). Un tempo abbondante, la portata della Caruso è oggi drasticamente ridotta, spesso sotto i 50 l/s, segnale preoccupante di un equilibrio idrico sempre più fragile.
Il Lago di Varano custodisce due delle sorgenti più note e studiate: Irchio e Bagno. La prima sgorga dalle fratture del calcare cretacico, la seconda dall’arenaria miocenica. Entrambe presentano una salinità legata alla bassa quota di affioramento e all’interazione diretta con le acque del lago. Le loro temperature, relativamente basse (circa 14–15 °C), suggeriscono un minimo contatto con le acque marine calde e, quindi, un percorso idrico piuttosto diretto e protetto. Tuttavia, anche qui i dati recenti mostrano un trend negativo: portate in calo e salinità in aumento.
San Nazario (Caldoli), invece, è un caso a parte. Qui la temperatura dell’acqua è di 26–27 °C in ogni stagione, un valore che ha fatto ipotizzare una risalita da profondità elevate, forse lungo le faglie del Candelaro o altri gradienti geotermici ancora poco noti. La sorgente è simbolica anche dal punto di vista culturale, sorgendo accanto all’omonimo santuario, in un’area di circa 1000 m² segnata da canneti e spiritualità antica.
Non meno significative sono le sorgenti sottomarine, molte delle quali localizzate a sud della Testa del Gargano, nei pressi di Manfredonia, o intorno ai laghi di Lesina e Varano. Esse si manifestano spesso a notevole distanza dalla costa (fino a 1,3 km), con portate anche importanti – come Caldoli (200 l/s) già citato, Mascolo (150 l/s), Mascherone (100 l/s) – e salinità variabili tra 2 e 5 g/l. È il caso, ad esempio, di Milena e Mascolo, che sgorgano in mare attraverso fenditure nel fondale roccioso, creando turbolenze visibili solo con rilevazioni aeree o termografiche.
Una menzione particolare meritano le sorgenti d’altura di Vico e Ischitella, come Asciatizza e Canneto. Queste emergenze rappresentano un’anomalia nel contesto pugliese: acque dolci, portate modeste (150 l/s in totale), ma soprattutto salinità trascurabile (0,3–0,4 g/l) e totale assenza di influsso marino. Questi fenomeni sono il risultato di una falda sospesa sopra livelli impermeabili (scaglia cretacica), un acquifero integro che non dialoga con il mare e racconta un tempo idrogeologico remoto e integro.
Le campagne di monitoraggio, purtroppo, sono state spesso disorganiche, con misurazioni disomogenee e analisi disgiunte tra portata e chimismo. I dati raccolti nel Progetto Tiziano tra il 2007 e il 2010, pur abbondanti, mostrano forti dispersioni e sollevano interrogativi più che fornire risposte definitive. Alcune sorgenti, come la Caruso o la Irchio, mostrano infatti un chiaro segnale di degrado: portate in calo, salinità in crescita, minacce reali di intrusione marina e scomparsa del deflusso naturale.
Il Gargano, quindi, si presenta come un vero laboratorio naturale: un mosaico di idrogeologia complessa e dinamica, dove l’acqua, in tutte le sue forme e strati, si insinua, emerge, si mescola e scompare. Comprendere e proteggere queste sorgenti – dalla celebre San Nazario alla timida Canneto – significa non solo conservare una risorsa vitale, ma anche leggere in filigrana la storia geologica di un territorio straordinario, la cui bellezza nasconde una fragilità crescente.
Archivio di Giovanni BARRELLA.
Fonte:
– ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, https://www.isprambiente.gov.it/…/memdes_92_1_4…, estratto da “LE SORGENTI DELLA REGIONE PUGLIA”
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