G. Ognissanti: “Questione di vessilli, vassalli e valvassori”
QUESTIONE DI VESSILLI, VASSALLI E VALVASSORI
Ho iniziato ad occuparmi e a raccontare il calcio, quando esso era pregno di luride invettive e carognate varie.
I novelli saccenti e decurioni, erano parte di una genia non ancora ossuta e probabilmente altri non erano neanche una semplice cellula (…e chissà se vi è germogliata alcuna).
Tra le prime dispute che ebbi anni orsono, fu quella avverso gli amici giornalisti pescaresi, che affollavano lo stadio Massa di San Giovanni Rotondo, in occasione del triangolare intitolato a Padre Pio e che vedeva partecipare anche il Foggia.
La questio riguardava i colori biancoazzurri, e quindi se la primogenitura fosse pescarese o sipontina, dato che entrambi avevano ed hanno come vessillo il Delfino.
I sipontini non incontravano gli avversari adriatici dal 1939.
In maniera amabile spiegai che i nostri atleti del golfo avevano sulle maglia intima, usata come completo ufficiale, lo scudo biancoazzurro, e che in occasione della prima gara giocata il 09/02/1934, Campionato di I Divisione Interregionale, si ebbe la vittoria degli uomini di Plemich per 1 a 0.
Le partite si svolse al campo Rampigna, ancora oggi visibile, se si attraversa il fiume sul lato nord vicino ai binari. I Pescaresi indossavano la maglia rossoblu capitanati dal Presidente Celestino Delfino (cugino di Angelo anch’egli industriale della pasta “Puritas”, e che avevano nello stemma di famiglia il delfino d’argento posto in palo su campo azzurro, ecco probabilmente da dove la derivazione dei colori), ed erano gli eredi dell’Associazione Sportiva Abruzzo, nonché della Tito Acerbo (che adottava anche la maglia giallo blu). L’Associazione Sportiva Pescara nacque nel 1936 con i colori bianco azzurro.
Essere invitato al discernimento pubblico della historia pedatoria è una mia baldanzosa pretesa di proto narratore: in pratica della fotbologia sono tra quelli che non c’entrano una minchia.
Pertanto per informare quei pochi scellerati della mia truppa, la primogenitura del Delfino spetta a noialtri (la prima volta che veniamo denominati Delfini è sul Corriere dello Sport nel 1950); probabilmente la Delfino Pescara può essere anche in onore del presidente, quando Pescara, era appena stata riunificata dalle due rive (1927): i castellani (che si compattarono intorno alla Basilica dei Sette dolori) e quelli di Aterno.
Chiamata Piscaria dal nostro Paolo Diacono, che scrisse l’Historia dei Longobardi (non meno eroici di quelli del nord), D’Annunzio la fece riunire in un unico comune a danno del territorio della Provincia Teramo. Mentre la nobile Chieti perse solo i rivaioli meno abbienti, tenendosi per se Francavilla e Ortona.
Mi avvio a gustare la replica “de lu pesce m’bianche pu pene abbagnete”, dell’amico Antonio. Ciò mi concede ancora omai, la mia breve memoria; a les autres il compito di diffondere il verbum dei nostri viri calcistici…
Giovanni Ognissanti (Archivio Storico Sipontino – Manfredonia)
Foto di copertina, la Tribuna del Campo Sportivo Littorio, ex Cava Salzano, in località Salzano a Manfredonia (terreno concesso all’omonima ditta per l’estrazione delle pietre per la difesa del porto).
Foto 1, il campo Rampigna di Pescara
Foto 2, lo stemma della famiglia Delfino
Foto 3, lu pesce m’bianche pu pene abbagnete, dell’amico Antonio
Foto 4, le formazioni delle due squadre, 09/02/1934, Campionato di I Divisione Interregionale.