Storia

E Padre Pio disse: San Camillo si è fatto santo dormendo una notte nella mia cella. E io?

Il 14 luglio si festeggia San Camillo De Lellis, un santo legato a doppio filo con Manfredonia. Di nobile famiglia abruzzese, il giovane Camillo, un omone alto quasi due metri e dal carattere ribelle, era un soldato mercenario. Ma quando non ci furono più guerre da combattere, si lasciò prendere dal vizio del gioco e perse ogni suo avere.

Fu così che nel 1574, poco più che ventenne, iniziò a peregrinare dapprima a Palermo e a Napoli, per giungere infine a Manfredonia dove, per procurarsi da vivere, chiese l’elemosina davanti al portale della cattedrale. Qui fu notato da Antonio di Nicastro, un nobile di origine siciliana dal buon cuore che si era trasferito a Manfredonia per dirigere i lavori di costruzione del Convento dei Cappuccini di S. Maria della Vittoria (distrutto dai turchi nel 1620, è stato ricostruito e si trova oggi nell’attuale cimitero).

Di Nicastro, colpito dall’imponenza di quel giovane che chiedeva con evidente imbarazzo l’elemosina, gli propose di lavorare come manovale alla costruzione del convento. Dopo qualche tentennamento, Camillo accettò ed il nobile siciliano lo condusse dal padre guardiano dei frati cappuccini di Manfredonia. A Camillo quel mestiere così vile ed umiliante proprio non andava giù e più volte fu tentato di fuggire. E, soprattutto, detestava tutto ciò che aveva a che fare con la vita di clausura, a tal punto che anche se pativa il freddo di quell’inverno, inizialmente non voleva neanche il saio che gli offrivano i cappuccini per coprirsi, pauroso che quella veste potesse farlo diventare frate come loro.

Ma l’animo di Camillo, irrequieto e ribelle, venne forgiato giorno dopo giorno dai canti e dalle amorevoli cure dei frati cappuccini di Manfredonia che lo ospitavano e cominciavano ad infondergli nel cuore la pace e la gioia degli “uomini di Dio”, come racconta un biografo suo contemporaneo.

Terminata la costruzione del convento, Camillò continuò a stare presso i frati di Manfredonia aiutandoli in varie faccende. Un giorno il padre guardiano lo mandò al convento di San Giovanni Rotondo a fare delle commissioni. Per una strana coincidenza, qui San Camillo pernottò nella cella numero 5 del convento di Santa Maria delle Grazie, la stessa che avrebbe poi accolto Padre Pio per più di cinquant’anni. A tal proposito Padre Pio era solito raccontare ai frati o agli amici: “San Camillo in una notte che ha dormito nella mia cella si è fatto santo, io che vi abito da tanti anni, sono ancora un grande peccatore”.

Sulla strada del ritorno per Manfredonia, Camillo ebbe la visione dell’inferno, posto in cui sarebbe finito se non si fosse redento. Si gettò a terra e chiese perdono a Dio per tutti i suoi peccati, cominciando così il suo percorso di fede. Il luogo tra Manfredonia e San Giovanni in cui si convertì è ancora oggi conosciuto come ‘valle dell’inferno’.

Si recò poi a Roma per curarsi una piaga ad un piede e decise di consacrarsi come infermiere al servizio dei malati sotto la guida spirituale di padre Filippo Neri, che divenne anch’egli santo nonché (altra coincidenza) protettore della città Manfredonia.

Grazie a San Camillo nacque la figura dell’infermiere moderno. Morì il 14 luglio 1614. Proclamato santo nel 1746, è il patrono degli infermi e degli ospedali. A Manfredonia gli sono stati intitolati un largo nei pressi del cimitero, una Chiesa e l’ospedale civile inaugurato nel 1971.

di Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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