Storia

Cinque tedeschi nel ’42 in Corso Manfredi

Manfredonia – I fari della città erano spenti, gennaio del ’42; il vento innalzava panni stesi alle finestre; era sera di un buio freddo, il lungomare dava un odore acido, il Campanile suonava il tocco delle ventuno, la campana come un’onda vibrava una eco nel centro, il fuoco acceso davanti a un pianerottolo bruciava il silenzio,un treno che andava appena, fischiava l’arrivo con qualche passeggero,arida era la strada, un po’ di fumo da qualche casa col camino, i gabbiani volavano su via San Francesco sfioravano l’albero davanti alla chiesa del Carmine, e poi il ritorno sulla sabbia di nero! Come nera era la vita del paese a quel tempo, la farina a un soldo.

Le Antiche Mura della torre De Angelis, un carro fermo senza cavallo sul marciapiede. Una piccola stalla, un tappeto rosso, e un frustino una coppola,e il tabacco sparso su una carta; una candela sul piatto. Il mulino fumava ancora in discesa su piazza del Popolo di corso Manfredi,dove passeggiavano cinque tedeschi, ubriachi di vino barcollavano, come matti,rompevano vetri delle case del piccolo abitato ! Al numero 7 abitava mia madre e con se aveva il suo primogenito Vincenzo,unico figlio in quell’anno ,che poi molti anni dopo sarebbe stato mio fratello, essendo io, l’ultimo della famiglia per un volere del cielo nacqui quasi vent’anni dopo.

Mio padre era in guerra lontano! Arrivò anche il turno suo ,quando gli aguzzini si avvicinarono a casa sua, di colpo con un boato fecero saltare la vetrata del pianterreno, sfondarono la porta e cercarono di farle del male; il bimbo spaventato si agitava aveva un anno!

Quando, presa dalla disperazione, reagì di scatto senza pensarci su e a cosa andava incontro,afferrando una sedia iniziò a colpirli ! Sorpresi fuggirono singhiozzando di alcool ,mandandole un paio di accidenti in tedesco. Ecco qui che un vicino di mia madre un certo Michele, afferrò uno di loro per il bavero e lo buttò contro un muro, intervennero gli altri quattro che lo scaraventarono a terra, e andarono via, così se la cavò senza alcun danno ! E pensare che erano armati di una pistola col fodero,gli occhi nel buio guardavano quella coraggiosa signora esclamando.– Però ha rischiato! L’indomani mattina le donne del vicinato le dissero che aveva avuto un gran coraggio in quella sera dal lungo tempo tetro.

Di Claudio Castriotta

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Claudio Castriotta

Poeta, scrittore e cantautore - già collaboratore con riviste di Raffaele Nigro e del docente universitario Daniele Giancane. Il miglior piazzamento ad un premio letterario è avvenuto a Firenze con un libro dedicato ai più emarginati di Manfredonia: secondo posto alle spalle del grande scrittore cattolico Vittorio Messori. Il suo primo maestro è stato Vincenzo Di Lascia, il vincitore al premio Repaci di Viareggio del 1983. Come musicista si è esibito con il cantautore Marco Giacomozzi, vincitore al Premio Tenco, nelle zone della Liguria, esattamente in prov. di Savona ad Albissola Marina . Poi in seguito dopo varie esibizioni in Toscana con altri autori, interrompe i tour per motivi di salute.

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