Castriotta: “Quando la Festa dell’Unità era vera dai valori umani”
Castriotta: “Quando la Festa dell’Unità era vera dai valori umani”
Festa dell’Unità ” – tutti gli anni si svolgeva tra agosto e settembre, ma dell‘anno che vi parlerò io, iniziò proprio intorno al venti di settembre, fino ai primi di ottobre.
Allestivano in villa i preparativi stesi di cartelloni lungo il castello, presentavano politici giovani e quelli conosciuti che riempivano le serate di dibattiti di vera politica con i comunisti masticatori di pane e partito, che per l’occasione montavano un chiosco per adibire di ogni ben di Dio, ma soprattutto di wurstel alla brace coi panini cotti al momento..ovviamente non mancavano birre e vino che era la specialità tipica del compagno, quella per appunto di bere un bicchiere in compagnia evviva alla vita l’inno di speranza perché non c’era quella che sarebbe stata l’aria del passaggio orizzontale del battito e del palpitare sulla terra.
Ma il ricordo più bello era quando venne di passaggio un personaggio come del calibro di Enrico Berlinguer che era tanto amato dai nostri paesani , lui che teneva banco di credenza e giustizia, cultura e signorilità da distinguersi da altri, e ad ascoltarlo per quel poco parlare era un piacere di esserci in quell’istante.
Oltre a queste cose gli organizzatori dell’unità tenevano tre giorni di manifestazioni sportive di gare podistiche e di marcia, il tutto indicato da un manifesto popolare.
L’anno era il ’75: quel giorno cinque di ottobre si chiudeva la festa con la gara podistica riservata la prima, ai ragazzi dai tredici ai sedici anni praticamente allievi, la seconda ai giovani dai diciotto anni in su, quelli juniores. La sezione che propagandava la gara era quella del rione Monticchio, intitolata ad “Ho Chi Minh” Presidente della Repubblica del Vietnam.
Alle ore sedici in punto i preparativi dell’iscrizione, di riscaldamento..così iniziò con voce alta al megafono un giudice di gara venuto da Foggia dalla federazione del Coni a chiamare per numero i concorrenti tra i quali c’ero anche io e un certo Giovanni Cotugno, detto “il rosso” un anno più grande di me che conoscevo appena di vista.
Il percorso della corsa era di tre chilometri..quando tutti in fila uno dietro l’altro il giudice di gara sparò un colpo di pistola in aria al via tutti con grande agonismo a ritmo di un‘andatura sostenuta, quando dopo un chilometro in quelle vie, mi trovai solo davanti a tutti con un margine notevole di distanza, visto che il mio allenatore mi aveva preparato con minuziosità. Continuavo sempre più in solitudine con i tanti atleti in gara che c’erano nella corsa che facevo ero ormai tranquillo che nessuno più mi potesse prendere.. quando stavo quasi per giungere a quattrocento metri svoltando da una traversa dal traguardo: mi trovai staccato a una trentina di metri per mia sorpresa da Giovanni, tra me dissi -oh ma questo da dove è uscito!
Allora accelerai per riprenderlo ma lui correva più di me e come una grossa sfida fino alla fine da giocarmi la vittoria e Cotugno tagliò il traguardo prima di me.
Così poi la sera la premiazione su un palco comunista, con coppe e foto che non sono riuscito più a trovare con Giovanni.
Tutti e due poi con gli anni abbiamo continuato nello sport, lui nel mezzofondo e fondo, io nella marcia. Diventammo grandi amici, come lo siamo tutt’ora oggi da adulti… Raccontare questa storia, in un sorriso, mi fa ancora brillare gli occhi luccicanti dei bei valori umani.
di Claudio Castriotta