Uno Stato senza Stato: quando la legalità punisce i cittadini. Di Gaetano Brigida

Uno Stato senza Stato: quando la legalità punisce i cittadini
Ieri sera, nel Chiostro comunale di Manfredonia, si è svolta la presentazione del libro dell’ex sindaco Angelo Riccardi: Uno Stato senza Stato.
Alla serata, moderata dal giornalista Miky De Finis, hanno partecipato Mauro D’Attis, vicepresidente della Commissione antimafia, e Salvatore Astuti, sindaco di Palagonia, la cui testimonianza ha avuto un forte impatto: dopo lo scioglimento del proprio Comune per infiltrazioni mafiose, Astuti è stato rieletto con la stessa squadra di governo cittadino, dimostrando il fallimento dell’articolo 143 del TUEL, più volte richiamato nel corso dell’incontro.
Il libro di Riccardi è una ricostruzione minuziosa della storia recente di Manfredonia, senza trascurare nulla, e rappresenta il ritorno alla parola pubblica dell’ex sindaco dopo quasi cinque anni di silenzio.
All’inizio il racconto appare protetto da una corazza, quasi a voler nascondere ferite e cicatrici, ma man mano che le pagine scorrono emerge l’uomo, che si libera del magone accumulato e torna a mostrarsi come il sindaco che tutti conoscevano. L’opera nasce da un’esigenza non solo personale ma anche collettiva: dare voce a quegli amministratori, soprattutto del Sud Italia, che hanno subito lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose o presunte tali.
Una misura applicata in forza dell’articolo 143 del TUEL, norma tanto criticata ma mai riformata, che lascia un marchio infame sulle comunità. Una norma discrezionale, punitiva non solo per chi la subisce ma per l’intera cittadinanza, che ha colpito realtà come Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Cerignola, dove non vi sono state indagini, avvisi di garanzia o arresti, eppure si è deciso di sciogliere i Consigli comunali, mentre altrove la politica ha trovato soluzioni diverse. Riccardi ha ricordato l’episodio del 9 gennaio 2019 quando, con un foglio di pochi grammi, notificato non al sindaco ma al segretario generale, arrivò sotto Palazzo San Domenico un imponente spiegamento di forze dell’ordine per l’accesso agli atti.
Non mancano i confronti con altri casi, come Bari e Roma: a Bari, gli atti avrebbero imposto lo scioglimento, ma la politica ha scelto un’altra strada e il Comune non è stato commissariato, mentre a Roma, di fronte allo scandalo di Mafia Capitale, nonostante Matteo Renzi definì la vicenda “schifosa”, dichiarò che sul piano giuridico non c’erano elementi per sciogliere il Comune, dimostrando quanto il peso della discrezionalità politica incida su decisioni così delicate.
Riccardi ribadisce che la mafia esiste e va combattuta con ogni mezzo, ma un provvedimento così com’è non può diventare uno strumento di marketing istituzionale.
Sul piano umano, la vicenda ha lasciato ferite profonde: solitudine, isolamento, la sensazione di essere scaricato da chi aveva condiviso percorsi e scelte politiche, rapporti che si sono rivelati fragili e opportunistici. Da qui nasce anche l’idea dell’associazione “Giù le mani dai Sindaci”, che raccoglie testimonianze di amministratori e mette in luce i punti deboli della normativa.
Poi c’è il dubbio, la domanda. Riccardi ricorda di aver sottoscritto, il 4 aprile 2017, alla presenza del Prefetto di Foggia e del Vice Ministro dell’Interno Filippo Bubbico, un protocollo d’intesa per rafforzare le verifiche antimafia sulle autorizzazioni e licenze nei settori turistici, dell’intrattenimento e della balneazione nei comuni costieri del Gargano, inclusi Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo, chiedendo a D’Attis se tale protocollo sia ancora valido e se i Comuni lo rispettino, perché in caso contrario tutti potrebbero trovarsi nuovamente a rischio di scioglimento.
Da qui la riflessione più ampia: gli articoli 143–146 del TUEL, pensati per tutelare la legalità, spesso producono più danni che benefici. Lo scioglimento avviene senza contraddittorio, senza che la città possa difendersi, marchiando un’intera comunità come mafiosa.
L’amministrazione eletta viene cancellata e sostituita da commissari straordinari privi di legame con il territorio e con un mandato limitato alla gestione ordinaria.
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n.1349/2019, ha stabilito che il rischio di infiltrazione si valuta con il criterio del “più probabile che non”, ampliando ulteriormente la discrezionalità. Così, mentre si commissaria la politica, lasciando i cittadini senza rappresentanza, la macchina burocratica, dirigenti e funzionari, rimane intatta, proprio lì dove spesso si annidano complicità e storture.
Ciò che dovrebbe essere una cura diventa una malattia: la democrazia viene sospesa, la burocrazia resta immobile, e le città vivono una lunga agonia amministrativa senza sviluppo, prospettive o fiducia. È evidente che questo meccanismo non libera le comunità dalla criminalità ma le punisce, trasformando le vittime in colpevoli.
Per questo Riccardi conclude che la legge sullo scioglimento dei Comuni deve essere rivista: non si salva una città cancellandola, i cittadini devono essere protagonisti, non vittime.
GAETANO BRIGIDA