Una recensione de “L’uomo col cilindro” di Stefano Simone
L’uomo col cilindro
[Stefano Simone -2020- 80min]
La trama si sviluppa sulla vicenda di due ragazze che per portare a termine un progetto fotografico e guadagnare una cospicua somma di denaro devono dirigersi in una zona isolata in cui c’è una villa abbandonata sul quale circolano cupe leggende, chiamata Villa Rosa.
Leggende su Villa Rosa che circolano anche nella realtà, così come sono reali, corrispondendo a quelli di battesimo, i nomi delle due attrici (Rosa e Natalie).
Questo film segue al precedente “ Il passaggio segreto” entrambi Scritti e Diretti da Stefano Simone.
Attrae molto la suggestione crescente che si crea durante la visione a tal punto da averlo rivisto una seconda volta.
Pochi dialoghi, molti silenzi, elementi che a mio avviso creano un punto di forza alle immagini che in alcuni frangenti mi hanno riportato a quegli scenari deserti di alcuni film horror americani.
Il film non vive di jumpscare solo l’alone di mistero che circonda tutto il film anche grazie alle ambientazioni utilizzate e favorevoli allo scopo.
La pellicola lascia libera interpretazione, non ci porta ad un finale stabilito ma lo spettatore ne trarrà uno per lui plausibile.
Ci sono alcuni elementi che possono rivelarsi non comprensibili ad una prima visione ed è lì che ognuno ne trae le sue conclusioni.
Il tutto è accompagnato da una colonna sonora super eccellente che riempie quei silenzi di cui sopra e, quando serve, crea il giusto stato d’animo.
Stefano mostra come il cinema indipendente ha ancora molto da dire e mostrare grazie all’ingegno e inventiva applicata a progetti a basso budget.
Marco Rizzi