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Un talento chiamato Pino Rucher: un ricordo nell’anno del centenario dalla nascita

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Un talento chiamato Pino Rucher: un ricordo nell’anno del centenario dalla nascita

Il 16 agosto 1996 ci lasciava Pino Rucher, un musicista il cui nome risuona ancora tra le note di numerose colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema e della musica italiana.

Nato a Manfredonia nel 1924, Rucher ha vissuto una vita dedicata alla musica, una passione che lo ha portato a diventare uno dei più importanti chitarristi della sua epoca. Scoprì il suo talento grazie ad una chitarra regalatagli dal padre, appena rientrato dagli Stati Uniti nel 1933.

Quel dono fu l’inizio di una carriera straordinaria, che lo avrebbe visto protagonista in contesti musicali diversi e prestigiosi. L’incontro con la chitarra elettrica, grazie alla presenza delle truppe americane in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, segnò un momento cruciale nella sua formazione musicale.

Fu tra i pionieri dell’utilizzo di questo strumento nel nostro paese, in un’epoca in cui il jazz americano iniziava a contaminare il panorama musicale italiano.

La sua carriera lo portò presto alla RAI, dove, a partire dal 1946, iniziò a collaborare con l’orchestra, per poi diventare un punto di riferimento nelle incisioni cinematografiche. T

ra i suoi contributi più celebri, spiccano le collaborazioni con Ennio Morricone per la “Trilogia del Dollaro” di Sergio Leone: “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto e il cattivo”. Gli assoli di chitarra che accompagnano queste pellicole sono ancora oggi indimenticabili, capaci di evocare emozioni intense e di trasportarci nei paesaggi sterminati del western all’italiana.

Ma la carriera di Pino Rucher non si ferma al cinema. La sua chitarra ha accompagnato grandi nomi della musica italiana come Mina, Gianni Morandi, Rita Pavone, Nilla Pizzi e Domenico Modugno. Brani iconici come “Andavo a cento all’ora”, “La partita di pallone”, e “Una zebra a pois” portano la sua firma, contribuendo a definire il sound di un’intera epoca.

Manfredonia, la sua città natale, non ha dimenticato il suo illustre concittadino. Nel 2008, una strada della città è stata intitolata a Pino Rucher, un riconoscimento che testimonia il legame profondo tra il musicista e le sue radici. La via Pino Rucher, situata nella zona Algesiro-Gozzini a nord-ovest della città, è un piccolo ma significativo omaggio a un uomo che ha portato in alto il nome di Manfredonia.

A ventotto anni dalla sua scomparsa e a un secolo dalla sua nascita, Pino Rucher continua a vivere attraverso la sua musica.

Ogni volta che ascoltiamo un assolo di chitarra in un vecchio film o un brano che ha segnato la storia della musica italiana, è come se Rucher fosse ancora tra noi, a suonare le note che hanno accompagnato i sogni di intere generazioni.

E mentre la sua musica continua a risuonare, Manfredonia non può che sentirsi orgogliosa di quel talento straordinario che ha saputo trasformare le note in emozioni senza tempo.

Maria Teresa Valente

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Redazione

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