Giovani

“Un giorno di quarantena”

Il racconto di un 18enne di Monte Sant’Angelo alla prese quest’anno con la maturità.


Cinquantesimo giorno di quarantena.Mia madre dalla cucina mi chiama e mi dice che c’è bisogno di uscire a fare un po’ di spesa, farina, latte, uova e qualcos’altro.

Mi precipito in camera, apro l’armadio, metto un jeans, una maglia con sopra una felpa, le scarpe e per concludere indosso qualcosa di insolito, qualcosa che a parte per delle rare occasioni in ospedale non avrei mai pensato di indossare…Una mascherina!

Esco di casa, vado in garage, prendo l’auto che ormai non guidavo da circa due mesi e mi reco al supermercato; una volta arrivato, parcheggio e mi avvicino all’ingresso, qui però ad attendermi non ci sono solo tanti carrelli ma anche prodotti igienizzanti, guanti in lattice, scottex e il distributore da cui prendere il proprio numero, poiché non si può entrare più di 10 per volta.

Passa un po’ di tempo e finalmente arriva il mio turno, entro, cerco di fare il più in fretta possibile in modo da poter cedere il posto a chi aspetta in fila fuori, ma resto stupito dalla gente che incontro, le mascherine che indossano celano la paura, l’ansia e l’incertezza che ormai governano le nostre giornate, tutti cercano di stare il più distante possibile tra di loro, vedo i loro carrelli, all’interno c’è solo roba indispensabile, farina, uova, latte, carne ecc…

Finisco la mia spesa e mi avvicino alla cassa, tra me e la cassiera un pannello di plastica sottolinea la drammaticità di questo periodo, pago, prendo le mie buste e torno in macchina.

Una volta uscito il mio intento era quello di recarmi a casa, ma osservando le intense luci del tramonto mi convinco di fare un piccolo giro per il paese, metto la mia playlist preferita e parto, le emozioni che nascono sono forti, rivedo i luoghi in cui trascorrevo le giornate con la mia ragazza e con i miei amici, i bar in cui prendevamo gli aperitivi, i pub dove la sera andavamo a mangiare, tutti i luoghi in cui sono raccolti i ricordi più belli della nostra adolescenza ma vengo travolto da un forte senso di malinconia e mi chiedo quando potremo tornare a rivivere quei momenti e quelle sensazioni.

Dopo un po’ guardo l’orologio, mi accorgo che è ora di rientrare, metto l’ultima canzone e lentamente ritorno a casa.

Dopo cena mi stendo sul letto e rifletto su ciò che sta accadendo; ormai da mesi tutti noi Italiani ci troviamo  ad affrontare un nemico spietato, imprevedibile e altamente contagioso chiamato Coronavirus o meglio Covid-19.

Nella nostra quotidianità sono subentrati termini poco usati fino a pochi mesi fa, come, tampone, pandemia, quarantena…

Penso anche che tutti stiamo facendo sforzi e sacrifici rinunciando al lavoro, alla scuola, ai nostri hobby e a tutto ciò che era parte integrante della nostra vita sociale.

Un pensiero va anche a chi sta combattendo in prima linea, tutti i medici, gli infermieri e il resto degli operatori sanitari che stanno facendo l’impossibile per curare chi purtroppo viene contagiato.

Anche se ci sono tanti aspetti negativi però posso tirare un piccolo respiro di sollievo perchè la fase peggiore sta per terminare, gradualmente ci avviciniamo alla ripartenza e ciò non può che renderci orgogliosi di tutti gli sforzi che abbiamo fatto e di come siamo stati forti e uniti.

Sono stati giorni difficili che nonostante tutto ci hanno dato la possibilità di riscoprire valori a cui prima non davamo troppa attenzione e ci hanno permesso di dedicarci a ciò che avremmo sempre voluto fare, ma che non abbiamo mai fatto per mancanza di tempo o di forze.

Alla fine la positività prende il sopravvento e penso che la spunteremo noi, la spunterà l’Italia solidale, l’Italia dei flashmob sui balconi, l’Italia della pizza, della pasta, della cultura e dell’arte, tornerà tutto e sarà meno scontato e sicuramente più bello di prima.


Domenico Esposto 

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Redazione

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