Fede e religione

San Michele Arcangelo, la spada contro il male. Solennità anche per i santi Gabriele e Raffaele

SAN MICHELE ARCANGELO

La spada contro il male

Michele e Lucifero. Anche nella Divina Commedia trova spazio il mortale confronto tra quello che nella Bibbia è descritto come il comandante “supremo dell’esercito celeste” e il capo degli angeli che decisero di fare a meno di Dio e furono precipitati gli inferi. Secondo la tradizione, l’Arcangelo Michele è il Principe che lotta contro il male, dai cui assalti difende perennemente la fede e la Chiesa. E anche Dante, nel 1200, mostra come sia riconosciuto il potere d’intercessione attribuito a questa figura, molto venerata sia in Oriente che in Occidente.

“Chi è come Dio?”

Non si contano nel mondo cattedrali, santuari, monasteri, cappelle – ma anche monti, grotte, colline – intitolati all’Arcangelo Michele, il cui nome, citato per cinque volte nella Sacra Scrittura”, deriva dall’espressione “Mi-ka-El”, cioè “chi è come Dio?”. Per la sua secolare popolarità, l’Angelo guerriero che con la sua spada sguainata veglia da Castel Sant’Angelo sulla Cupola di San Pietro è anche al centro di numerose storie e aneddoti. Una di esse risale al 13 ottobre 1884.

La supplica di Leone XIII

Il 13 ottobre 1884, finito da poco di celebrare Messa nella cappella vaticana, Leone XIII si blocca una decina di minuti. Il suo viso, diranno i testimoni, rivela insieme terrore e meraviglia. Poi Papa Pecci raggiunge in fretta il suo studio, siede al tavolo e scrive di getto una preghiera all’Arcangelo Michele. Mezz’ora dopo chiama il segretario e gli consegna il foglio con l’ordine di stamparlo e inviarlo a tutti i vescovi del mondo perché recitino la supplica alla fine della Messa. Leone XIII racconterà di aver avuto, in quei pochi minuti, un’agghiacciante visione di “legioni di demoni” attaccare la Chiesa fin quasi a distruggerla e di aver assistito all’intervento difensivo e decisivo dell’Arcangelo. “Poi – soggiunse – ho visto San Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo”. La supplica nel tempo è caduta in disuso ma venne ricordata da San Giovanni Paolo II al Regina Caeli del 24 aprile 1994: “Invito tutti a non dimenticarla – disse Papa Wojtyla – ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”.

SAN GABRIELE ARCANGELO

“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te … Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo” (cfr Lc 1,26-38): quello dell’arcangelo Gabriele a Maria è l’annuncio più noto della storia. La tradizione della Chiesa identifica nell’annuncio dell’Angelo alla Vergine, e nella docile accoglienza di Lei del volere divino, il momento in cui Dio ha assunto la natura umana, “il Verbo si fece carne” (cfr Gv 1,14). Per la Chiesa è l’Annunciazione, celebrata nel calendario liturgico il 25 marzo. A Maria, Gabriele, rivela anche: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”. Nel Vangelo di Luca si legge “fu mandato”; l’arcangelo Gabriele è dunque il messaggero di Dio, incaricato di spiegare alla “vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe” il modo in cui Dio si sarebbe incarnato.

Patrono della comunicazione

Menzionato più volte nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Gabriele, messaggero per eccellenza, è patrono della comunicazione. Pio XII, con un breve apostolico del 1951, ha ritenuto opportuno assicurare il beneficio speciale di una protezione celeste “a queste scienze meravigliose ed a quelli che le mettono in opera o che le esplorano”, ovvero “telegrafare agli assenti con una meravigliosa rapidità, telefonare a delle distanze straordinarie, inviare dei messaggi con le onde aeree ed infine contemplare la visione delle cose e dei fatti che si trovano lontanissimi dai luoghi in cui abitano”. “Costituiamo e dichiariamo l’Arcangelo San Gabriele, celeste Patrono presso Dio di questa professione, dei suoi specialisti ed impiegati”, scrive Papa Pacelli. Da allora, l’arcangelo Gabriele venne dichiarato Patrono anche della Radio Vaticana. Oltre a lui le Scritture citano gli arcangeli Michele e Raffaele, investiti di incarichi diversi. Celebrati prima in date diverse, con le riforme del Concilio Vaticano II, gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele vengono ricordarti in un unico giorno: la loro memoria liturgica ricorre il 29 settembre.

Gli annunci dell’arcangelo Gabriele

Gli episodi biblici che vedono protagonista Gabriele sono narrati nel libro del profeta Daniele (in Dn 8,15-18 l’arcangelo si manifesta a Daniele per spiegargli il significato di una misteriosa visione, mentre in una seconda apparizione, in Dn 9,20-27, preannuncia taluni eventi) e ancora nel Vangelo di Luca (Lc 1,8-20) quando comunica a Zaccaria della nascita del figlio Giovanni. “Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso”. “Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni”, gli viene annunciato. Zaccaria, incredulo, chiede spiegazioni, non ritenendo possibile il lieto evento a causa della sua vecchiaia e dell’età avanzata della moglie. La risposta dell’Arcangelo offre ulteriori dettagli sulla sua identità: “Io sono Gabriele, che sto innanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio”. Gabriele svela così, ancora più chiaramente, di essere una creatura celeste, di stare al cospetto di Dio e di essere suo messaggero.

SAN RAFFAELE ARCANGELO

C’è un intero libro della Bibbia che lo vede protagonista. L’Arcangelo Raffaele è il compagno di Tobia, un giovane figlio di Tobi e Anna, incaricato dal padre di portare a termine una missione delicata per la quale è necessario affrontare un duro viaggio non esente da pericoli.

Il cuore grande di Tobi

La storia è narrata nel Libro di Tobia e si svolge attorno all’epoca delle rivolte dei Maccabiti. Tobi, il padre del ragazzo, è un uomo generoso che nel periodo della deportazione assira si spende per alleviare le sofferenze dei suoi connazionali. Spartisce i suoi beni con i più poveri, è prodigo di elemosine, un uomo che paga puntualmente le decime di ciò che ricava dalle sue terre e dal suo bestiame. La sua pietà arriva a farsi carico perfino della sepoltura dei cadaveri abbandonati. Le vicende della vita lo vedono a un tratto perdere tutti i beni e, dopo un gesto di carità, anche la vista. È a questo punto che Tobi chiede aiuto a suo figlio.

Il viandante

Al giovane Tobia, il padre chiede di recarsi in una località lontana a recuperare una grossa somma affidata tempo prima a un amico. Il ragazzo è pronto a partire e su suggerimento di Tobi cerca una guida che lo accompagni. La persona che Tobia incontra per prima è un viandante, esperto di quelle zone, che accetta di partire con lui. Durante una sosta nel fiume Tigri, un grosso pesce assale il ragazzo, che prima si spaventa e poi, incitato dal viandante – che altri non è che l’Arcangelo Raffaele sotto mentite spoglie – cattura il pesce dal quale, sempre su indicazione del viandante, estrae e ripone nella sacca il cuore, il fegato e il fiele del pesce.

Sara

Giunti quasi a destinazione, l’Arcangelo spinge Tobia a sostare presso la famiglia di alcuni parenti dove conosce sua cugina Sara, che la legge di Mosè gli riserva come sposa. La ragazza è stata data in moglie già a sette uomini, tutti uccisi nel talamo nuziale dal demone Asmodeo, geloso della giovane. Sara che avrebbe voluto impiccarsi per la vergogna e aveva desistito solo per non arrecare altro dolore ai suoi, accetta di diventare moglie di Tobia e a sconfiggere il nuovo tentativo di Asmodeo sono il cuore e il fegato del pesce, che il viandante suggerisce di porre su un braciere e i cui fumi fanno fuggire il demone.

Il segreto svelato

Celebrate le nozze, Tobia fa ritorno dal padre perché ora sa come poterlo guarire dalla cecità. È ancora il pesce, questa volta il fiele, spalmato sugli occhi di Tobi, a ridare all’uomo la vista. Tobia vorrebbe compensare il viandante per tutto il suo sostegno, ma presi in disparte entrambi, il compagno di viaggio del ragazzo rivela la sua identità. Spiega di essere stato inviato da Dio, attirato dalle preghiere e dalla carità di ciascuno, per guarirli e guidarli e dice di sé: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”. Questa storia sacra ha dato il via a una pratica: nel Medioevo, quando un adolescente o un giovane lasciavano la casa per la prima volta, portavano con sé una tavoletta che li raffigurava nei panni di Tobia accompagnato dall’Arcangelo.

Promo UnipolSai ilSipontino.net
Promo Manfredi Ricevimenti
Centro Commerciale Gargano
Gelsomino Ceramiche

Redazione

ilSipontino.net dal 2005 prova a raccontare con passione ciò che accade sul Gargano ed in Capitanata. Per segnalare variazioni, rettifiche, precisazioni o comunicazioni in merito al presente articolo è possibile inviare email a redazione@ilsipontino.net

Articoli correlati