Politica Manfredonia

Riccardi: “A Manfredonia il problema è il racconto della città con bollettini di propaganda un anno e mezzo”

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Riccardi: “A Manfredonia il problema è il racconto della città con bollettini di propaganda un anno e mezzo”

Da un anno e mezzo Manfredonia vive immersa in un flusso costante di comunicazione istituzionale che assomiglia più a un bollettino di propaganda che a un servizio ai cittadini. Foto patinate, video, slogan, annunci continui: un racconto rassicurante, pieno di promesse, che però evita accuratamente di affrontare ciò che davvero segna la vita quotidiana della città.

È emblematico il silenzio assoluto sull’esito del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal ministro Piantedosi. Un incontro di rilievo, dal quale la comunità avrebbe avuto il diritto di sapere quali impegni sono stati chiesti e quali ottenuti. Invece, l’unica testimonianza lasciata ai cittadini è stata una fotografia del sindaco accanto al ministro, diffusa ovunque come fosse un traguardo politico.

Sul resto: nulla.

E così, quando nei giorni scorsi Manfredonia è tornata sulle cronache per una rissa nei pressi del Castello, la reazione del primo cittadino è suonata prevedibile: individuare nella “movida” l’origine del problema. Una risposta semplice, immediata, che sposta l’attenzione su un fenomeno ampio e indefinito, capace di assorbire ogni responsabilità e trasformarsi in un comodo capro espiatorio.

Eppure, quella rissa non è un episodio isolato. È l’ennesima scena che si ripete nello stesso luogo, con dinamiche quasi identiche, segno non di una vita notturna fuori controllo, ma di un punto critico della città lasciato a sé stesso. Un’area diventata negli anni terreno fertile per frequentazioni opache e attività borderline, molto prima che arrivassero giovani o avventori dei locali.

Raccontarla come una degenerazione della movida significa non guardare in faccia la realtà.

Significa evitare domande più scomode: perché quello spazio è da anni teatro degli stessi episodi? Perché non si è intervenuti prima? E, soprattutto, che idea di città si vuole costruire?

In molte città italiane la notte è un tema complesso, certo, ma affrontato con serietà: un equilibrio tra esigenze economiche, socialità e sicurezza. A Manfredonia, invece, ogni volta che accade un fatto di cronaca si alza il dito contro la movida, mentre la vita reale continua a sfuggire di mano, lontano dalle narrazioni perfette che ogni giorno vengono diffuse come una sorta di favola civica.

La verità è che la città non ha bisogno di retorica, ma di lucidità. Non ha bisogno di slogan sulla sicurezza, ma di una lettura onesta del territorio.

Non servono eroi, né moralismi improvvisati: serve un’amministrazione capace di vedere al proprio interno e ciò che accade oltre l’obiettivo della fotocamera.

Non servono rassegne o passerelle per coprire il vuoto delle azioni concrete: la legalità non si celebra, si pratica. E il cambiamento promesso non si realizza con gli eventi, ma con decisioni, scelte e coraggio amministrativo.

La notte, in fondo, racconta sempre la verità di un luogo.

E a Manfredonia, quella verità non è nelle risse: è nel vuoto che le precede.

E nel racconto ufficiale che, puntualmente, prova a coprirlo.

Palombella Rossa – Angelo Riccardi

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