Economia

Nicola Di Bari: “L’importanza della grande impresa, il caso Mucafer”

Adam Smith, il padre dell’economia, sosteneva che il benessere cresce attraverso l’allargamento del
mercato e la divisione del lavoro e, ciò è possibile solo se si ha una dimensione adeguata.


Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman sostiene che ci troviamo nel mondo dell’economia di scala,
ovvero per sopravvivere nell’attuale contesto economico contano le dimensioni delle imprese al fine di
abbattere i costi fissi e accedere verso mercati di più ampie dimensioni.
La sfida attuale e futura è la contrapposizione tra imprese medie e grandi con alta dotazione di
conoscenza e imprese piccole con bassa dotazione di conoscenza. Le prime sono fondamentali per lo
sviluppo complessivo di un territorio poiché attraggono le risorse umane migliori e evitano o arginano
le emigrazioni, nonché stabiliscono con il territorio e la comunità non solo relazioni economiche ma
anche scambi di conoscenze e investimenti ulteriori nel migliorare la qualità della vita. Le medie e grandi
imprese grazie alla loro maggior capacità innovativa riversano sul territorio un maggior valore aggiunto

non solo in termini economici, ma anche e soprattutto in termini formativi e di scambio di conoscenza.


Un recente indagine Excelsior ha evidenziato che per i giovani laureati del nostro territorio trovare un
lavoro presso un’impresa locale equivale a una possibilità su dieci, risulta pertanto una chimera per i
giovani laureati trovare un’occupazione nelle imprese locali, poiché troppo piccole, poco innovative e
per niente attrattive.
Per dare un’idea di quanto sia importante la dimensione delle imprese per lo sviluppo economico e


sociale di un territorio pongo ad esempio la cooperativa MUCAFER, impresa generale di costruzioni di
media dimensione, che ha operato nella città di Manfredonia per oltre 40 anni. Chi scrive né è stato il
direttore amministrativo e finanziario per quasi 20 anni.


La MUCAFER registrava fatturati medi intorno ai 60 mln di euro e, distribuiva ai suoi portatori di interesse
un valore aggiunto pari a Euro 19 mln, riversato quasi interamente sulla città tra salari e stipendi,
imposte e tasse e attività a favore della comunità. Le famiglie della città che vivevano direttamente e
indirettamente grazie alla MUCAFER erano oltre 500 per un numero di abitanti di 1500.

Se confrontiamo
il valore aggiunto prodotto e distribuito dalla cooperativa rispetto all’intero valore aggiunto generato
dall’intero settore manufatturiero, il 20% proveniva dalla MUCAFER. Se pur rilevanti questi dati,
l’aspetto ancor più importante era quello relativo all’attrattività che aveva l’azienda per tutti, giovani,
donne, laureati in diverse discipline, poiché costituiva oltre che una stabilità di impiego ben retribuito
anche un grande centro di formazione per molti ingegneri, geometri, maestranze, laureati in discipline
economiche e giuridiche.

Non si contano le imprese e le professionalità che sono uscite da quella grande
scuola di formazione contribuendo anche a formare la classe dirigente della città.
Tantissime sono state anche le attività di sostegno sociale e culturale alla città.

Qualsiasi iniziativa
culturale, sociale, pubblica vedeva la partecipazione economica della cooperativa e, qualsiasi richiesta
proveniente dalla politica nell’interesse della città la MUCAFER ne era protagonista. Un punto di
riferimento per l’intera città. Tra la MUCAFER e la città vi è stato uno scambio continuo di ricchezza
materiale e immateriale incarnato dal senso di responsabilità sociale che deve avere ogni impresa.

Oggi
tutto questo manca e, la mancanza di una grande impresa orientata alla responsabilità sociale si sente
in tutta la sua importanza.
Il grande senso di responsabilità sociale la Cooperativa l’ha dato anche nella sua condizione di crisi
irreversibile portando a termine la costruzione del nuovo Porto Turistico di Manfredonia, sacrificando
ogni disponibilità finanziaria esistente per portare a termine l’infrastruttura ed evitare alla città
l’ennesimo sfregio di un’opera incompiuta che avrebbe ulteriormente devastato la bellezza della città e
il suo mare, risorsa primaria della comunità e dell’intero territorio.


Mi viene spesso chiesto perché è fallita la MUCAFER? La vera risposta è che la Cooperativa aveva negli
ultimi anni contratto una serie di malattie quali inefficienze, scarsa produttività del lavoro, clientelismo
e corruzione, management inadeguato e impreparato, che l’hanno resa molto vulnerabile. La crisi
sistemica del mercato delle costruzioni e, in particolare di quello pubblico ha semplicemente accelerato
la morte. Per dirla in altre parole, la crisi del 2008 e, continuata negli anni successivi, ha contribuito al
fallimento in una situazione gestionale già gravemente compromessa.


E’, importante per un rilancio della città riavere un’altra media o grande impresa innovativa, solida e
resiliente, orientata a mercati globali e attraente per giovani talenti. La costruzione di filiere o di distretti
integrati nei settori dell’economia del mare, dell’agricoltura e dei servizi innovativi potrebbe essere la
soluzione di breve periodo. Un’altra strada da percorrere potrebbe essere la costituzione di reti di
imprese a forte contenuto innovativo nei processi di produzione, della qualità dei beni e servizi e
dell’organizzazione e gestione.


Nicola di Bari

Promo UnipolSai ilSipontino.net
Promo Manfredi Ricevimenti
Gelsomino Ceramiche
Centro Commerciale Gargano

Redazione

ilSipontino.net dal 2005 prova a raccontare con passione ciò che accade sul Gargano ed in Capitanata. Per segnalare variazioni, rettifiche, precisazioni o comunicazioni in merito al presente articolo è possibile inviare email a redazione@ilsipontino.net

Articoli correlati