Marasco: “Le nuove regole del 2025: cosa cambia nella raccolta differenziata ?”
Le nuove regole del 2025: cosa cambia nella raccolta differenziata ?
Il Comandante Nazionale gen. Giuseppe Marasco degli Ispettori Ambientali Territoriali del Corpo CIVILIS precisa che dal 1° gennaio 2025, l’Italia ha introdotto nuove regole per la gestione dei rifiuti, segnando un importante passo avanti verso un futuro più sostenibile. Queste norme, che anticipano alcune direttive europee, mirano a migliorare la raccolta differenziata e a ridurre significativamente i rifiuti destinati alle discariche. Con il Decreto Legislativo n. 116/2020 come base di partenza, il nostro Paese rafforza il suo impegno verso l’economia circolare, incoraggiando i cittadini a fare scelte più consapevoli e responsabili nella gestione dei rifiuti quotidiani. L’obiettivo principale contenuto in questa misura è chiaro: separare in modo più preciso i rifiuti indifferenziati, promuovendo il riciclo e riducendo al minimo l’impatto ambientale.
Cosa cambia nel 2025 per la raccolta differenziata. Le nuove normative introducono una maggiore responsabilità nella gestione dei rifiuti, obbligando i cittadini a separare ulteriormente i materiali riciclabili. In particolare, l’attenzione si concentra su alcune categorie di rifiuti che richiedono trattamenti specifici. La novità principale riguarda i tessuti e gli indumenti, che dal 2025 non possono più essere gettati nell’indifferenziato. Questi materiali devono essere depositati nei cassonetti dedicati, spesso gestiti da organizzazioni che si occupano di riciclo o riutilizzo. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per ridurre gli sprechi e incentivare la filiera sostenibile nel settore tessile, industria tra le principali fonti di inquinamento a livello globale.
Chi non rispetterà le nuove regole rischia multe che possono arrivare fino a 2.500 euro. L’Italia sa come fare correttamente la differenziata, infatti è ai primi posti in Europa. Con l’introduzione di questa nuova misura, il nostro Paese si propone come leader nell’adozione di pratiche ambientali virtuose, anticipando le direttive europee e ispirando gli altri Stati membri. Quali rifiuti non devono più stare nell’indifferenziato. La lista dei materiali che non possono più finire nell’indifferenziato è stata ampliata e include categorie che in passato venivano spesso smaltite in modo scorretto come: Scarti organici, Dispositivi elettronici e RAE, Plastica, Vetro, Metallo, Carta e cartone (che devono essere separati con attenzione), Sostanze inquinanti come vernici, solventi e altri rifiuti pericolosi. Una particolare attenzione poi va rivolta agli imballaggi sporchi o unti, che spesso finiscono per contaminare il contenuto dei bidoni dell’indifferenziato. Anche in questi casi, è importante verificare se possono essere separati o conferiti in modo adeguato. Oltre a queste categorie, già fuori dal secchio dell’indifferenziata, ci sono anche i tessuti e gli indumenti, che dal 2025 dovranno essere smaltiti negli appositi cassonetti, così da ridurre l’impatto del fast fashion nelle discariche e far tornare in circolo il filato. Questo approccio più rigoroso ha l’obiettivo di migliorare la qualità del materiale destinato al riciclo e ridurre i costi e l’impatto ambientale dello smaltimento. Restano, invece, ancora del bidone della raccolta indifferenziata: Farmaci scaduti, Ceneri e carbone, Carta da forno, Ceramiche e Porcellana, Articoli per l’igiene personale, Mascherine chirurgiche e guanti di gomma, Sacchetti per l’aspirapolvere, Filtri di sigarette.Grazie a queste nuove regole, l’Italia dimostra di essere in prima linea nella lotta all’inquinamento e nella promozione di una gestione sostenibile dei rifiuti. Differenziare correttamente non è solo un dovere civico, ma un gesto concreto per proteggere il pianeta e costruire un futuro più verde per le prossime generazioni conclude il Comandante Giuseppe Marasco .