Politica Manfredonia

Manfredonia, Tari nel caos: “Dati sbagliati, mancanza di trasparenza e cittadini penalizzati. Serve un cambio di rotta”

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Manfredonia, Tari nel caos: “Dati sbagliati, mancanza di trasparenza e cittadini penalizzati. Serve un cambio di rotta”

A Manfredonia, la gestione della Tari – la tassa sui rifiuti – sta assumendo i contorni di una vera e propria emergenza amministrativa. A stigmatizzare e spiegare il caso è il consigliere comunale Massimiliano Ritucci che, con il collega Antonio Tasso, segue attentamente la questione, anche per l’efficientamento del servizio raccolta/smaltimento rifiuti e igiene urbana svolto dalla ‘municipalizzata’ A.S.E. e, conseguente, assunzione degli operatori in graduatoria, per il completamento dell’organico.

In particolare, Ritucci e Tasso (il primo anche in un paio di interviste) hanno dichiarato forti perplessità sull’operato dell’ufficio comunale di ragioneria, denunciando errori tecnici e scarsa trasparenza, e nei confronti dell’Amministrazione, rea di non verificare l’attività dirigenziale e non prendere iniziative su un impianto pubblico inutilizzato che potrebbe alleggerire il carico fiscale dei cittadini.

Tari 2025: la “tariffa puntuale” non è in vigore:

Contrariamente a quanto, erroneamente, diffuso da qualcuno, la cosiddetta “tariffa puntuale” – che dovrebbe premiare i cittadini in base alla quantità effettiva di rifiuti prodotti – non è ancora entrata in vigore. L’aumento registrato da molti utenti non è quindi imputabile a un nuovo metodo di calcolo, ma ad altri fattori meno trasparenti e ben più preoccupanti.

Un errore nella relazione di revisori di conti riferito al PEF 2024 che costa caro:

Uno dei problemi riscontrati è nel verbale dei revisori dei conti in riferimento all’approvazione dei Piani Economici Finanziari (PEF) per gli anni 2024 e 2025, ovvero i documenti con cui l’ASE definisce i costi del servizio per ciascun anno. Come spiegato dal consigliere Ritucci, in quel verbale è stato commesso un errore tecnico: rispetto all’anno 2024 le quote fisse e variabili dei costi sono state invertite. Inspiegabilmente l’ufficio di ragioneria ha applicato delle tariffe sulla base di quell’errore, rendendo poi necessaria una nuova modifica delle tariffe nel 2025, con effetti disomogenei per i cittadini. Risultato: rispetto al 2024 alcuni hanno visto aumentare l’importo da pagare, altri lo hanno visto diminuire, ma nessuno è stato messo in condizione di capire su quali basi, non essendo stati forniti, da parte dell’ufficio preposto, quegli elementi necessari (come i coefficienti K applicati) utili alla verifica, oltre a non conoscere quale sia l’importo totale distribuito sulla platea contributiva.

Ombre sulla trasparenza: “I cittadini pagano anche per gli evasori”:

Uno dei rilievi più sconcertanti mossi da Ritucci riguarda l’inclusione del 25% del fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE) all’interno della Tari. Questo significa, secondo quanto riferito dallo stesso consigliere, che i cittadini regolari stanno pagando anche una parte della tassa non versata da chi evade. Il tutto, senza alcuna traccia ufficiale nei documenti deliberativi. La dirigente dell’ufficio di ragioneria avrebbe ammesso questo inserimento durante un consiglio comunale, su sollecitazione diretta del rappresentante di AgiAMO, che commenta: “È gravissimo, eppure Sindaco, Giunta e consiglieri di maggioranza continuano a non chiedere spiegazioni né strumenti di controllo, votando ‘alla cieca’ tutto ciò che viene loro sottoposto”.

Un impianto inutilizzato e l’occasione mancata:

Oltre ai problemi contabili, c’è anche un macroscopico paradosso infrastrutturale: Manfredonia dispone di un impianto nuovo per la selezione del ‘secco’ (rifiuti riciclabili), mai entrato in funzione per problemi burocratici legati a presunti vincoli ambientali. Secondo Ritucci, si tratta di un’occasione sprecata: l’attivazione di questo impianto permetterebbe non solo di risparmiare, evitando l’esternalizzazione dei servizi di selezione, ma addirittura di guadagnare, migliorando la qualità del materiale rivenduto ai consorzi e potenzialmente offrendo servizi anche ad altri Comuni. Un impianto chiuso, però, non produce né risparmi né ricavi. “È paradossale – afferma il consigliere – anche perché nella stessa area ci sono altri impianti che trattano rifiuti ‘non assimilabili’, regolarmente autorizzati e funzionanti”.

La politica che manca:

In conclusione, per Ritucci e Tasso il vero nodo è la mancanza di volontà politica: “Se davvero quell’impianto non può restare dov’è, lo si sposti. Ma non si può restare immobili, mentre i cittadini pagano tariffe sempre più alte per un servizio che potrebbe costare meno. Serve un’Amministrazione più competente, più trasparente e, soprattutto, più incisiva”.

La vicenda della Tari a Manfredonia solleva interrogativi seri sulla qualità della gestione amministrativa locale. Errori tecnici, opacità nei documenti, disparità nel trattamento dei contribuenti e la beffa di un impianto inutilizzato compongono un quadro allarmante. In ballo non c’è solo l’importo di una tassa, ma la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. E quella, si sa, è molto più difficile da recuperare di qualche euro su una bolletta.

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