Storia

Manfredonia: e nella ‘capitale del qualunquismo’ per un soffio vinse la Repubblica

Repubblica o Monarchia? Bel dilemma per i nostri nonni e quella volta anche per le nostre nonne, chiamate a votare per la prima volta il 2 e 3 giugno del 1946.

E se oggi, dopo 74 anni, il risultato ci appare scontato, in quei giorni non lo fu affatto. Basti pensare che a Manfredonia vinse la Repubblica con soli 121 voti di scarto.

Nella nostra città i votanti furono 12.256 su 13.713, ovvero l’89,38% degli aventi diritto. I voti validi per il Referendum Istituzionale furono 11.881, di cui 6.001 a favore della Repubblica, mentre 5.880 per la Monarchia. Manfredonia dunque, seppur di poco, si trovò in linea con quanto la maggioranza degli italiani, pari al 54,3%, aveva scelto, mentre in tutti i capoluoghi di provincia pugliesi, compresa Foggia, i risultati furono a favore della corona.

Nello stesso giorno si votò anche per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente che doveva dare all’Italia un testo con una nuova Costituzione. A Manfredonia i tre partiti più votati furono: Democrazia Cristiana con 2.851 voti (25,26%), Partito Comunista Italiano con 2.673 voti (23,68%), Fronte dell’Uomo Qualunque con 2.464 voti (21,83%).

Il partito del Fronte dell’Uomo Qualunque venne ideato nel 1944 da un giornalista, tale Guglielmo Giannini, che faceva satira politica. Questo movimento faceva presa sugli scontenti (che nel dopoguerra erano milioni) e concepiva uno Stato non di natura politica, ma semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica. Secondo Giannini per governare: “basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione”.

Il partito di Giannini si presentò per la prima volta alle elezioni amministrative della primavera del 1946. L’Uomo qualunque ottenne risultati incredibili in molte zone del Mezzogiorno e della Puglia, ma fu a Manfredonia che fece un exploit eccezionale, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi e portando sullo scranno di primo cittadino l’ingegner Matteo Cainazzo, costretto poi dopo quattro mesi a dimettersi per liti interne al movimento.

La vittoria di Manfredonia ebbe un così grande rilievo per Giannini che proclamò la nostra città “capitale ideale del qualunquismo meridionale”. Il movimento ebbe poi vita breve, probabilmente schiacciato da quel qualunquismo che esso stesso aveva creato.

Intanto, quel 2 giugno di 74 anni fa, l’Italia chiamò e Manfredonia urlò a gran voce ‘presente’.

Viva la Repubblica, viva l’Italia! Viva Manfredonia!

di Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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