Manfredonia che mi parla

MANFREDONIA CHE MI PARLA
Ricordo ancora il giorno in cui ti misi al mondo.
Insolito fu il caldo che ti accolse in quegli albori di giugno.
Sembrarono quasi affannate concessioni di Efesto, i primi respiri tuoi.
Si, rimembro tutto, una mamma non dimentica mai.
Ed è così che ora mi manifesto
in mezzo a questo dissesto,
ti prego ascolta le mie parole, sii lesto.
È lo stesso fuoco del destino, avo ribelle del tuo cammino , a donarmi lingua,
quasi prima che io mi estingua.
Il vento espande le fiamme portando con sé tutto ciò che incontra,
anche verso le mie parole si scontra, probabilmente
strappandoti di dosso anche quelle.
Evapora i miei afflati offuscando il cielo e le sue stelle.
Sono sicura che anche tu andrai via, trasportato da quel vento,
abbandonando ogni pentimento.
Strano però, io non ti donai valige,
bensì un insaziabile senso di immenso.
È tanto che non mi accarezzi,
che non ricomponi i miei pezzi,
che non ti concedi a teneri vezzi,
che non dai quel soave tocco di eternità
alla genesi prodiga della tua città.
Mi rammenti il caldo, ma non capisci di essere così vicino al sole.
Lo ammetto, sono dolorosamente bella.
Nonostante lo stupro a cui mi condanni,
creature meravigliose sono di mio ingengno,
e più nel risanar mi impegno,
deturpate mi giungono per tuoi ingrati danni.
Mio malgrado, una mamma perdona sempre,
anche ignorando le tue terribili tempre.
Rialzami,
amami,
sii il bastone del mio animo vitale,
perché so che per te nel profondo, figlio mio, sarebbe un inferno assistere
al mio funerale.
ROBERTO FRANCESCO ARMIENTO
22 LUGLIO 2025