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L’anarchico Cospito rifiuta anche i farmaci. La dottoressa: “Ha pochi giorni di vita”

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Per il Ministro Carlo Nordio, e per l’intero governo, l’anarchico Alfredo Cospito non uscirà dal 41 bis prima del verdetto della Cassazione. Il giudizio, che avverrà il 7 marzo, potrebbe arrivare però troppo tardi secondo chi ha visto le condizioni di salute dell’anarchico in sciopero della fame da più di 100 giorni. Dopo il trasferimento da Sassari a Milano, Cospito continua a rifiutare i farmaci. 

La sua è una protesta non per evitare solo a sé stesso il carcere “duro” al 41 bis, ma per eliminare questa forma carceraria considerata dall’anarchico invivibile. Per continuare la sua battaglia, Cospito assume degli integratori per resistere a lungo. Angelica Milia, medico di fiducia di Cospito, a Luigi Manconi sul quotidiano La Stampa, ha dichiarato: “Penso che Alfredo abbia pochi giorni di vita, ma non do la sua morte come imminente, ma se il digiuno non viene interrotto è fatale che sia così. Quanto siano compromesse le sue condizioni fisiche appare già al primo sguardo. È il complessivo aspetto fisico che va osservato, prima di qualsiasi esame clinico e di laboratorio. Una persona emaciata, consunta, pallida, dalla postura incerta, costretta alla sedia a rotelle. La caduta nella doccia della settimana scorsa, poi, è la conseguenza inevitabile di un quadro generale di drammatica debolezza”. 

Cospito attualmente pesa poco più di 45 kg, ma il suo peso originario prima dell’inizio dello sciopero della fame era di 118 kg. La sua battaglia continua, dunque. Per il governo italiano, come ha sottolineato Giorgia Meloni, non ci può essere una trattativa con il ricatto dello sciopero della fame. 

Nel frattempo, continuano a intensificarsi gli episodi violenti che sostengono la causa di Cospito. Ieri, a Roma, cinque auto con il logo Tim sono state date alle fiamme nel piazzale della sede della Telecom in Via Val di Lanzo. Il rogo ha distrutto tre auto e danneggiato due. In serata, la rivendicazione: “Che lo stato assassino e i padroni sappiano che questo è solo l’inizio e più che una minaccia è una promessa”. 

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