Poesie

La pazzia di Tucciello

c’è stata turbolenza a largo diomede è caduta una foglia un sorriso ho raccolto le metastasi

erano le parole sotto la buccetta del marciapiede a lamentarsi galleggiavano sull’impossibile

il corsivo in disaccordo petalo e stelo in rotta la clorofilla in abbandono l’inchiostro

in ginocchio mi sarà cara la caduta d’inverno

un buio dei tempi il sottopasso in un aperto

un falso vuoto il frastuono il momento

forse intrigo omento instabile di cieli

trasversali

canto mercanzie

cantico pescati nella traiettoria indistinta della voce sipontina

finissime reti abusano

e tutte mi futurano nel rammendo di pietro gaetano      

clochard  mordicchia l’alluce nel massimo della stretta

misuro la temperatura nessun calore si trascina nell’inguine

è il pazziare delle rondini nel rigurgito crescente e molti tentacoli ventosano

per amalgama tamburo fumo da montagna a montagna e calci per confondere

l’indicibile e rifiuti e confidenti e archi fornici quadrifronte

l’accavallarsi tra la sostanza e giano il bianco dal doppio-doppio

mette all’incanto acque bisbigliate dal miramare talvolta necrogene

tra residuati di guerra sotto i blocchi

e il privilegio del ciliegio tra i rossori dei gelsi 

porto le mani alla bocca le mordo con la pazzia di tucciello

scalzo sulla chianca ghiaccia

d’inverno e bollente d’estate col vesuvio nell’anima

lasciato sul canapè ad infilare tormenti

cicco  tabacco mi confondo

nasco e la leggenda (?)

di Giacomo Salvemini
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Redazione

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