Politica Italia

La partigiana contro Meloni: “Fa fatica a dire la parola antifascismo”

La polemica sulle parole di Giorgia Meloni in occasione del ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine non smette di indignare e infiammare il dibattito pubblico e politico. In occasione del ricordo dell’uccisione di 335 fra prigionieri politici, ebrei, militari e detenuti comuni (assassinati dai nazisti come rappresaglia all’azione partigiana del giorno precedente in Via Rassella), la premier ha ricordato che quei morti furono uccisi perché italiani. L’Anpi e le opposizioni si sono subito ribellati completando il quadro e il ricordo di Meloni e ricordando a tutti che quei morti furono scelti “perché antifascisti”. 

L’omissione, per molti osservatori, non è casuale, ma voluta. Questa mattina, su Repubblica, Iole Mancini racconta quell’esperienza. Oggi ha 103 anni, ma all’epoca era stata una detenuta partigiana nella prigione di Via Tasso. I tedeschi all’epoca cantavano, ma nessuno immaginava dell’attentato. “Non mi fu detto. Il giorno dell’attentato Ernesto mi disse soltanto di non uscire di casa. Meno si parlava e meglio era. I Gap, i Gruppi di azione patriottica, erano organizzati per piccole cellule, a compartimenti stagli”. Quell’azione fu scelta e fu una “risposta alla violenza dei tedeschi a Roma: retate, torture, rastrellamenti. Contro tutto questo scelsero in campo spontaneamente i partigiani”. 

La ricostruzione della Meloni, uccisi perché italiani, ha indignato molto Mancini. “Si conferma una premier non all’altezza del ruolo che ricopre. Fatica sempre a pronunciare la parola antifascismo. Se la incontrassi le direi che è grazie a noi che in Italia è tornata la libertà dopo il fascismo. Noi abbiamo combattuto per la li-ber-tà. È grazie alla democrazia che lei ha potuto studiare, fare politica, diventare premier”. 

Una difficoltà storica, dunque, per la destra di ricordare la natura antifascista della Repubblica (e della Costituzione) italiana. “Finge di non sapere che i fascisti collaborarono con i nazisti, ricevevano denaro e favori per le loro soffiate”. Su Mattarella, poi: “Meno male che c’è lui al Quirinale. È un grande presidente e ha sempre difeso la Resistenza”. 

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