Storia

“Il vecchio frate di ieri e la luce di oggi”

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L’umidità sul Molo  era tanta – dove i capitoni si muovevano nella vasca del pescivendolo, e il mare schizzava contro la banchina – dalla finestra mi affacciavo sul Golfo, a guardare i gabbiani. Il vento si avvicinava col fumo alla bocca , mentre entrava nella porta del Porto col suo clima grigio di aria del Natale che attendeva la Vigilia. Un barbone che viveva come un cane, mezzo zoppo sudicio, seduto sulla fontana di piazza Marconi – canticchiava una canzone:-Angiolina che porti in petto. Lui – con il bisogno di essere compreso – abbassava il capo triste in quel giorno che doveva essere di tutti. Mentre rifletteva il mare che adagio faceva suonare le sue onde contro un muro grigio, che da spettatore guardava la nascita di un Bambinello, sotto la carezza di una nuvola, coperto da una vela gialla di una barca attraccata, per quella commozione della festività ch’era giunta al cielo, sparsa di una sensazione che dava calore alle case – scaldando così gli occhi delle persone,e portava un po’ di serenità a chi era preoccupato nel suo cammino, lo si inebriava dell’atmosfera unica al tempo.

Mangiavo un biscotto freddo di mostarda, mentre il babbo che beveva vino – accompagnato da un pane morbido con il baccalà – diceva: Quanto mi garba tutto questo,mi da una gioia da scuotermi il corpo. La sesta saliva via Ospedale Orsini, e la signora molto ricca,ma avara in un cielo esemplare, in un pomeriggio freddo e profumato di vento marino. La chiamavano Ninnella, ed era sempre dietro le porte delle sue case che gestiva in affitto per le mani dell’avere, ma con una mente da perdere la realtà, attraverso la Cattedrale. Era sola. Molto.

I vecchi padroni nei fuochi sotterranei, trattati con reverenza dagli inferi – della loro vita precedente, lungo i binari di una ferrovia – che andava oltre la penitenza, masticando atti del perdono al colore delle luci Manfredoniane ,che si preparava Santa Maria delle Grazie,che il vecchio frate elemosinava per il paese che profumava di sugo di pesce, che io vedevo passare col cingolo bianco sulla pancia un po’ prominente con la sua camminata stanca, con gli occhi alzati nella via di una luce buia, mentre ritornava dalla questua.

Di Claudio Castriotta

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Redazione

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