“Chi l’ha visto?”: il caso Maiorana e gli scavi alla Casa del Jazz
Nell'ultima puntata di Chi l’ha visto? sono emersi nuovi sviluppi sul caso del giudice Paolo Adinolfi e sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Nel nuovo appuntamento serale di Chi l’ha visto? andato in onda ieri 19 novembre, la conduttrice Federica Sciarelli ha guidato lo spettatore attraverso quattro vicende principali che, pur distanti nel tempo e nella geografia, si intrecciano in un tema comune: il silenzio delle scomparse, la difficoltà delle famiglie nel tenere vivo il ricordo, e la speranza di far emergere verità nascoste. La sede dello svolgimento è la cronaca nera italiana meno recente ma ancora viva nella memoria collettiva: la sorte del giudice Paolo Adinolfi, la misteriosa vicenda di Emanuela Orlandi, la scomparsa di padre e figlio Antonio e Stefano Maiorana, e quella di Alessandro Venturelli. Tra scavi sotto la “Casa del Jazz” a Roma e appelli in diretta, la puntata ha messo in campo passato e presente, in un racconto che risuona come un macigno sulla coscienza pubblica.
“Chi l’ha visto?”: riassunto della puntata del 19 novembre
Federica Sciarelli ha parlato della situazione intorno alla struttura denominata “Casa del Jazz”, edificata su un bene confiscato a Enrico Nicoletti, noto come cassiere della Banda della Magliana. Qui, nel sottosuolo, si è deciso di eseguire scavi alla ricerca di potenziali tracce che possano far luce sulla scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, sparito il 2 luglio 1994 a Roma ed oggi dichiarato morto presunto. Il collegamento tra l’immobile sequestrato e i sospetti legami con la Magliana dà alla vicenda una dimensione più ampia: non più solo scomparsa, ma intreccio tra magistratura, criminalità organizzata e “spazi” che potrebbero celare verità rimaste sommerse. In questa medesima area viene rilanciata anche l’ipotesi di una connessione con la scomparsa di Emanuela Orlandi, giovane cittadina vaticana di 15 anni, scomparsa il 22 giugno 1983. In studio è stata raccolta la testimonianza di un ex giudice, Guglielmo Muntoni, che ha sollevato la richiesta di verifica sull’area.
La narrazione si è spostata poi al Sud, nella provincia di Palermo, dove padre e figlio – Antonio e Stefano Maiorana – si sono volatilizzati diciotto anni or sono dal cantiere in cui lavoravano a Isola delle Femmine. L’ex moglie di Antonio e mamma di Stefano, Rossella Accardo, ospite in studio ha chiesto che si aprano nuovamente le indagini, affinché la verità non resti sepolta nell’indifferenza. Una moglie e una mamma rimasta sola Rossella, con un altro figlio, Marco, che è morto cadendo dal balcone dell’abitazione dei nonni. Prima della sua scomparsa, tuttavia, ha lasciato un inquietante messaggio su un numero di Topolino relativo a dei presunti “nemici”. Gli inviati di Chi l’ha visto? hanno ascoltato anche le dichiarazioni della nonna paterna di Marco e Stefano, una signora disperata per la perdita del figlio e dei nipoti.
Anche la vicenda di Alessandro Venturelli è tornata a essere discussa. Il giovane scomparve da Sassuolo nel 2020, e di recente ci sono state segnalazioni da Torino che tuttavia non hanno ancora dato riscontri concreti. A essere di nuovo intervistati sono stati il papà e la mamma del ragazzo, Roberto e Roberta. Il primo, alle telecamere di Chi l’ha visto? ha ricordato di quando nel 2016 Alessandro uscì da un coma dopo un brutto incidente in moto: “Alessandro aveva superato questa cosa grazie anche alla Roberta, mia moglie, che erano praticamente attaccatissimi e l’ha superata in maniera davvero brillante, ci ha messo molto del suo, tanto”. Alessandro, prima della sua scomparsa, mostrava segni di forte disagio. Era un ragazzo che voleva realizzarsi, aveva 20 anni al momento della sparizione ed era alla ricerca di un lavoro. Poco prima di far perdere le tracce, il giovane avrebbe fatto particolari ricerche sul web, cercando termini come “manipolatore” o “manipolatrice”. Secondo la Procura, Ale si sentiva in balia di ogni persona, non era un periodo sereno per lui. Il format ha, inoltre, riservato ampio spazio agli appelli in diretta, alle famiglie che ancora attendono risposte, e all’indagine che – seppure lontana nel tempo – non smette di interrogare la coscienza civile.
Parere personale
Alla luce dei casi presentati, la puntata del 19 novembre offre più di un semplice aggiornamento: restituisce un ritorno al terreno della memoria, letteralmente, con gli scavi della Casa del Jazz, e figurativamente con le richieste di riapertura delle indagini. È un segnale potente che la verità può essere cercata non solo negli archivi, ma sotto i nostri piedi, nei luoghi che pensavamo “riordinati” o chiusi per sempre.
Quel che colpisce è la costanza delle famiglie: nel caso Maiorana, per esempio, la signora Accardo in studio ha riacceso una miccia che rischiava di spegnersi. E la vicenda di Venturelli torna a ricordarci che una foto, un segnale, un appello televisivo possono contare quanto un atto formale di indagine. La televisione (e in questo senso Chi l’ha visto?) esercita un ruolo di ponte tra istituzioni e cittadini, tra verità personali e verità pubbliche.
Nei casi del giudice Adinolfi e della giovane Emanuela Orlandi si innesta un nodo non indifferente: criminalità organizzata, potere occulto, silenzi istituzionali. Qui la trasmissione non si limita al “what’s new” ma ricostruisce l’arco temporale, arricchendolo di significati. Quando si scava fisicamente, è perché si intuisce che si è costruito sopra qualcosa di più grande.
Detto ciò, un appunto: il ritmo della puntata è stato intenso, forse fin troppo per chi segue con attenzione tutte le storie. Quattro casi così importanti in una serata hanno rischiato di “competersi” tra loro per lo spazio narrativo e la forza emotiva. Ma forse è stata una scelta voluta: dimostrare che la scomparsa non è un’unica storia, ma un filo che attraversa tempi, regioni e contesti diversi. In quel senso, la puntata in questione ha funzionato come messaggio globale: nessuna voce va dimenticata, nessun luogo troppo marginale per essere indagato.
In conclusione, la puntata lascia un residuo di inquietudine e speranza nello spettatore: inquietudine perché ricorda che molte verità sono “sepolte”, speranza perché qualcuno – attraverso la tv – continua a scavare.
