Alcuni episodi della devozione popolare verso la Madonna di Siponto

La religiosità come emotività storico-sociale della comunità sipontina.
Alcuni episodi della devozione popolare verso la Madonna di Siponto.
di Pasquale e Giovanni Ognissanti
Abbiamo avuto modo di scrivere recentemente che la Festa Patronale per Maria SS. di Siponto, nella configurazione che oggi si manifesta, risale ai primi anni degli anni ’40 del sec. XIX; ma le manifestazioni devozionali e cultuali sono antichissime. Esse si manifestano in vario modo coinvolgendo sempre più esponenti della comunità sipontina che esprimono la loro “fede” in forme diverse.
A questa devozione e a questa cultualità, pertanto, sono legate molteplici emotività popolari, non ultime le varie forme di ex voto. Esse si articolano nella consuetudine dello sparo a salve dei cannoni, posti sul torrione del fico, o nella fusione della cornice d’argento che incastona l’icona, o anche nelle “regalìe” od offerte effettuate dai massari di campo sipontini, consistenti prima nel dono di mucche e poi nelle carra (circa 20 quintali) di grano alla Deputazione per le festività.
E qui ci intratteniamo proprio su tre episodi (rispettivamente, del 1735, del 1745 e del 1781), che pur caratterizzano il sec. XVIII, tratti dalle “Memorie Storiche” di Matteo Spinelli e dal “Liber Conclusionum” e che pongono in risalto l’emotività religiosa del nostro popolo.
Alcuni degli argomenti che riportiamo hanno connotazioni molto delicate circa i rapporti tra Università (comunità sipontina) e l’arcivescovo Tommaso Maria Francone, il quale, secondo lo storico sipontino e l’amministrazione comunale dell’epoca, è tra quei arcivescovi che hanno molto da farsi perdonare dalla città; comunque, gli stessi episodi sono una testimonianza sia delle nostre tradizioni e sia del nostro modo di essere … nel passato.
Il primo episodio risale al 24 marzo 1735 e tratta del trasferimento dei cannoni, siti sui torrioni della mura di cinta, nel castello cittadino. Il trasferimento avviene, fatta eccezione per quelli posti sul torrione dello Spuntone (Torre del fico), e vediamo il perché.
Eletti (assessori): Michelangelo Celentano, Giovanni Antonio Cessa, Carlo Collicelli..
Decurioni (“consiglieri nobili”): Ettore Morelli, Tommaso de Angelis, Nicola Brencola, Alessandro Peruzzi, Antonio de Urruttia, Giovanni de Rossi.
Consiliarj (“consiglieri borghesi”): Stefano dell’Anno.
“Essendosi congregato il presente Conseglio dentro la Casa della Città ordinaria Cancellaria ad sonum campanae, et more solito, con l’intervento, e presenza del Regio Governatore, d. Domenico Barone Visconti, dalli controscritti signori, si propone, e fà intendere alle SS.VV., come retrovandosi in questa sudetta Città l’Ecc.mo signor Marchese di Pozzo Blanco tenente generale dell’Armi di S.M. /che Dio guardi/ per ordinare la riparazione, e fortificazione di questo Reale Castello, come alle SS.VV. è ben noto, il medemo si è degnato farci sapere, che facesse del servigio Reale la porzione delli cannoni di questa Città, che sono smontati per mancanza di danaro per farle cassa si ponessero nel detto Real Castello per maggior guarnizione del medemo. E perchè è proprio de Fedeli Vassalli di andar all’incontro à tutte le occasioni de servizio di S.M. /che Dio guardi/. Perciò propongono alle SS.VV. di doversi dare in questa congiuntura un picciolo segno dell’infinita amorosa fedeltà che sempre questa Città à professata alla prefata Maestà, con farglene un donativo di detti dieci Pezzi d’Artiglieria, reserbandosene solamente li quattro Pezzi, cioè per la custodia della Porta dello Spontone giachè le altre tre porte vengono difese da questo Real Castello, come pure sarebbero sufficienti così per fare le salve secondo il solito in occasione dell’ingressi della BB. Vergine Nostra Avocata di Siponto, come per dar l’avviso alla Gente di campagna in caso de sbarchi di Turchi quod obsit; con fare publica cautela dal signor Castellano. quando si consegnaranno detti Cannoni, affinchè resta a memoria de posteri un’atto di attenzione cotanto proprio, e dovuto verso la Maestà del Rè Nostro Signore che Iddio sempre felici.”
Il secondo episodio, del 1745, ma con riflessi anche posteriori, è narrato dallo Spinelli; esso riguarda la manifattura, in argento, della “cassa” per l’icona della Madonna di Siponto.
“Colla Cooperazione, e zelo dell’Arcivescovo Rivera in quest’anno medesimo (1745), da’ Massari Sipontini a proprie loro spese fu fatta lavorare in Napoli la cassa d’argento, ed una Lampana ben grande anche d’argento all’Immagine miracolosa di nostra principal Padrona Maria SS.a di Siponto, la qual Cassa è anche a’ nostri tempi esistente, e mantiensi ben conservata dall’istessa divozione de’Massari presso di uno di loro stessi, a anche a fine di non dar motivo di far rappresaglie a qualche successore Arcivescovo di poca divozione, e portato all’avarizia”
Il terzo episodio infine riguarda soprattutto il patrimonio tenuto dalla basilica di Siponto, amministrato dalla Congregazione del Sacramento, e si riferisce alla lite, conclusasi nel 1781, tra la stessa Congregazione e l’arcivescovo Francone.
“Sin dall’anno 1745 dell’Era Cristiana Achille de’ Aurelij Sipontino, forse originario di tal famiglia antichissima, e Primaria Sipontina, a’ nostri tempi Uomo facoltoso, Massaro di Campo, e di Armenti rattrovandosi uno de’ Confratelli della Congregazione del Sagramento in Manfredonia fu eletto in quest’anno per Prefetto, e consecutivamente per molti anni dopo confirmato. Costui per effetto di sua divozione, sua maggior cura, e vantaggio della Congregazione, donò dalle sue Massarizie Industrie alcune Vacche alla medesima, con disegno di farle aumentare, e dare dell’utile annualmente in beneficio di essa Congregazione, le quali in poco tempo, e colla cura del medesimo Achille, s’aumentarono a segno, che portavano il peso della custodia di un Pastore. Furono cotali vacche ben rimirate durante la vita di esso Donatore, che anche la di lui morte avvenuta circa l’anno 1756, perchè passarono alla cura di altri Confratelli, i quali coll’istesso zelo continuarono a farle ben custodire, ed aumentarli. Entrati poi all’impegno i Reverendissimi Capitolari Sipontini coll’arcivescovo Francone nell’anno 1778, pretesero di aver essi cura delle predette Vacche, sull’appoggio, che la Congregazione era stata fondata da essi, e per essere stata sempre dentro della Chiesa Catedrale, percui impegnatisi i Confratelli Secolari incontrario, se ne fece in Napoli nella Real Giurisdizione Ecclesiastica una lunga, e strepitosa lite, avendo sempre la mira i Preti coll’Arcivescovo di avere nelle mani le Vacche del Sagramento, la qual lite finalmente ridusse in tale stato la Congregazione, che vedesi a’ nostri giorni quasi dismessa, ed i litiganti per pagare le spese del lungo litigio, in quest’anno 1781 si hanno vendute tutte le vacche, e così terminò l’ambizione del prefettato, tanto per parte dell’Arcivescovo, e suoi Canonici, quanto anche per parte de’ laici congragati.”