Storia

Accadde oggi: il forte terremoto sul Gargano del 1646

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Accadde oggi: il forte terremoto sul Gargano del 1646

Il terremoto del 31 maggio 1646 – la cui l’area epicentrale risultava situata immediatamente a est di quello del 1627, nel cuore del promontorio garganico – era conosciuto come un evento importante ma decisamente più piccolo. La sua esistenza era nota alla tradizione sismologica italiana fin dal Seicento. Agli inizi del Novecento Mario Baratta, nella sua famosa compilazione I terremoti d’Italia (Baratta, 1901) sottolineava la natura “garganica” dell’evento – “ha […] colpito la intera penisola Garganica e specialmente riuscì rovinoso nella parte orientale” – e citava, tra le altre fonti, anche un passaggio della “Cronologia de’ vescovi et arcivescovi Sipontini” di Pompeo Sarnelli (1680) in cui quel terremoto veniva descritto.

Le fonti coeve concordano sul fatto che i centri più gravemente danneggiati furono quelli sul promontorio garganico, che subirono tutti distruzioni più o meno estese. Vieste viene descritta “rovinata affatto [3] […] con la morte d’infinite persone, delle quali non si sà il numero, per esser rimasti sotto le pietre” (Nuova Relatione…, 1646). Secondo una memoria coeva, il terremoto fece crollare il Castello, la Torre dello scoglio “e quasi tutta la Città di Vieste” ma non il convento dei Cappuccini, posto fuori dall’abitato, dove trovarono rifugio i superstiti. Ischitella viene citata tra le località “rovinate e atterrate”. Secondo i notai Cardassi “non vi è rimasto altro che trenta persone e tutte stroppiati”. Le testimonianze coeve concordano nell’attribuire a Vico del Gargano danni gravissimi e oltre 150 vittime. Il crollo del Convento dei Cappuccini è menzionato dalla Nuova Relatione (1646) e confermato da alcuni memorialisti cappuccini, mentre Sarnelli (1680) parla di un centinaio di case crollate e solo 40 morti. Rodi Garganico fu “affatto spianata, con grandissima mortalità degli habitanti d’essa, de’ quali non si può saper’ il numero certo, per esser luogo assai popolato; ma alcuni di quelli, che sono restati, dicono sia il numero di trecento circa […] ma Vico, e Rodi bisogna ergerli di nuovo dalli fondamenti” (Nuova Relatione…, 1646). Risulta degno di nota il caso di Canosa di Puglia: la città è situata a considerevole distanza (oltre 60 km) dal promontorio del Gargano, area dei massimi effetti, e tuttavia diverse fonti coeve concordano nel descriverla tra i centri maggiormente devastati: secondo la Nuova Relatione (1646) a Canosa “cadero nel medesimo tempo da cento cinquanta Case, & il castello fù rovinato, e spiantato affatto, che non si scorge altro”; una lettera dell’ambasciatore fiorentino a Napoli descrive Canosa come “tutta spianata”.

ManfredoniaMonte Sant’AngeloPeschiciRignano GarganicoSan Giovanni RotondoSan Marco in LamisSannicandro Garganico e l’insediamento fortificato di Torre Fortore furono “rovinate più della metà”, secondo avvisi e corrispondenze molto vicini all’evento. Verso l’Appennino i danni furono altrettanto gravi a Torremaggiore, più modesti ad Apricena e San Severo. Nella Capitanata meridionale ci furono danni gravissimi a Troia e Serracapriola, danni più modesti (ma comunque gravi) a Bovino e Ascoli Satriano. A Foggia fu gravemente lesionato il Convento dei Cappuccini e “rovinarono sei Case, ma solamente con la morte di due persone”. Secondo un avviso del 16 giugno i danni raggiunsero anche le isole Tremiti. Il terremoto fu avvertito fortemente ma senza danni a Napoli (dove causò panico) e a Bari, e distintamente nell’area di Montecassino (Camassi et al., 2008).

articolo completo: https://ingvterremoti.com/2015/05/30/i-terremoti-nella-storia-la-grande-scossa-del-31-maggio-1646-nel-gargano-un-caso-di-terremoto-recentemente-rivalutato/?fbclid=IwY2xjawKn5k1leHRuA2FlbQIxMABicmlkETBNSUZKQkRnWmdKeHBoeVJZAR6L2B1-bCYyTfpteU7kPGfKloTLILLC_VZGjyaKcETSpixWGmNhFl7JQ7pA7g_aem_mWMbuULBRM7ziNJ46wX7kg

 

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