Raoul Bova ricattato: i messaggi di Monzino
Federico Monzino, 29 anni, ha fornito i file a Fabrizio Corona, che li ha resi pubblici tramite Falsissimo.

Federico Monzino avrebbe cercato di ricattare l’attore romano Raoul Bova, tramite un messaggio a lui destinato, sostenendo che non fosse opportuno far scoppiare uno scandalo sui giornali, in quanto avrebbe potuto compromettere il suo matrimonio, danneggiare la sua immagine pubblica e influire negativamente sul presente e sul futuro della sua carriera. Avrebbe poi fatto riferimento a presunti contenuti compromettenti relativi a Bova e Martina Ceretti, sottolineando quanto potessero risultare dannosi nel caso in cui fossero diventati di dominio pubblico. Il precitato messaggio risale all’11 luglio scorso ed è stato inviato tramite un numero spagnolo apparentemente riconducibile a un prestanome. Il ricattatore, ora finito sotto indagine, è stato identificato come Federico Monzino, un imprenditore milanese di 29 anni. Intanto, a seguito della diffusione degli audio, la compagna dell’attore, Rocío Morales, ha deciso di rivolgersi all’avvocato Antonio Conte, andando a segnare un ulteriore momento di tensione con l’oramai suo ex compagno Raoul.
Monzino a Raoul Bova: “Vienimi incontro”
Il messaggio di Monzino a Bova è stato interpretato come un tentativo di ricatto, qui di seguito proponiamo un passaggio: «Comunque lunedì esce su Falsissimo, arriva a Corona, ma io posso non fare accadere tutto ciò… se mi vieni incontro blocchiamo tutto e rimane privato. Se poi vuoi essere così gentile e farmi un regalo, dato che ti sto salvando il c**o, sta a te. Ti evito una cosa pesantissima, dimmi quanto vale non pubblicare tutta quella roba… nelle mani di Fabrizio diventa una puntata di Falsissimo… sono in contatto con lui». Il capo di imputazione è stato diffuso recentemente da Fabrizio Corona, attualmente non indagato ma considerata persona informata sui fatti. Gli inquirenti hanno contestato al 29enne «di costringere l’attore a corrispondere una somma imprecisata, sì da procurarsi l’ingiusto profitto patrimoniale con pari danno per la parte offesa, non riuscendo nel proposito criminoso per cause indipendenti dalla sua volontà». Come informa Il Corriere della Sera, al centro dell’inchiesta ci sarebbero almeno dieci messaggi inviati a Raoul Bova, che l’attore avrebbe letto senza però fornire alcuna risposta. Prima di rivolgersi all’avvocato David Lecci dello studio Tognozzi, l’attore protagonista di Don Matteo avrebbe sporto denuncia presso la polizia postale di Roma, dando così avvio all’indagine condotta dal pm Eliana Dolce, anticipando di dieci giorni l’esplosione del caso sui media con le rivelazioni pubblicate da Falsissimo. Resterebbe però da chiarire come Federico Monzino, rampollo della famiglia co-proprietaria del marchio Cranchi Yachts e legata alla creazione dei magazzini Standa, poi acquisiti dal gruppo Fininvest, sia riuscito a entrare in possesso dei file audio riservati, contenuti nel cellulare di Martina Cerretti. Un elemento tutt’altro che secondario, anche perché la ragazza, sebbene al momento non risulti indagata, ha comunque subito il sequestro del proprio smartphone da parte degli inquirenti. Analoga misura è stata applicata anche ai telefoni dello stesso Monzino e di Fabrizio Corona, già condannato in via definitiva nel 2013 a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali.
