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The Trick, il film di Stefano Simone recensito da Roberto Giacomelli

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The Trick, il film di Stefano Simone recensito da Roberto Giacomelli

Con The Trick Stefano Simone si conferma autore coerente nel suo cinema fatto di piccole storie, scenari minimali e un’attenzione, tutt’altro che trascurabile, per la cura formale. E lo fa con un thriller di introspezione psicologica, carico di suggestioni cinematografiche ma soprattutto letterarie, nel quale la dimensione di genere si fa veicolo per riflessioni dal sapore sociale, come la precarietà lavorativa, il disagio mentale e la decadenza di un sistema sanitario incapace di prendersi cura dei propri cittadini.

Girato con budget più che contenuto e in location limitate al minimo indispensabile, The Trick porta lo spettatore nella notte alienante di Kevin, custode notturno in un istituto scolastico confinante con un cimitero, personaggio frustrato e segnato da fragilità psicologiche ben radicate, interpretato con una buona dose di autenticità da Giovanni Casalino (anche autore della sceneggiatura). È attorno a lui che si dipana un racconto dalle tinte fosche, dove l’incontro con l’amico Diego, aspirante prestigiatore in arte Mr. Carnacki, rappresenta il punto di partenza per una discesa negli inferi interiori del protagonista.

Se da un lato la regia di Simone si distingue per scelte estetiche ponderate – fotografia curata nei contrasti cromatici, movimenti di camera calibrati ma sempre dinamici – dall’altro The Trick si regge su un impianto narrativo volutamente semplice ma non banale. Lo sviluppo è lineare, senza particolari guizzi o sperimentazioni di scrittura, anche se non mancano colpi di scena, ma con una coerenza di fondo che evita allo spettatore la sensazione di assistere a un “vorrei ma non posso”, come spesso accade nei prodotti a bassissimo budget.

Lodevole, e qui Simone gioca la sua carta migliore, la capacità di incastonare nel tessuto thriller tematiche importanti senza risultare didascalico. The Trick parla di malattia mentale, di solitudine, di alienazione sociale, ma lo fa restando fedele ai codici del genere, incastonando l’angoscia personale del protagonista in un contesto narrativo che alterna inquietudine e mistero. Non manca una sottile critica alla precarietà del lavoro, alle difficoltà economiche di chi vive ai margini, e soprattutto un’amara riflessione sul fallimento della sanità pubblica nel garantire una vera tutela sia a chi soffre di disturbi mentali, che ad altri tipi di malattie. Un sottotesto intelligente, che eleva The Trick oltre la media dei prodotti indipendenti italiani.

Sotto il profilo tecnico spiccano alcune scelte fotografiche degne di nota: i toni verdastri degli interni scolastici, le tinte più sature e minacciose del cimitero, una gestione intelligente dei chiaroscuri che amplifica l’atmosfera claustrofobica. Anche la colonna sonora firmata dal sempre ottimo Luca Auriemma funziona, con inserti musicali che non si limitano a sottolineare l’ovvio, ma lavorano sulle tensioni sotterranee e i picchi emotivi, risultando uno degli elementi meglio riusciti del pacchetto audiovisivo.

Sul fronte del cast, il lavoro di Casalino emerge con evidenza: tratteggia un Kevin credibile, fragile ma mai patetico, sempre al limite del collasso ma capace di tenere lo spettatore agganciato alla sua odissea notturna. Più altalenanti gli altri interpreti, qualcuno fatica a scrollarsi di dosso il tono teatrale, altri risultano a tratti impacciati. Non mancano, dunque, momenti in cui la recitazione non regge il passo con la discreta raffinatezza visiva dell’insieme.

Il film gioca anche qualche carta cinefila, con dichiarati omaggi a David Lynch (alla cui memoria il film è dedicato) e a letteratura classica come Poe – Il barile di Amontillado e Il cuore rivelatore su tutti – ma senza scivolare in maniera pedante nel citazionismo, mantenendo una propria identità pur con evidenti debiti stilistici.

Certo, il ritmo non è sempre impeccabile, alcuni passaggi risultano dilatati più del necessario, soprattutto nella prima metà, e qualche soluzione narrativa, specialmente nell’ultimo atto, tende a semplificare laddove si sarebbe potuto osare di più. Ma The Trick rimane un prodotto onesto, con pregi evidenti e difetti che si fanno perdonare in un’ottica di cinema indipendente a budget ridottissimo.

In conclusione, siamo davanti a un film che si lascia guardare con interesse, che dimostra quanto il cinema indipendente italiano possa dire la sua quando non rinuncia a raccontare qualcosa di reale dietro la facciata del genere.

The Trick avrà la sua unica data cinematografica lunedì 4 agosto alle 20:15 al cinema San Michele di Manfredonia, dove ha già raggiunto il sold out di prevendite con oltre due settimane di anticipo.

Roberto Giacomelli

fonte: https://www.darksidecinema.it/the-trick-la-recensione-del-thriller-diretto-da-stefano-simone/

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