Equinozi e solstizi: la meraviglia astronomica dell’Abbazia di San Leonardo in Lama Voltara

EQUINOZI E SOLSTIZI: LA MERAVIGLIA ASTRONOMICA DELL’ABBAZIA DI SAN LEONARDO IN LAMA VOLARA.
Per raccontarvi questa storia, ci piace partire con una citazione tanto cara al grande archeoastronomo Aldo Tavolaro. Ci riferiamo alle parole di Marco Pollione Vitruvio, architetto vissuto a Roma durante l’impero di Augusto, il quale definì quelle che, secondo lui, dovevano essere le caratteristiche principali di un architetto ai suoi tempi:
“Deve essere abile nell’espressione scritta, esperto nel disegno, istruito nella geometria, deve conoscere alquanto di fatti storici, deve aver ascoltato con diligenza la filosofia, intendersi un pò di musica, non deve essere digiuno di medicina, conoscere sentenze giuridiche, possedere conoscenze dell’astronomia e delle leggi che regolano i fenomeni celesti.”
Tavolaro fa notare che i verbi cambiano a seconda dell’importanza della materia e, appare subito evidente che, per le conoscenze in ambito astronomico e di meccanica celeste, il “possedere” è categorico.
Per gli antichi, l’astronomia non era solo una scienza, ma una chiave per comprendere e organizzare la vita quotidiana. La conoscenza dei movimenti dei corpi celesti era essenziale per misurare il tempo, sviluppare un calendario e pianificare attività cruciali come i raccolti e l’allevamento del bestiame.
In questo contesto, il Sole e la Luna assumevano un ruolo di primaria importanza. La Luna, con i suoi cicli, permetteva di dividere il tempo in settimane, quindicine e mesi, mentre il Sole scandiva l’anno, determinando l’inizio delle stagioni.
Ma veniamo all’Abbazia di San Leonardo in Lama Volara, sorta in funzione del pellegrinaggio al santuario micaelico di Monte Sant’Angelo. Il complesso affonda le radici verso l’inizio del XII secolo, ma le sue origini sono nebulose come la vasta depressione che dominava, costellata di acque e zone paludose coperte spesso di nebbie, da cui, sin dall’epoca normanna, l’appellativo di “Lama Bullara, Volara o Nebulara”.
Secondo alcuni studiosi, il fabbricato fu una dipendenza dell’Abbazia benedettina di San Michele alla Chiusa che nel 1127 era officiata dai canonici regolari di Sant’Agostino.
Nel 1261, l’amministrazione passa ai frati dell’Ordine Teutonico, provenienti dalla sede di San Tommaso a Barletta.
Ogni anno, durante gli equinozi e il solstizio d’estate avviene un fenomeno, spesso definito “misterioso” o “magico”. Una lama di luce che “colpisce” punti specifici della chiesa, proiettando una sorta di medaglione sagomato da una serie di forme ricurve regolari, simili a petali. Un fenomeno ammaliante e spettacolare, capace di infondere stupore ogni volta che si ripete.
Sì, ma non si tratta né di un mistero né di magia, bensì di pura scienza e tecnica di alto profilo.
Non sappiamo esattamente quando i fori gnomonici siano stati realizzati, ma le volte che li ospitano vennero costruite dopo il 1261, con l’avvento dei Cavalieri Teutonici, periodo in cui la cultura astronomica prende forza e si sviluppa in maniera particolare sul territorio pugliese.
Concentriamoci un momento sul foro gnomonico, collegato al solstizio d’estate, diaframmato da un rosoncino a 11 raggi. Questo foro permette il passaggio di un fascio di luce concentrato proprio quando il Sole raggiunge la sua massima altezza nel cielo, il giorno del solstizio d’estate.
Il “medaglione” di luce che si forma non si posa casualmente lungo la navata, come avviene ad esempio nella Cattedrale di Chartres. Qui, colpisce un punto preciso: la metà della distanza tra i due pilastri situati di fronte all’ingresso della chiesa, precisamente quello del portale più celebre, decorato con ricchi bassorilievi. Questa scelta probabilmente si deve al fatto che questo punto era facilmente identificabile, indipendente da qualsiasi segno o simbolo sulla superficie. Così, anche se una lastra di pietra venisse danneggiata, la luce continuerebbe a concentrarsi in quel punto tra i due pilastri inamovibili.
Un altro foro gnomonico, con un rosoncino a 10 raggi, si trova sulla facciata occidentale della struttura. Questo foro permette il passaggio di un fascio di luce durante gli equinozi di primavera e autunno. Nel pomeriggio, verso il calar del sole, il fascio di luce attraversa la navata sinistra, fino a puntare l’abside dove è collocata un’icona della Madonna.
Ma perché ricreare questo fenomeno all’interno di una chiesa?
Probabilmente, per misurare il tempo e determinare i giorni in cui avveniva il passaggio da una stagione all’altra. Per il clero, era fondamentale conoscere la data dell’equinozio di primavera, poiché da questo si calcolava la data della Pasqua. Come sappiamo, la Pasqua varia ogni anno e si celebra la prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera.
L’Abbazia di San Leonardo non è solo un luogo di devozione e spiritualità. È un testimone silenzioso del profondo legame tra l’uomo e il cielo, un legame che ha plasmato la storia e la vita quotidiana di intere generazioni.
“… e la lama di luce, come colpo di stocco inferto da abile spadaccino, trapassa il sacro forziere; è la chiave che ne apre lo scrigno, per mostrare a chi ha occhi per vedere i segreti celati al mondo.”
Foto e archivio di Giovanni BARRELLA