Ugo Galli: “Giochiamo a ‘Indovina chi?'”

Ugo Galli: “Giochiamo a ‘Indovina chi?'”
GIOCHIAMO A “INDOVINA CHI?”
Non riusciamo, davvero, a capire il candidato sindaco nostro avversario.
Il bombardamento di comunicazione cui sta sottoponendo i social racconta una versione parziale e romanzata della verità.
Una visione romantica e sognatrice, basata sul futuro, che non solo non tiene conto del presente e del passato ma che, dal nostro punto di vista, può risultare molto pericolosa per la città e per gli interessi e il bene della comunità.
Sponsorizzazioni e sostegni di parte, presentazioni di ipotetiche squadre di governo.
Le cose sono due: o non conosce appieno i suoi portatori di voti, oppure pensa che i cittadini abbiano memoria corta e poca capacità di giudizio.
Inoltre, possiamo parlare di politica quando vuole.
Come ripeto da venerdì, confrontiamoci pubblicamente sui temi di interesse della collettività: bilancio, attività produttive, sociale, strutture sportive, funzionamento della macchina amministrativa, opere pubbliche, urbanistica, cultura, scuola, eccetera eccetera.
Ma l’altro candidato non può pretendere il silenzio mio e dei cittadini (a proposito, non cancelli commenti scomodi dai post) di fronte alla sistematica distorsione della realtà che mette in atto.
Riguardo alla ipotetica classe dirigente, potremmo giocare ad “Indovina Chi?”, se non fosse che c’è poco da divertirsi.
Potremmo, ad esempio, indovinare le parentele: figli, nipoti, mogli, parenti e affini di “illustri” e potenti protagonisti (spesso in negativo) della storia politica e della pessima gestione amministrativa della nostra Città, messa in atto per più di vent’anni dalla sinistra.
Oppure potremmo indovinare quale contesto associativo o cooperativo sia stato strumentalizzato, politicamente,a dovere per mietere consensi.
Date tutte queste interconnessioni, la domanda sorge spontanea: al netto della validità delle persone, che non è mai in discussione, i consiglieri eletti nelle fila della sinistra quanto saranno liberi di pensare e di agire senza essere succubi dei loro sponsor elettorali, che li hanno preceduti sugli scranni consiliari e di governo?
Un’ultima cosa, rivolta ai sostenitori scesi in campo: tutti i lavori contengono in sé una parte “sociale” ma non si definiscono come “impegno sociale”, che è quello sotteso, specificatamente, al volontariato.
Come diceva Nanni Moretti “le parole sono importanti”