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Roberto Saviano racconta Giovanni Falcone in un romanzo, “Solo è il coraggio”

A trent’anni dalla strage di Capaci, che uccise il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, lo scrittore e giornalista Roberto Saviano racconta la vita del magistrato palermitano in un romanzo importante: “Solo è il coraggio. Giovanni Falcone”, edito da Bompiani. 

Il libro, in uscita oggi, è uno dei tanti omaggi alla figura di Falcone in questo speciale trentennale. Saviano, in un romanzo poderoso, racconta la vita e la professione del magistrato che inchiodò la mafia siciliana alle sue responsabilità. Dal fallito attentato all’Addaura alla tragica carneficina di Capaci, Saviano collega e unisce fatti, episodi, racconti inediti, testimonianze. La sua narrazione toglie Falcone dalla fissità del santino, dell’icona e lo restituisce al lettore nella sua totalità di uomo e di professionista. Ci sono le vittorie – come quella del maxiprocesso a Cosa Nostra, ma ci sono anche le tante sconfitte che il magistrato ha dovuto subire. I veleni, le invidie, le gelosie, i sabotaggi. Tutto nella vita di Falcone è stato epico. 

Saviano racconta un uomo che ha compreso prima e meglio di altri la struttura del fenomeno mafioso, i codici e le traiettorie presenti all’epoca di quel fenomeno. Non nasconde, però, il sentimento della paura e del coraggio di questa vicenda biografica. La paura e il coraggio nella vita di Giovanni Falcone si incrociano sempre, dandosi l’ultimo appuntamento in quel tragico 23 maggio di trent’anni fa. Il coraggio, sostiene Saviano, è una scelta, una maledizione, perché significa solitudine. 

Le pagine sulla solitudine di Falcone sono le più commoventi, forse per la conoscenza di quella condizione che Saviano vive a seguito degli attacchi e delle minacce della criminalità organizzata. “La paura non gioca per niente. Monta come l’alta marea, inonda il cervello di un liquido scuro e corrosivo. Consuma le cellule, erode i gangli, logora l’ospite fino a neutralizzarlo. Si ciba di attimi di felicità, come una giornata al mare in costume e ciabatte. Ma non è ingorda, la paura. Sa come fare. Sa come sconfiggere avversari più forti di lei: si lascia schernire da ampi gesti di esuberanza, aspetta che quelli se ne vadano in giro con la guardia abbassata, fieri e vittoriosi, per menare fendenti alle gambe. Fa così, la paura, quando si vede sconfitta: si finge morta. Se ne sta stesa per terra come un cadavere. Poi, nel baccano dei gran festeggiamenti per la sua morte, sfila in silenzio il suo piccolo e affilato temperino e zac, punta dritto al tendine d’Achille. È sfuggente la paura. La sua natura è vigliacca. Sa camuffarsi in mille modi: da gioia, da spavalderia, da eccentricità, da strafottenza. E così camuffata, nessuno la vede”. 

Dal libro è nato anche un podcast edito dal Corriere della SeraLuca Zingaretti, in quattro episodi, racconta l’uomo e il suo coraggio che, ancora dopo trent’anni, resta indimenticabile nel nostro immaginario collettivo. 

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