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Re Manfredi, Elena degli Angeli e la leggenda del loro amore disperato

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Re Manfredi, Elena degli Angeli e la leggenda del loro amore disperato

C’è una storia che porto nel cuore e che ogni volta mi emoziona come fosse la prima. È la storia di Re Manfredi ed Elena degli Angeli, una leggenda di amore e dolore che appartiene alla nostra terra.

Era l’11 agosto del 1258 quando Manfredi di Svevia, a soli 26 anni, veniva incoronato a Palermo. Un re giovane, affascinante, colto, capace di riportare splendore alla corte siciliana e di fondare, accanto al porto di Siponto, la nostra Manfredonia. Un re che aveva tutto… e che presto conobbe l’amore.

L’estate successiva, al porto di Trani, il destino lo attendeva. Elena degli Angeli, appena diciassettenne, arrivava in Puglia su una galea. Lui, “biondo e bello e di gentile aspetto”, non riuscì a resisterle. Lei, con lo sguardo dolce e timido, si innamorò all’istante. Le cronache raccontano che, appena scesa dalla nave, Manfredi la strinse forte e la baciò davanti a tutti. Quello stesso giorno si sposarono.

La loro storia sembra scritta per il cinema: un amore travolgente, cinque figli, giorni felici nei castelli di Trani e Lagopesole. E poi la tragedia. Nel 1266, a Benevento, Manfredi morì in battaglia tradito dai suoi stessi soldati. Elena tentò la fuga. Prima si diresse verso Manfredonia con la speranza di riuscire da qui ad imbarcarsi per tornare nell’Epiro dalla sua famiglia. Poi, intercettata, si diresse verso Trani, credendo di avere ancora degli amici. Invece fu tradita e venduta a Carlo d’Angiò, i figli le furono strappati e fu rinchiusa prima nel castello di Trani e poi, ironia di un amaro destino, fino alla fine dei suoi giorni nel castello di Lagopesole, lo stesso dove con Manfredi e la sua famiglia aveva trascorso in quei pochi anni i suoi giorni più felici.

Il dolore, l’angoscia e la solitudine la portarono alla morte prima dei trent’anni. Si narra che lo spirito di Elena non abbia mai abbandonato il castello di Lagopesole, dove sarebbe ancora in attesa del ritorno dell’amato marito e dei suoi figli. E pare che, al calar del sole, si intraveda la sua sagoma: vestita di bianco, con una lanterna in mano, nascosta dietro le tende di una finestra del castello, fissa l’orizzonte sperando di scorgere Manfredi. E si dice che lo stesso re, avvolto in un mantello verde e in sella a un cavallo bianco, vaghi tra le campagne circostanti alla ricerca della sua amata. Secondo la leggenda, però, i due non riuscirebbero ad incontrarsi nemmeno da spiriti, condannati ad un’eterna ricerca l’uno dell’altra.

Di Re Manfredi, bellissimo, colto e valoroso, restano le opere, gli scritti e la fondazione della nostra città. A lui Manfredonia deve il nome, la memoria e il destino. Nel 2026 ricorreranno 760 anni dalla sua morte: un anniversario che sicuramente ricorderemo con la forza e la dignità che merita il nostro re.

Intanto, sulle note di “Amore disperato”, tra la rocca di Lagopesole e le pietre della nostra storia, c’è chi giura ancora di udire lo scalpitio di un cavallo e il grido di una donna.

✨ “Lei ballerà tra le stelle accese
E scoprirà, scoprirà l’amore
L’amore disperato…”

Maria Teresa Valente

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