Operazione Jolly: arrestati e indagati

Operazione Jolly: arrestati e indagati
Sono in tutto 54, ai quali vanno aggiunte tre società. gli indagati nella maxi inchiesta “Sea jolly” coordinata dalla Procura di Trani che ha portato all’operazione compiuta all’alba di martedì 21 ottobre da oltre trecento militari della Guardia Costiera con oltre 100 mezzi, quattro unità navali, un elicottero ed il supporto dei nuclei subacquei e investigativi di Roma. Pesanti le accuse formulate a vario titolo: associazione a delinquere, disastro e inquinamento ambientale, danneggiamento e deturpamento di beni paesaggistici, ricettazione e varie violazioni in materia di pesca, oltre a resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Il tutto connesso alla pesca abusiva dei datteri di mare su un territorio compreso da Molfetta fino a Margherita di Savoia, comprendente anche Bisceglie.
I capi d’imputazione complessivi, in base a quanto spiegato dal procuratore capo Renato Nitti in conferenza stampa a Trani, sono ben 84. 25 le custodie cautelare in carcere, 10 le persone poste agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, 3 gli obblighi e 11 i divieti di dimora, insieme a 10 sequestri preventivi tra locali di vendita, natanti e depositi di stoccaggio. L’indagine è scattata nel 2003, con l’impiego di intercettazioni telefoniche, videoriprese in mare e a terra oltre ad appostamenti e pedinamenti. L’odiosa devastazione del fondale marino a danno delle coste è stata portata avanti al fine di mettere in commercio i datteri, venduti in pescherie e ristoranti fra Bisceglie, Molfetta, Trani, Barletta e Margherita di Savoia. Il giro d’affari stimato sfiorerebbe i 500 mila euro. Gli indagati rischiano, nelle fattispecie di reato più gravi, pene fino a quattro anni e mezzo di reclusione.
Il dattero di mare richiede molto tempo per il ripopolamento e ben 75 anni per raggiungere la massima dimensione. È stato stimato che per estrarre un chilo di datteri sarebbe necessario distruggere almeno due metri quadri di fondale roccioso.