Monte Calvo e i suoi segreti: tra megaliti e indizi di vita antica, tra eneolitico e Daunia

MONTE CALVO E I SUOI SEGRETI: TRA MEGALITI E INDIZI DI VITA ANTICA, TRA ENEOLITICO E DAUNIA.
Nell’autunno del 2023, una nuova stagione di esplorazioni ha preso forma tra le alture di Monte Sant’Angelo e i paesaggi circostanti. A promuoverla, la collaborazione fra il Comune e la Soprintendenza, con l’intento di tornare a leggere questo territorio antico attraverso tracce spesso invisibili: appunti d’archivio, rilievi sul campo, frammenti di passato sparsi tra pietre e radure. L’attenzione, in questa fase iniziale, si è concentrata soprattutto sui segnali di una frequentazione preistorica e su quelle possibili architetture megalitiche di cui si parla da tempo, ma che ancora attendono uno sguardo più sistematico.
In questo post, vogliamo concentrarci brevemente su una delle zone più amate e conosciute dell’intero Promontorio, il “gigante” brullo e tondeggiante, la cui cima, la più alta del Gargano (1056 m. s.l.m.), è spesso avviluppata di venti poderosi e, di notte, offre rare e meravigliose visioni di un cielo notturno limpido senza orizzonti: Monte Calvo, nel territorio di San Giovanni Rotondo.
Forse molti non sanno che sul fianco occidentale del monte, si conserva una struttura associabile a un piccolo dolmen. Misura poco più di un metro e mezzo in altezza e poco meno in larghezza. La struttura è composta da almeno quattro lastroni verticali, regolari, che delimitano una sorta di camera semicircolare, oggi ancora coperta da una grande lastra calcarea, visibilmente sporgente in un punto. Alla sua sinistra, alcune pietre di dimensioni rilevanti fanno pensare al possibile crollo di una parte della struttura originaria.
Più in basso, un paio di blocchi allungati potrebbero suggerire la presenza di menhir ormai abbattuti.
Per confermarne la natura megalitica di tali architetture presumibilmente antiche, occorrerebbe trovare del materiale archeologico ad esse associato. Fin ora, però, non è emerso nulla che possa confermare le ipotesi avanzate.
Riconoscere con certezza configurazioni di questo tipo non è semplice. In generale, non basta la disposizione artificiosa quasi certa delle pietre. Spesso, senza il supporto di uno scavo stratigrafico, il margine di dubbio resta aperto. E in questi casi, più che affermare, si può soltanto suggerire, ipotizzare con cautela, lasciando spazio a future verifiche.
Le sorprese, però, non si fermano.
Sulla cima di Monte Calvo, tra pietre e silenzi battuti dal vento, sono affiorati frammenti ceramici che rimandano all’Eneolitico avanzato, in particolare alla seconda metà del III millennio a.C. Nonostante l’esposizione costante all’erosione abbia modellato e consumato il rilievo nel tempo, sulla vetta si intuisce la presenza di uno strato di terreno più profondo, forse protettivo. La vegetazione fitta, fatta di erbe e radici intrecciate, ha reso difficile scorgere con chiarezza eventuali altre tracce.
Quali altri segreti potrebbero celarsi là sotto?
Monte Calvo continua a restituire indizi.
La quantità di reperti rinvenuti in superficie è notevole e copre un arco temporale piuttosto ampio. Tra i materiali raccolti si contano frammenti ceramici e manufatti litici, indizi di presenze umane che si sono susseguite nel tempo.
Un’analisi preliminare suggerisce almeno due fasi distinte di frequentazione: una legata all’Eneolitico avanzato, forse estendibile anche ai primi secoli dell’età del Bronzo; l’altra riferibile alla stagione daunia, tra il VI e il IV secolo a.C. La ceramica più antica, in particolare, è realizzata a impasto e presenta decori che sembrano riportarci alla seconda metà del III millennio a.C., un tempo lontano, ma ancora vivo nei segni lasciati sulla terra.
Forse è proprio questo il valore più profondo di Monte Calvo: non tanto nelle risposte che offre, quanto nel modo in cui continua a porre domande, silenziose, persistenti, lasciando intuire, appena sotto la superficie, ciò che ancora resta nascosto.
Fotografie: G. Barrella, A. Bronda, A. Grana. Alcune immagini sono estrapolate dalla prima pubblicazione indicata nelle fonti.
Fonti:
– “Nuovi dati sulla Preistoria recente del Gargano meridionale: alcune considerazioni preliminari sulle ricognizioni del 2023”, D. Pian, V. Mironti, I. Di Lisio, F. S. Pianelli, D. A. Puddi, C. Sabbini, S. Ruzza e R. Modesto (ATTI del 44° CONVEGNO NAZIONALE sulla Preistoria – Protostoria – Storia della Daunia, Archeoclub San Severo).
– “Strutture dolmeniche e megalitiche del Gargano meridionale”, A. Gravina (34° Convegno Nazionale sulla Preistoria – Protostoria – Storia della Daunia).
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