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Mimmo Lucano ritorna in Puglia per raccontare il suo reato di umanità

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Mimmo Riace, il Sindaco esiliato di Riace, ritorna in Puglia. Dopo la lunga parentesi giudiziaria, Lucano arriva in teatro con “Riace Social Blues” di e con l’attore e regista Cosimo Damiano Damato, Enrico Fierro e la danzattrice garganica Lucia Scarabrino. Lo spettacolo, un gesto di teatro civile, è stato presentato al Teatro di Riace il giorno della manifestazione pubblica di solidarietà per Lucano, all’indomani della sentenza di primo grado definita da molti “una sentenza contro il reato di umanità”. 

Lucano, con questo progetto fra musica e parole, ritorna in Puglia oggi al Teatro Traetta di Bitonto a partire dalle ore 21.00. La sua storia, che ha fatto il giro del mondo, era diventata un simbolo dell’accoglienza dei migranti a livello internazionale. Tre volte sindaco di Riace, Lucano aveva ideato e realizzato un modo inedito per accogliere i migranti in quel borgo disabitato e abbandonato della Calabria: aveva cercato di integrare i migranti nel tessuto urbano della sua Riace, facendo crescere e maturare progetti, legami e nuovi rapporti umani. 

La storia di Riace, però, è stata interrotta dalle inchieste della magistratura che, per molti, hanno rappresentato un modo per fermare l’opera di Lucano. Il 30 settembre 2021, infatti, il Tribunale di Locri ha condannato Lucano in primo grado alla pena di 13 anni e 2 mesi di reclusione per i reati di truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio, appesantiti per aver costituito un’associazione a delinquere contro la pubblica amministrazione. 

Molte personalità del mondo della cultura e della politica hanno mostrato la propria contrarietà a questa sentenza, definita da molti una sentenza politica. Per Lucano, che rifarebbe tutto, anche i reati che sono stati contestati a lui dalla magistratura, si tratta di un reato di umanità e dell’obbligo di aiutare quelle persone. 

Quando qualcuno mi chiede quale sia in tutti questi anni l’opera più bella che io abbia mai potuto fare come sindaco, nonostante io mi sia occupato anche di altri temi come la riqualificazione della periferia o la battaglia alla criminalità, rispondo che è un’opera che non si vede, immateriale: avere accolto persone che fuggono dalle guerre e dai drammi dell’umanità in un periodo in cui prevalgono porti chiusi, dove prevale una dimensione disumana della società”.  

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