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M5S Manfredonia: se vogliamo tenerci l’Autorità Portuale bisogna cambiare la governance

Dopo anni di attesa, con l’approvazione dello schema del decreto legislativo, potrebbe a breve attuarsi la riforma della  portualità e della logistica.

In tutta Italia sono partite una serie di consultazioni, da parte delle Authorities, per analizzare i contenuti del decreto e per verificarne l’applicabilità sui vari territori, insieme a proiezioni di scenari di sviluppo, ma anche sintesi politiche di come poter gestire i nuovi organismi chiamati “Autorità di Sistema”.
Pochi, però, si soffermano ad analizzare quali potrebbero essere in realtà i vantaggi o gli svantaggi rispetto allo sviluppo della portualità e dei traffici all’interno dell’area economica di riferimento.
E’ opportuno ricordare il caso emblematico dell’Autorità Portuale di Manfredonia, commissariata da oltre dieci anni, anzi bi-commissariata, in quanto a gestire questo Porto sono stati nominati il commissario Gaetano Falcone ed il commissario aggiunto Guido Capursi.
La gestione “attenta” del duo commissariale non ha mai prodotto una politica di sviluppo del Porto di Manfredonia, che negli anni ha subito un progressivo ed inesorabile tracollo dei traffici marittimi.

Statistiche andamento traffici 2005 – 2016

Traffico merci in tonnellate

2006 – 1.138.113
2007 – 1.275.513
2008 – 975.132
2009 – 947.601
2010 – 875.503
2011 – 783.161
2012 – 883.209
2013 – 770.050
2014 – 597.041
2015 – 519.630

Il commissario Gaetano Falcone e il commissario aggiunto Guido Capursi da una parte si trincerano, ingiustificatamente, dietro il rispetto del loro mandato a non poter compiere atti di straordinaria amministrazione – ma semplicemente esercitare solo quella ordinaria – e dall’altra, non promuovendo il Porto di Manfredonia in contesti nazionali ed internazionali – al fine di incentivare aziende, armatori ed operatori ad utilizzare questo scalo – provocano errori e limitazioni come:

Diminuzione della capacità operativa del transito merci sulle banchine (delibera 4/2015 per la riduzione peso automezzi porto commerciale) e l’eliminazione binari ferroviari al molo di ponente;

–  Assenza di promozione della portualità e dei traffici a livello locale, nazionale e internazionale;
– Pianta organica inadeguata per la ricerca di nuovi traffici commerciali che incrementino l’attività portuale (vedi delibera  n. 04 del 18 Gennaio 2016-1 e delibera n. 06 del 29 Gennaio 2016);
Assenza di azioni e strategie per la realizzazione di progetti comunitari o di partenariato extra UE per scambi culturali e commerciali;
Mancanza del comitato portuale;
– Rilascio di nuove concessioni, in assenza del comitato e del piano regolatore portuale, che non contribuiscono al miglioramento della produttività o alla qualità dei servizi portuali;
Perdita della corporazione dei piloti;
Perdita della base di partenza della stazione pilota del porto;
Perdita del servizio di rimorchio;

Aumento delle tariffe portuali di alcuni servizi essenziali.

 

In definitiva la domanda è:
Come gestire i cambiamenti della riforma in modo favorevole per il territorio?
Di certo si deve  intervenire per il cambio radicale della dirigenza di questo Porto,  il cui fallimento è evidenziato dalla disastrosa gestione degli investimenti  e  dell’indirizzo politico-economico sulla scorta della pessima vicenda del contratto d’area – con Assindustria protagonista nei protocolli iniziali – che è culminato con l’insediamento di pochissime aziende che avevano interesse al trasporto delle merci via mare e quindi allo sviluppo dell’area portuale.

 

Con la presa d’atto di quanto da noi denunciato si auspica, per il futuro, l’individuazione di tecnici di comprovata capacità ed esperienza marittima e portuale da nominare come rappresentanti del territorio nel Comitato di Gestione e nella Direzione di scalo.

 

 

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