Attualità Manfredonia

L’Omelia di Padre Franco Moscone per la festa di San Lorenzo: “Amare la Chiesa, difendere la Città”

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Care sorelle e fratelli nella fede in Cristo e stimati cittadini dell’amata Manfredonia,

l’autore della Lettera agli Ebrei, a conclusione del suo impegnativo scritto, invita i suoi lettori a ricordarsi, a far memoria, “dei loro capi, i quali hanno annunziato la parola di Dio” e motiva il bisogno del ricordo con questa convinzione: “considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Eb 13, 7-8). E poco prima di questo grande atto di fede, incarnato nella storia della trasmissione dell’annuncio salvifico del Crocifisso-Risorto, lo stesso autore sacro ammoniva i suoi compagni di fede a ricordarsi dei carcerati, come se fossero compagni di carcere, come di ogni persona maltrattata, perché anche loro hanno un corpo (cf Eb 13, 3). Si tratta di un doppio e concreto invito a fare della memoria, un autentico programma di vita di fede, fino alla testimonianza martoriale in nome di Cristo, ed all’impegno nel concreto tessuto della vita sociale e civile in cui la storia e la Provvidenza ci ha posti.

Ebbene, da ormai più di sedici secoli la nostra amata e bella città ci Manfredonia, in precedenza Siponto, non smette di far memoria del suo santo vescovo e concittadino Lorenzo Maiorano, che riconosce testimone-martire della fede e fondatore delle basi della vita cittadina e sociale in       questo territorio meraviglioso per bellezza naturale e tradizione culturale. E’ a San Lorenzo che si deve, tra il V e VI secolo, la diffusione del cristianesimo sul Gargano, le testimone delle apparizioni dell’Arcangelo Michele, e la ferma difesa della città contro l’assalto del re Totila e delle orde barbariche. Lorenzo ha incarnato nel suo tempo, in questa città e su questo territorio, lo spirito autentico delle Beatitudini evangeliche (cf Mt 5, 3-12): ricco della povertà di spirito ha consolato, testimoniato la misericordia, è sceso mite tra i violenti, ha sviluppato la giustizia, custodito l’ambiente e le tradizioni e costruito la pace. Non ha avuto paura di persecuzioni, incomprensioni e lingue malefiche: è stato autentico defensor ecclesiae et civitatis’. E’ lui la nostra eredità per continuare ad essere oggi qui in Gargano Chiesa e Città. Ispirandoci a lui dobbiamo fare nostro il modello di credenti e cittadini, che amano la loro Chiesa e difendono la loro Città: perché Chiesa e Città non possono che camminare insieme, alleate per la giustizia e la promozione dell’umano.

L’umanità di oggi non è dissimile da quella di allora, segnata da una profonda crisi economica e culturale, i cui indicatori erano e sono la diminuzione demografica e la perdita dell’orientamento spirituale che impedisce la progettazione del futuro. Il nostro Patrono in un affresco, che si trova a Michaelsberg vicino Monaco in Germania, è raffigurato davanti alla porta della città di Siponto con le mani oranti, per custodirla e difenderla da vero padre. Quella città oggi è la nostra casa comune, il primo luogo dove siamo chiamati a vivere da fratelli. Forti del suo esempio, non prendiamo dalla nostra città solo quello che egoisticamente ci serve, ma preoccupiamoci di tutti, a partire dai più poveri, dalle persone disagiate, che sono in aumento anche a causa della guerra, tornata a scuotere l’Europa; guerra che nessun “potente della terra” si impegna a fermare, ma continua vergognosamente e colpevolmente ad alimentare per puri interessi speculativi. La guerra colpisce anche la nostra città e territorio con la conseguente crisi energetica e perdita di potere d’acquisto dei salari e di concorrenza dei prodotti della parte sana della nostra economia ed imprenditoria. Lorenzo, in questa situazione, ci chiede di essere artigiani di pace e di stroncare ogni speculazione, che mette ancora più in difficoltà chi si trova già in situazione di fragilità, di aprire gli occhi difronte al racconto di un pensiero unico che finge di essere democratico, mentre mina e distrugge proprio il “popolo”, che della democrazia ne è il soggetto portante.

Lorenzo non solo ci dimostra l’amore per la Chiesa e la Città, ma continua ad affidarle a noi credenti e cittadini del XXI secolo: amiamo con la chiarezza del Vangelo e della ragione, diventiamo i ‘patroni’ del Gargano e delle sue città; vinciamo l’inimicizia, l’indifferenza, l’odio che riempie il cuore di violenza; difendiamo la legalità con azioni quotidiane di vita; prendiamoci cura con forza e convinzione dell’ambiente, teatro del nostro vivere e crescere.  Guardiamo la nostra città partendo da chi è più fragile; rendiamola vivibile per tutti, luogo di incontro nella solidarietà che diventa cultura. Sentiamo che su questo splendido territorio tutto ci riguarda, nulla ci può essere di estraneo ed indifferente: Chiesa e Città sono due realtà bellissime, ma sempre incompiute, possiamo e dobbiamo tutti insieme completarle impegnandoci a renderle più belle e sicure sconfiggendo egoismi, macchinazioni di parte e speculazioni diaboliche.

Sono preoccupato, e credo di interpretare la preoccupazione della maggioranza dei manfredoniani per la vicenda “Energas” che, dopo un periodo di latenza, è tornata in questi giorni al centro dell’attenzione pubblica a motivo di decisioni prese altrove, senza interpellare chi qui ci vive, lavora, soffre e paga. Eppure il territorio di Manfredonia è individuato nella normativa italiana tra i siti SIN: “Siti d’Interesse Nazionale, ai fini della bonifica, in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico”.

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi confratelli sacerdoti, “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, – ci ammonisce il primo numero della Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II -, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.  Sì, nel nostro cuore trova eco la vita della città di cui siamo custodi e difensori. La Vicaria di Manfredonia proprio in questo anno sta vivere la sfida sul collaborare alla cittadinanza responsabile. Un’occasione ulteriore, come Chiesa, per collaborare al bene di Manfredonia, in risposta all’invito della CEI, che nel percorso verso la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Taranto (2021), ha  sollecitato le 74 Diocesi in cui sono presenti  i siti SIN, di essere presenze attente e profetiche.

Tornando alla questione Energas esprimo la preoccupazione della Chiesa locale in una doppia direzione.

In primo luogo mi chiedo se veramente si tratta di un’iniziativa imprenditoriale al servizio della popolazione di Manfredonia e del suo territorio. Faccio mia la preoccupazione usando le parole di Papa Francesco che, nell’enciclica Laudato Si’ sull’ecologia integrale, al n. 182 così si esprime: “La previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione, che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori, spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare ed a un dibattito approfondito“.

Mi chiedo se sulla bilancia di un possibile sviluppo economico, che promette posti di lavoro, difficili da computare, e di sicuro esigui, a motivo del trattarsi di una semplice posizione di stoccaggio di GPL, valga la pena compromettere ancora una volta l’equilibrio di un delicato ecosistema, già largamente provato, mettendo a rischio sia la salute di un’intera popolazione, sia il mantenimento di numerosi lavori esistenti e che stanno funzionando in altri settori, dall’agricoltura, alla pesca e al turismo. Un’industrializzazione sana non può porsi né in concorrenza, né in alternativa ai settori del primario e terziario mettendoli a rischio! A tali dubbi vanno aggiunte domande serie circa le future generazioni: che tipo di impatto avrà un tale impianto sul territorio e sul suo mantenimento e sviluppo? Quanta possibilità di futuro sostenibile è realmente presente in una scelta imprenditoriale di questo tipo? Manfredonia non può dimenticare il suo recente passato industriale di cui porta ancora evidenti e indelebili ferite causate da un inquinamento devastante che, in nome di un progresso economico abortito, ha diffuso malattie le cui conseguenze si continuano a pagare oggi senza sapere ancora per quanto tempo. Queste domande le avevo già sottolineate nell’omelia del Natale 2019, ed inserite in una lettera al Ministro dell’Ambiente del precedente governo, senza ottenere risposta, neppure nella ricezione dello scritto.

La seconda direzione delle mie perplessità è di tipo socio-politico. Di fronte a iniziative imprenditoriali e progetti industriali che toccano in modo profondo e condizionante il territorio, che rischiano di modificare l’eco-sistema e pesare sulle generazioni a venire, è necessario un dialogo trasparente con la popolazione interessata oggi, ma anche con l’occhio a quella che verrà dopo di noi. Al n. 183 della Laudato Si’ il Papa afferma: “E’ sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato. Bisogna abbandonare l’idea di interventi sull’ambiente, per dar luogo a politiche pensate e dibattute da tutte le parti interessate”. E la prima parte interessata è la città di Manfredonia con i suoi cittadini di oggi e soprattutto di domani: è dalle decisioni di oggi che ci giochiamo il futuro, per altro già molto compromesso!  Allora ci dobbiamo augure ed impegnare perché le scelte che si compiono siano il più possibile ragionate e partecipate: per questo bisogna ripartire dal parere espresso dalla cittadinanza attraverso il referendum popolare che, nel novembre 2016, ha manifestato il proprio no con una maggioranza schiacciante superiore al 90 %. Andrebbe almeno riproposta, con una nuova consultazione, la partecipazione pubblica, dopo aver evidenziato lo stato della questione alla luce delle nuove conoscenze scientifico tecniche emerse ultimamente (visto che il progetto è vecchio di 25 anni). Siamo in un paese democratico e la Costituzione all’articolo 1 afferma che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Credo sia opportuno, oltre che corretto, ascoltare la voce di tutta la società civile, delle Istituzioni, Associazioni e Imprese locali attraverso gli strumenti che queste hanno per esprimersi in modo autorevole e responsabile: la voce del popolo non può essere disattesa.

Ribadendo, quanto più volte ho sottolineato, invito tutte le parti interessate al progetto Energas e la cittadinanza a riflettere sul rapporto costi-benefici, a conciliare il lavoro con la salute della popolazione, a custodire un patrimonio ambientale da trasmettere sano e non compromesso alle generazioni future. Condanno energicamente la logica di chi volendo approfittare di tale impianto, per tutelare interessi economici di parte, antepone il profitto e i facili guadagni della speculazione al bene comune di una intera popolazione e del suo territorio. Diversamente, mi sembra che si cammini per una deriva che non solo è contraria al Vangelo, ma anche alla Costituzione italiana.

Ringrazio il Sindaco l’Amministrazione e il Consiglio comunale, le Associazioni ed i Movimenti del Terzo settore, le Figure Istituzionali e Politiche regionali e locali, il Delegato episcopale per il laicato, la Pastorale Sociale, la Pastorale della Cultura, i sacerdoti e laici per quando stanno facendo in merito. Ho promesso di stare accanto e lo farò, e lo faremo come Chiesa.

Uno sguardo positivo lo vorrei dare anche alle promesse che provengono dal PNNR circa interventi di urbanizzazione nella periferia della città, a Borgo Mezzanone. Che la promessa si trasformi in realtà e costituisca veramente la rinascita e la via per il futuro di quella porzione, oggi altamente sfavorita e solitamente dimenticata quando si tratta di compiere scelte politiche e strategiche. Anche i fratelli e sorelle che vivono sulla pista sono nostri concittadini: ossia, con noi costituiscono la città tutta. Non possiamo chiamarli forestieri o peggio clandestini: anche loro, anzi, soprattutto loro, contribuiscono allo sviluppo e mantenimento del nostro tessuto economico locale e spesso ne pagano il costo con la loro stessa vita. E’ negli occhi e ricordo di tutti l’ultimo incidente, di pochi giorni fa, che ha causato la morte di due persone giovani: Ibraim e Queen. Ho partecipato nel cimitero di Manfredonia alla sepoltura di Queen, ed ho apprezzato la vicinanza e commozione di tanti abitanti del Borgo che erano presenti e che da sempre si impegnano per alleviare ed aiutare chi della pista ha fatto la sua città e luogo di vita. Ringrazio i Padri Camilliani che a Borgo hanno accettato di avere residenza, la piccola comunità cattolica della parrocchia di Santa Maria del Grano, con la sua Caritas ed i volontari che si danno da fare con entusiasmo nonostante la scarsezza di mezzi ed i rischi che ne seguono. Ringrazio il progetto dell’Ufficio Migrantes Io ci sto, gli animatori di Casa Speranza e l’operato della Caritas diocesana in quella che è la nostra prima periferia geografica ed esistenziale. Si tratta di essere presenze creative di Vangelo, di esercitare la forza del sale che da sapore a quella terra (cf Mt 5, 13) e del lievito che la fermenta (cf. Mt 13, 33) facendo crescere la giustizia, la coesione sociale e la vera pace. I “martiri” delle ingiustizie palesi ed i testimoni nell’affrontarle per cambiarle in bene non possono che avere la certezza che nelle loro mani e nel loro lavoro sta il futuro vero, bello e possibile di Borgo Mezzanone!

Care sorelle e fratelli nella fede in Cristo e stimati cittadini di Manfredonia, ricordiamo e facciamo memoria di come San Lorenzo ha contribuito a edificare, amando e insegnando l’Amore, una comunità che ancora oggi, nonostante il mutare e lo scorrere del tempo, ha conservato la sua impronta identitaria: un’impronta chiaramente cristiana e di autentica dinamica civile.

Chiediamo al nostro Santo Patrono, che celebriamo annualmente, di intercedere per Manfredonia, per i suoi abitanti, per l’intero suo territorio, perché il sapore, il profumo e la bellezza del Vangelo non manchi mai nella nostra amata e fragile terra garganica.

Amen

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