Le leggende sipontine nei “Diurnali” o “Notamenti”, di Nardacchione e Fanfaluca

Le leggende sipontine nei “Diurnali” o “Notamenti”, di Nardacchione e Fanfaluca
Fanfaluca da Siponto, che nel latino volgare veniva denominato dai biografi, come Faffalone (dal francese Fanfeluche, oggetto di poco conto) nella sua opera pubblicata postuma nel 1400, dal titolo degli “Ornamenti e dei giuochi sipontini”, descrive quelli della “Furcinella” e del “carroccio Chiangonato”.
Questo tema fu trattato anche dal celeberrimo Nardacchione, pantaniere di nascita, ma sipontino da adozione, del quale si conservano gli “Esiti e i Pipeti” presso il locale Codice Diplomatico Sipontino (a quando il restauro?).
Fanfaluca e Nardacchione sono due personaggi, probabilmente apocrifi, come narra Matteo Spinelli da Giovinazzo, dei quali il Decurione al ramo della novella Siponto, se ne dovrebbe occupare con opportune ricerche per le quali ha un particolare “habitus” et “vocatio”.
Negli “Esiti”, Nardacchione narra che: “presso la fraueca della Tribuna imperfecta fuje sipolto Pantaleone. A la Secherdina fuje riesumato dopo trecinti anni e aperta la cascia, lu corpo se ne fujette…” e da allora il “fantasimo” si “agirava” indisturbato tra le dirute mura e presso il pozzo de la Tribuna.
Nardacchione nei “Pipeti” argomenta: “de li favrecatori de la fraveca, lo Mastro Saseppe che nd’a lo foramento iret ad evacuare pe lu scimento, vedea delle femmine zite circumdare lo foramento e addumannare li numeri”.
Ad un certo punto vide una colonna di fuoco uscire dal pozzo e dalla paura se ne scappò. Fermatosi all’altezza della “ruga magna selcata” le medesime lo seguirono e gli dissero: “abballe abballe mastre Geseppe /ca da seje ne sime sette”. E lui rispose: “se me n’esse da sti botte ne ng’ jesse chjùje a cachè la notte”.
Presso la stessa fabbrica, si narra “anco” del processo a Mastro Aldino, pure lui riesumato e messo su un “baldacchino”, ma pare che quello fosse sfondato; cosicché un gattino vezzoso e malevolo, “casceriando”, credendo fosse una palla di lana volle a giocare, per cui, da quel momento rimase senza “attributi nominali”.
Ed allora Mastro Aldino si “scetò”, tra la paura e la meraviglia del popolo e cacciò la gatta, ma essa altro non era altro che una “Mascejere”.
Secondo Faffalone, la diruta Tribuna o imperfecta, nacque nel “solstizio d’estate” e nel giorno più lungo dell’anno e come “festa pagana”, veniva celebrata il 24 giugno con riti propiziatori e soprattutto con l’accensione delle “fanoje” e “vèvete de mirre pe li ciammaruche et lu veschutte”, “come da volontà de lo Re Manfredo, che faceua venire da Trani, dieci uarrili di nettare buono”.
Di Faffalone “palafreniere” è anche la leggenda della sua reincarnazione “ne lo re svevo” e della storia della sua “stacca” che andava ad orinare presso la sorgente della spiaggia Diomede.
Ma questa è un’altra “chicca” si racconterà in appresso, piacente a Dio, ai cani degli abruzzesi ed alla decurionessa.
Anonimo Sipontino
(chi lo vuol conoscere, si fornisca dell’opportuno lascia passare)

di Antonio Castriotta