Cronaca Italia

L’allarme degli universitari. Ruzzon: “Siamo stanchi di piangere i nostri coetanei che non riescono a finire gli studi”

Il suo intervento ha colpito tutti, soprattutto dopo gli ultimi suicidi per i fallimenti accademici. Ieri, all’Università di Padova, Emma Ruzzon (presidente del consiglio degli studenti) ha proclamato un discorso che ha commosso molti. Già l’anno scorso aveva fatto parlare di sé perché si era rivolta al presidente Sergio Mattarella per denunciare il sistema accademico. “Forse non è libera l’istruzione in un Paese in cui l’accesso alla carriera universitaria è ancora ad appannaggio di pochi privilegiati”, aveva detto al cospetto di Mattarella per denunciare i costi alti delle tasse universitarie.

Questa volta, però, la rappresentante degli studenti si è soffermata su un fenomeno che, oramai, sta colpendo molti studenti. “Quand’è che studiare è diventato una gara? Da quando formarsi è diventato secondario rispetto al performare”, ha chiesto la studentessa. 

Il suo gesto (e il suo discorso) ha colpito molti studenti. “Vuol dire che abbiamo colto nel segno: la corona d’alloro deve essere vista come il simbolo del completamento di un percorso personale, di liberazione attraverso il sapere e non di eccellenza e competizione sfrenata. Per questo le abbiamo abbinato un fiocco verde, simbolo del benessere psicologico: la dedichiamo a chi non potrà indossarla e a chi è stato o sta ancora male all’idea di laurearsi”.

Il tema è serio e, sempre più spesso, colpisce molti giovani che non riescono a terminare i propri studi. L’università, hanno voluto ribadire da questa università, non può essere un luogo di morte. “Non si può morire di università: troppi studenti sono state vittime della pressione e della narrazione tossica di un’università in cui è esaltata la retorica di un’eccellenza irraggiungibile, di uno standard surreale. Sta aumentando sempre di più la sensazione e la percezione che se non si è tra i migliori non si avrà una vita decente, e questo non ci può far stare tranquilli. Senza considerare che facciamo parte di una generazione cresciuta con la crisi economica e con il covid e ha paura del futuro, perché saremo la prima ad avere una condizione peggiore di quella che ci ha preceduto: un aiuto è necessario”.

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