Scuola

La Prof.ssa Curtotti si appella a “chiunque ci si riconosca al di là degli accordi di sistema che rischiano di soffocare questo Ateneo”

La prof.ssa Donatella Curtotti, candidata alla carica di Rettrice

dell’Università di Foggia, propone alla Comunità accademica

un “manifesto etico” a cui può aderire «chiunque ci si riconosca

al di là degli accordi di sistema che rischiano di soffocare questo Ateneo».

«Lealmente non sono riusciti a battermi: per provare a farlo

hanno dovutrompere un accordo già siglato, improvvisando intese

fondate su proclami che non contengono alcuna idea di ateneo.

Nonostante tutto credo ancora in questa Università

e nella sua Comunità accademica. Anzi, proprio la palese mancanza

di stile, lealtà e serietà mi spingono a proporre un “manifesto etico” a cui

può liberamente aderire ogni avente diritto al voto, chiunque non si riconosca

in tutto quanto imbastito scorrettamente da e in favore di Lo Muzio.

Ci avevo visto giusto, purtroppo, quando ho fatto dell’etica

il punto centrale della mia campagna elettorale. Mi batto perché

questa Università si dimostri più pulita ed eticamente più corretta.

Solo così potrà sentirsi degna della città che la ospita e che,

a parole (solo a parole), dice di voler cambiare».

La prof.ssa Donatella Curtotti annuncia di non ritirare la candidatura a rettrice dell’Università di Foggia e di voler affrontare con consapevolezza la seconda tornata elettorale (di giovedì 23 marzo 2023), affidando a questa “lettera aperta” le ragioni della sua scelta.

«Finché abbiamo lottato ad armi pari sono palesemente prevalse le competenze, la passione, la libera scelta degli aventi diritto al voto e soprattutto la voglia di cambiamento, espressa attraverso un primo turno elettorale che parlava chiaro, raccontando cioè di un potenziale orientamento della Comunità accademica verso la candidatura della sottoscritta. Poi, con il ritiro quasi simultaneo delle candidature dei colleghi Serviddio, Sinigaglia e Valerio, mi sono di colpo resa conto che l’ “accordo di sintesi” (nato in realtà molte settimane prima) tra me e il prof. Lo Muzio, circa la convergenza – in caso di seconda tornata elettorale – verso la candidatura più suffragata al primo turno, era stato rotto senza comunicazione, senza alcuna giustificazione. Eppure si trattava di un accordo caratterizzato da visioni comuni e da una forte sensibilità etica, oltre che dalla personale consapevolezza dell’importanza del coinvolgimento dell’area medica (che, al di là della grottesca reunion elettorale, negli ultimi mesi si è distinta soprattutto per le relazioni a dir poco tese tra i due candidati medici Lo Muzio e Serviddio, che in alcune circostanze si sono spinte al limite della legittimità). Negli ultimi giorni ho declinato diversi tentativi di accordo nel rispetto del patto sottoscritto con il prof. Lo Muzio, fino a quando il 15 marzo scorso le urne hanno espresso una preferenza netta, rivelando un Dipartimento giuridico granitico e la sorprendente convergenza verso la sottoscritta anche di Docenti e Personale TAB di altri Dipartimenti (deduzione che si può facilmente ricavare dal conteggio dei voti del primo turno, giacché alle circa 56 preferenze accreditate al Dipartimento di Giurisprudenza se ne sono aggiunte 80, evidentemente provenienti da altri Dipartimenti o da altre risorse individuabili tra Personale TAB o tra Studenti). Fin qui la sola realtà!

Ora, la convergenza verso il collega Lo Muzio mi lascia basita, molto più che amareggiata. Non perché non abbia messo nel conto di poter perdere, ma ciò che mi ha ferito di più come persona e come rappresentante di un’Istituzione è stata la totale assenza di lealtà (nei miei confronti e nei confronti di quanti mi hanno sostenuta, dal momento che ciascuno di noi non rappresenta solo sé stesso ma un elettorato attivo) e coerenza. Come si possono ipotizzare accordi con chi coltiva un’idea di Università diametralmente opposta alla propria? Come si possono ipotizzare accordi con chi è stato criticato (via comunicati stampa, quindi pubblicamente) fino a pochi giorni prima? E come si fa a credere che la volontà di 3 candidati possa rappresentare la complessiva volontà dei loro Dipartimenti? I docenti sono stati interpellati? E’ questo il rispetto che dicono di avere verso le persone? Come si fa a essere credibili agli occhi della Comunità universitaria, dei giovani Ricercatori, degli Studenti? Ho trovato offensive molte cose, anche l’ultima email di Lo Muzio alla Comunità accademica, in cui – senza accennare minimamente alla sottoscritta – parlava paradossalmente di “futuro leale”. Ecco, tutta questa disonestà intellettuale e questa sostanziale disumanità mi fanno paura. E’ da molti anni che rivendico con urgenza il ritorno di UniFG a un’etica consona a un’Accademia, ragione per cui propongo un “manifesto etico” a cui può aderire ogni avente diritto al voto, chiunque non si riconosca in chi vuol far passare l’idea che UniFG sia solo accordi sotto banco e mera logica della mediocrità. Ci avevo visto giusto, purtroppo, quando ho fatto dell’etica il punto centrale della mia campagna elettorale».

Soprattutto gli ultimi giorni raccontano di un Ateneo che deve cambiare, che deve ricominciare dal rispetto. Questa campagna elettorale ne è la plastica dimostrazione. Non ho voluto credere alle ingerenze esterne di ogni tipo, come quelle dei docenti provenienti da altri Atenei (chiamati a presidiare gli uffici dell’Amministrazione centrale), come l’irruzione di interessi sovraccademici nella competizione, come le promesse che avrei fatto bene a interpretare almeno come verosimili, anzi vere. Non ho voluto credereche la “parola data” e la “dignità di docenti universitari” valessero così poco, tanto poco da piegarsi senza ritegno alla logica del tanto peggio tanto meglio, derubricando il futuro di UniFG a una confusa concentrazione di interessi né pubblici né scientifici. Non ho voluto credere ai surreali “picchetti elettorali”, organizzati all’ingresso di Palazzo Ateneo da chi ha confuso la missione della docenza con quella della militanza. Non ho voluto credere, più di ogni cosa, ad un’Accademia ispirata dal più rozzo corporativismo, da una filosofia esistenziale degna solo di un foro boario. E invece questo è successo, è successo tutto quello a cui non volevo credere. A cominciare dal fatto che il prossimo rettore dell’Università di Foggia potrebbe non essere espressione della libera scelta dei votanti, ma di logiche perverse che afferiscono più all’intolleranza di “certi capibastone” verso la democrazia. Lealmente non sono riusciti a battermi, per provare a farlo stanno ricorrendo ad accordi scomposti, scoordinati, irrispettosi della volontà dei singoli. Segno di un asse poco credibile, anche in un eventuale futuro.

Con questa mia annuncio di continuare, più forte e motivata di prima, ringraziando quanti (molti più dei 139 voti, stando alle tantissime email ricevute, ai messaggi di incoraggiamento e al fiume di testimonianze di vicinanza ideale e programmatica) in questi giorni mi stanno sostenendo. Lo faccio con tutto il cuore per la passione, la fedeltà e la lealtà mostrate, chiedendo altresì di esercitare il voto secondo libera coscienza e onestà morale, tenendo conto che l’idea di Ateneo che rappresento (e ho rappresentato in questi sei anni di direzione dipartimentale) non è contenuta né compatibile con l’unico candidato ancora in gioco né con i suoi nuovi alleati. Non potrei sopportare un’Università in cui il raggiungimento del fine personale calpesti ogni dignità personale, in cui la sola cosa che conta non è vincere (a qualsiasi costo) ma impedire che ci riesca chi risulta scomodo. Mi batto perché questa Università si dimostri più pulita ed eticamente più corretta. Solo così potrà sentirsi degna della città che la ospita e che, a parole (solo a parole), dice di voler cambiare».

Donatella Curtotti

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Comunicato Stampa

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