Monte Sant'Angelo

Jazzo Ognissanti: una gemma nella roccia che non ti aspetti di trovare

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JAZZO OGNISSANTI: UNA GEMMA NELLA ROCCIA CHE NON TI ASPETTI DI TROVARE.

Arthur Bloch diceva che si troverà sempre una cosa nell’ultimo posto dove la si cerca, una frase che sembra fatta apposta per Jazzo Ognissanti, una gemma rupestre incastonata sul costone della Valle Scannamugliéra.

Stiamo parlando non solo di una chiesa rurale ma di un villaggio rupestre poco conosciuto, collocato sulla via di pellegrinaggio che portava al Santuario di Monte Sant’Angelo.

Domenico Luciano Moretti ci spiega che esso era situato a ridosso di una delle tante arterie che portavano al Santuario di San Michele, collocato in un contesto paesaggistico e naturalistico di notevole valenza, riconosciuto tra i paesaggi rurali storici in area Parco Nazionale del Gargano come “Sito di Interesse Comunitario”, in grado di esprimere un elevatissimo potenziale attrattivo turistico.

Nello specifico, il complesso, mai veramente indagato archeologicamente, viene datato intorno agli inizi del IX secolo. Esso è composto da diversi ipogei e da una chiesa rupestre, dedicata all’Agnus Dei. Nella chiesa sono ancora presenti gli affreschi, datati alla seconda metà del XIII secolo, che nonostante presentino i tipici stilemi della pittura bizantina, rientrano nell’ambito dell’arte pittorica pugliese tardo medievale.

Non solo. Gli affreschi, ormai in pessimo stato di conservazione, presentano una serie di graffiti di notevole importanza, che testimoniano l’intenso pellegrinaggio medievale verso il santuario micaelico. Il sito, infatti, è collocato lungo il suggestivo percorso conosciuto come “Scannamugliéra”, ovvero una delle principali arterie della cosiddetta Via Francigena che si connette al sito UNESCO del Santuario di Monte Sant’Angelo.

Alessandro De Troia puntualizza che già il Serricchio, tra i primi a studiare l’area, ne lamentava lo stato di abbandono, agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso. Il complesso è interamente ricavato nella roccia e in maniera piuttosto centrata rispetto alle altre aree si trova il vano della chiesa rupestre.

Essa è a pianta rettangolare e misura 9,30 m x 4,70 m, con un’altezza di 2,70 m. Il presbiterio è sopraelevato e i resti dell’altare si trovano al centro, mentre sulla parete sinistra vi si può ammirare una nicchia ad arco acuto con un giglio sovrastante. Sulla parete destra vi è un’ulteriore nicchia, questa volta ad arco a tutto sesto, che in letteratura viene riferita come ‘diakonikon’, ovvero la zona della chiesa in cui si conservavano i paramenti e gli arredi liturgici. Sugli stipiti delle pareti a est e a sud si notano ben dieci croci scolpite nella roccia, mentre all’ingresso vi è un capitello in pietra che probabilmente sormontava una colonna oggi andata perduta.

La parte più interessante, sotto l’aspetto del patrimonio artistico, si trova sulla parete che si affaccia sull’ingresso. Inscritti in due grandi riquadri a cornice rossa si trovano due affreschi, purtroppo seriamente danneggiati dal tempo e dall’incuria.

Il primo misura 2,00 m x 1,70 m e raffigura San Michele, come si può notare anche dalla scritta S. (ANCTVS) MICHAEL, che richiama gli affreschi della chiesa di Santa Maria Maggiore di Monte Sant’Angelo.

Il secondo, a pochi metri di distanza, raffigura un trittico con al centro quello che poteva essere un Cristo Pantocratore, una Crocifissione a destra e la Madonna con il Bambino a sinistra. Il ciclo misura 2,70 m x 1,20 m.

La datazione di questi affreschi è incerta anche se in letteratura si è ipotizzato un lasso temporale che va dalla fine del XII alla seconda metà del XIII secolo. Su entrambi gli affreschi balzano agli occhi i tantissimi graffiti che, con molta probabilità, furono apposti dai pellegrini in cammino verso il Santuario, gesto piuttosto comune per coloro che a scopo devozionale volevano lasciare il segno del loro passaggio, i cosiddetti ‘graffiti di memoria’ (più volte abbiamo trattato questo interessante argomento in vari post).

Sia il Serricchio che il Giuffreda hanno elencato e trascritto i graffiti presenti sugli affreschi, mentre il graffito sulla parete destra della chiesa raffigurante una nave è stato analizzato in primis dal Fischetti, che lo indentifica come tale perché vede sulla nave otto persone come quelle salvate dal diluvio e, successivamente, approfondito da Infante. Poco, invece, è stato scritto per i diversi stemmi, incisi da quelli che sembrano “cavalieri provenienti d’Oltralpe e diretti Oltremare”.

Infatti, continua il De Troia, nella immensa mole di graffiti che ricoprono le pareti della chiesa, questi stemmi balzano all’occhio, lasciati in alto sulla destra della cornice del San Michele. Con molta probabilità questi segni sono stati incisi nello stesso momento da cavalieri che si dirigevano lungo la via dei pellegrini che conduce a Monte Sant’Angelo.

Sono in totale sette e il Serricchio ne ha dato una restituzione grafica. Osservando attentamente la cornice, pare se ne possa aggiungere un ottavo appena sopra i due scaglionati sulla cornice destra.

Per analizzare nel dettaglio ciascuno stemma e per facilitarne la lettura si assegnano ai graffiti un numero e una descrizione araldica a partire dal primo sulla sinistra della cornice superiore, scorrendo verso destra, fino alla cornice laterale:

1. Bandato al capo;

2. Allo scaglione;

3. Bandato al capo;

4. Alla croce traversa;

5. Al leone con la coda biforcuta;

6. Allo scaglione;

7. Allo scaglione;

8. Al dragone.

Nulla esclude che ci potessero essere altri stemmi nella rimanente parte della cornice ma le condizioni di completo deperimento dell’affresco non permettono ulteriori congetture.

Per approfondire questo intrigante discorso si rimanda allo studio completo del De Troia, “Note su alcuni stemmi della chiesa rupestre di Jazzo Ognissanti sul Gargano”, scaricabile in PDF gratuitamente al seguente link: https://www.academia.edu/…/Note_su_alcuni_stemmi_della….

Intorno alla chiesa anticamente sorgeva un villaggio, oggi testimoniato da abitazioni scavate nella roccia, viottoli e scalinate, cisterne, recinti per gli animali, torchi e forni. All’interno della chiesa rupestre vi sono anche, come già accennato, i resti di un altare.

La “Scala Santa”, fino alla metà del XX secolo, era ancora uno dei più frequentati itinerari sacri verso la Grotta di San Michele di Monte Sant’Angelo.

Sono state identificate anche delle tombe, contrassegnate da una croce. Una di queste appare singolare per la grandezza e l’originalità dell’incisione: una croce greca affiancata da un’altra inscritta

in un cerchio.

Insomma, un sito straordinario come altri nel cuore del Gargano; una gemma preziosa, a dir poco. Si auspica una valorizzazione ma soprattutto una forte e decisa tutela del sito di Jazzo Ognissanti, prima che il tempo cancelli ogni traccia di queste inestimabili testimonianze.

Archivio di Giovanni BARRELLA.

Fonti:

– Domenico L. Moretti, Domenico S. Antonacci, “Jazzo Ognissanti, un villaggio rupestre sulla via Francigena”, in I Convegno sui ‘Beni Culturali in Puglia. Dialoghi multidisciplinari per la ricerca, la tutela e la valorizzazione’, Bari, 2020.

– Alessandro De Troia, “NOTE SU ALCUNI STEMMI DELLA CHIESA RUPESTRE DI JAZZO OGNISSANTI SUL GARGANO”, estratto da KALKAS, Centro Studi Storico Archeologici del Gargano, I, 2019.

Si ringrazia vivamente Matteo PRENCIPE per le foto della galleria di Jazzo Ognissanti

Garganodascoprire

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