In interioritate animae habitat Deus

In interioritate animae habitat Deus
L’uomo “è”, in quanto fonde in sè stesso, pensiero e azione; è realtà immanente.
Gesù figlio di Dio è realtà immanente e trascendente. Due cose presenti nella stessa persona, natura divina ma anche essere umano.
Questo concetto introdotto da Agostino di Ippona è alla base della Teologia (di natura neoplatonica) del grande vescovo della Numidia, ma è anche alla base della teologia dei neo aristotelici come Alberto Magno e Tommaso d’Aquino.
La fede è la radice di un compromesso tra sacralità, spiritualità ed etica. Un concetto che trascende la natura umana e che va oltre le nostre semplici comprensioni. D’Altronde come non immedesimarsi nella tribolazione di Sant’Agostino, il quale in un momento della sua vita terrena vedeva nel manicheismo la spinta verso una filosofia libera dai vincoli della fede e propensa ad una visione scientifica della natura umana.
Lo stesso Rousseau riprende questi concetti nel giusnaturalismo, laddove non esisteva la società che è di fatto un esercizio di regole e pertanto lede alla libertà della natura.
Nelle nostre fantomatiche democrazie le regole sono il frutto di un compromesso becero, di una improbabile libertà basata su dettati scritti ad uso e consumo di chi detiene il potere, di chi vince.
Le minoranze rappresentano lo scarto, sono il braccio tagliato di Satnam Singh, o la dipartita sotto il sole cocente di luglio di Afzal Muhammad. Sono i tanti civili che muoiono per far fuori Mohammed Deif, capo militare di Hamas a Gaza, ucciso in un raid di sabato scorso sul campo profughi di al-Mawasi nel sud della Striscia.
Le minoranze sono quelle che si devono accontentare al potere delle maggioranze.
Non sono e non possono essere una risorsa. Ed anche nelle maggioranze esistono le minoranze, insomma siamo intrappolati in una serie di Matrioske da cui è difficile uscire fuori.
Come ha giustamente affermato Umberto Galimberti nella sua lectio magistalis tenuta al teatro Malibran il 19/10/2023 u.s.: “La libertà non esiste. Esiste però l’idea della libertà che ha fatto storia. Per questo bisogna aver cura delle idee, sottoporle a critica. E questo è proprio l’esercizio del pensiero”.
Scartare a priori è tipico degli arroganti e degli ignoranti, e ne siamo pieni di gente, che a corto di sintassi, di congiuntivi e di aggettivi, ritiene di pontificare le masse con strampalate performance artistiche e dialogiche.
Del resto tutto la società di oggi risente di questa approssimazione e di questa pochezza. Oggi tutti possiamo avere un microfono in mano e sparare minchiate. Una volta vi era una selezione nella scelta degli uomini nelle rispettive professioni.
Oggi la massificazione culturale ha prodotto un livellamento verso il basso, laddove diventa facile mortificare il talento.
Non ci rendiamo conto, ma citando ancora Galimberti, siamo diventati semplici strumenti dell’apparato tecnico-economico. Abbiamo bisogno dei like per sentirci appagati, i nostri sentimenti non hanno sostanza. Le nostre passioni devono essere appannate dalla ragione del più forte.
Si tratta di diventare come gli insetti infestanti “Ungeziefer” della Metamorforsi di Kafka, laddove il lettore è trascinato in una emarginazione sociale, che vive Gregor Samsa dal momento in cui si ritrova in un corpo che non è il suo e appunto quando viviamo nostro malgrado in una vita che non è la nostra.
Non dobbiamo dimenticarci che “In interioritate animae habitat Deus”, e in nome di questo Dio bisogna combattere ed essere forti. L’arroganza del potere, del mostrarsi e del comandare tout-court è mera mercificazione dell’essere vivente.
Non cadere in questa trappola è un richiamo per tutti!.
Giovanni Ognissanti