“Il Decreto Calderoli ucciderà la sanità pubblica”, l’allarme di Repubblica

Il governo Meloni, con il via al decreto Calderoli sull’autonomia differenziata, ha aperto al strada a un vero e proprio smantellamento della sanità pubblica. Secondo Repubblica, infatti, l’autonomia differenziata disegnata da Calderoli toccherà in primo piano le questioni che riguardano la sanità e il Servizio Sanitario Nazionale. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari oggi titolava in maniera polemica contro il Ministro: “Così il governo uccide la sanità pubblica“. Il disegno di legge riesce ad anticipare gli effetti di un piano che “andrà bene ai cittadini del centro-nord, ancor meglio ai benestanti”. Il decreto prevede che, in materia di sanità, le regioni abbiano “una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi”.
La Fondazione Gimbe, nel suo report sul regionalismo differenziato in sanità, ha parlato di un’opportunità dannosa per il bene del Servizio Sanitario Nazionale come diritto equo per tutti i cittadini. “Il regionalismo differenziato renderà la regioni del Centro-Sud, che avranno sempre meno risorse per riqualificare i loro servizi, clienti dei servizi prodotti dalle regioni del Nord. Che avranno clienti da tutta Italia”.
Secondo la fondazione di ricerca, presieduta da Nino Cartabellotta, le regioni virtuose avranno la capacità di rendere migliori i loro servizi, lasciando indietro le regioni del Sud e creando, di fatto, 21 piccoli staterelli autoriferiti ed egoisti.
Qualche mese fa, proprio il Gimbe, avvertiva questo pericolo: “Tenendo conto della grave crisi di sostenibilità del SSN e delle imponenti diseguaglianze regionali, la Fondazione GIMBE invita il Governo a mettere da parte posizioni sbrigative e propone in prima istanza di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie. In subordine, chiede che l’eventuale attuazione del regionalismo differenziato in sanità venga gestita con estremo equilibrio, colmando innanzitutto il gap strutturale tra Nord e Sud del Paese, modificando i criteri di riparto del Fabbisogno Nazionale e aumentando le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle regioni”.