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I passeggeri del Titan sono morti: il sommergibile è imploso

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I passeggeri a bordo della Titan sono morti. La guardia costiera USA, tramite l’ausilio di un robot, ha ritrovato alcuni rottami, fra cui la parte posteriore e il telaio di atterraggio del sommergibile. Secondo le prime ipotesi, il batiscafo disperso domenica scorsa è imploso. “Crediamo che l’equipaggio del nostro sommergibile sia morto”, ha dichiarato la OceanGate, la società che ha organizzato il tour per guardare il relitto del Titanic. 

La guardia costiera di Boston ha confermato che i rottami ritrovati, cinque in tutto, sono proprio del Titan e parlano di una drammatica perdita di pressione. “Continueremo a ispezionare l’area dove sono stati ritrovati i rottami”, spiegano, ma ad ora non è possibile definire una dinamica e una tempistica esatta dell’incidente. Il termine ultimo delle 13.18 di questa mattina, allo scadere delle 96 ore di ossigeno disponibile, potrebbe rappresentare solo un momento simbolico, considerando che il mezzo potrebbe essere anche imploso qualche ora prima.  

Le operazioni di ricerca erano state complesse e difficili. “Anche in casi particolarmente complessi, la volontà di vivere delle persone deve essere presa in considerazione. E così continuiamo a cercare e continueremo i nostri sforzi di salvataggio”, aveva detto John Mauger, capo delle operazioni. 

Nelle ultime ore, prima del ritrovamento dei detriti, si era sperato in qualche ora di autonomia per l’ossigeno a disposizione dei cinque a bordo del Titan. Gli esperti avevano spiegato che, con le dovute accortezze, si sarebbe potuta risparmiare una quantità nominale di consumo di ossigeno che avrebbe potuto dare qualche ora di autonomia in più alle cinque persone a bordo del mezzo. Il tempo, però, avrebbe giocato comunque a sfavore della loro sopravvivenza perché – anche se le operazioni avessero trovato in poche ore il sommergibile – il tempo per riportarlo su sarebbe stato troppo. “Non sappiamo quanto tempo ci vorrebbe ma in uno scenario operativo normale pensiamo che ci vogliano circa due ore per scendere in profondità e ancora circa due ore (per risalire). Più lungo è il tempo che trascorre, minori saranno le possibilità di successo”, aveva detto Rob Larter, geofisico marino del British Antarctic Survey. 

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