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Goal.com: “Dai dilettanti alla Champions e ritorno: la storia di Barusso”

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La storia di Barusso è di quelle roller-coaster, se amate gli ormai esplosivi termini inglesi, altrimenti finemente dette montagne russe. Perché non si può definire altrimenti il suo percorso, iniziato nel lontano 2003, poco più che 18enne di belle speranze proveniente da Accra, Ghana, nell’era forse più importante del calcio di tali paralleli. Certo, Coppa d’Africa lontana anni, ma prima qualificazione ai Mondiali, vicina. Altra storia.

Barusso arriva in Italia per la gavetta, senza sapere quale sarà il suo futuro nel lungo periodo. Nel breve la felicità di essere approdato nel suo primo paese calcistico, in Serie D però, al Manfredonia. Diventa il primo calciatore di colore nella storia del club, e uno più amati in assoluto. Del resto la sua crescita è costante, la sua forza fisica si unisce ad una tecnica non indifferente a tali livelli, sopratutto se lui appena maggiorenne, comincia a bombardare con fortune sempre meno alterne i portieri avversari.

Doppia promozione dalla D alla C1, passando per la dimenticata C2 e chiamata da parte del Rimini in Serie B. Una cadetteria talmente variegata da far paura, una seconda massima serie, verrebbe da dire. Perché il 2006/2007, sì, quello in cui vi è cataputata la Juventus, in cui dominano Napoli e Genoa, dove fatica il Verona e finisce a metà classifica il Bologna. Dove è proprio il team Barusso ad accogliere Madama bianconera, fermandolo subito.

Quell’1-1 è storia e leggenda e Barusso si trova ad incrociare gli scarpini con tre Campioni del mondo freschi freschi come Buffon, Del Piero e Camoranesi. Lui, che mitragliava i portieri nelle serie inferiori poco prima. Un sogno. Il suo Rimini sarà tra le migliori squadre di quella B 2006/2007, ma non abbastanza per salire nella massima serie. Un peccato. Per Ahmed, metà. Metà gioia, metà dolore. Tanto dolore.

Perché sì, il Rimini fa meglio del previsto, ma lui si rompe la tibia dopo otto presenze e due goal, una media ottima per un interno di centrocampo. Stagione finita, ma non i sorrisi. Perché nel dolore del crack, la chiamata della Roma, che vede in lui un investimento sicuro una volta tornato dall’infortunio. E così, la sua stella continua ad illuminarsi ancor più, tendente ad esplodere, tanto grande la scalata dalla D alla A.

Assapora pure la Champions League, tornato in campo, Barusso. La sente, emozionato, gioca qualche scampolo di gara con i giallorossi, ma il grave infortunio a pesare sulle sue ossa, più un centrocampo della Roma che può contare su Campioni del Mondo ed ultra-star internazionali, non permette di andare oltre le cinque partite totali in sei mesi. E così cessione e punto più alto della montagna russa (ghanese) raggiunto.

Una classica storia di continui prestiti, iniziata però nel migliore del modi, almeno nel mondo scelto. Perché Istanbul è una megalopoli incredibile e il Galatasaray la sua squadra più importante. Anche qui però vale il filo del destino che ancora lo collega al suo passato, seconda scelta per una condizione non ancora ottimale a come nel caso della Roma, un centrocampo folto ed intoccabile.

Alle già citate due presenze in Champions si aggiunge una, con goal, in Europa League. Poi più nulla. Il ritorno in Italia porta a due gettoni col Siena in A. Poi più nulla. Dal 2009, la discesa. La stella esplode, in frantumi, polvere di astro nascente. C’è la magica piazza del Torino in Serie B con cui fa bene, il Livorno, il Brescia. E a scendere, sempre nella stessa serie, la Nocerina e il Novara.

Gli anni, a quel punto, sono trenta. E non c’è stata nessuna svolta, nessuna curva verso l’alto. La discesa è inesorabile perché il mondo è andato avanti senza Barusso, mentre lui sorridente, ha continuato a giocare, imparare, calciare, bombardare. Gli -enta fanno rima, un decennio dopo, con il ritorno in C, ora Lega Pro. All’Arezzo gioca una sola gara, dopo aver provato a firmare col Messina, senza aver raggiunto l’accordo finale.

La freccia della carriera è rossa e non più verde, sempre più giù, nuovamente colpito dai guai muscolari che non l’hanno mai abbandonato. Barusso rimane fermo, aspetta di giocare e divertirsi semplicemente perchè il treno ormai è passato e la montagna, quella russa, non è più salita verso l’alto. Aspetta solo la fiducia di qualcuno per scendere in campo e godersi l’Italia, i suoi borghi, il pallone senza troppe pretese.

Lo accoglie la sesta serie con il Virtus Camposanto, quindi la quinta, l’Eccellenza, con il Colorno, e ancora la Promozione, sesta, nel 2020/2021, a far rima con il Terme Monticelli. Oggi milita in Terza Categoria, con la maglia del Team Crociati Parma.

Il treno dell’ottovolante è tornato alla partenza, i dilettanti, dove il primo biglietto era stato pagato. L’ebbrezza del cielo è stata provata. Se effimera o meno, sta a Barusso dirlo.

articolo completo: https://www.goal.com/it/notizie/dai-dilettanti-alla-champions-e-ritorno-la-strana-storia-di-barusso/1klb2a867i9m81izbnxknbbppk

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Redazione

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