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ESCLUSIVA – Baiano: “Sogno di vedere il Foggia in Serie A. Il Napoli può vincere lo scudetto”

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Matteo Gentile

Soprannominato “Baianito” da Maradona, Francesco Baiano ha vissuto una carriera ad alti livelli. Ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo del calcio nel suo Napoli, squadra che ha sempre seguito dall’età di 4 anni, quando il padre lo portava in Curva B. Guardava con occhi sognanti i suoi eroi e lavorava sodo per poter essere come loro. Dopo tutta la trafila nelle giovanili del Napoli l’approdo in prima squadra, ma la sua sfortuna è stata di avere davanti a sé campioni come Maradona, Careca e Carnevale. Ha cercato fortuna altrove ed è passato al Foggia, dove sotto la guida di Zeman è esploso definitivamente. Alla Fiorentina si è confermato campione carismatico e la sua carriera parla da sé.

Face to face con Ciccio Baiano

Boscaglia è l’uomo giusto per questo Foggia?

“Ha allenato piazze importanti come Palermo e Trapani ottenendo buoni risultati. L’esperienza ce l’ha, bisogna solo concedergli tempo e fiducia”.

È troppo presto per fare pronostici, ma secondo lei questa squadra ha qualche chance di salire in B?

“Il Foggia ha fatto una campagna acquisti importante. Sono arrivati giocatori come Costa, Vuthaj, D’Ursi e Nobile. La società ha voluto dare un segnale alla tifoseria ma è bene ricordare che il campionato di Serie C è molto difficile. I giudizi vanno dati a fine stagione”.

L’ultimo grande Foggia è stato quello di Zemanlandia e del “Trio delle Meraviglie”.

“Sono stati anni bellissimi. La squadra faceva bene ed il gruppo era molto unito. I due anni a Foggia mi hanno fatto crescere tanto ed è grazie alla guida del mister che ho vinto il titolo di capocannoniere ed esordito in nazionale. Il segreto del nostro gioco stava nel gruppo. Ci fidavamo l’uno dell’altro e tutto ciò che facevamo era per il bene della squadra. Quando siamo saliti in A vincendo il campionato, nessuno ci dava per favoriti. Noi ci credevamo, lo volevamo. Tutto partì da quel rigore. È da lì che ebbe inizio la nostra favola”.

Si elogia troppo spesso Maignan per la sua bravura con i piedi e ci si dimentica invece di Franco Mancini, il libero coi guanti.

“Franco era una persona eccezionale e un grande portiere. Non si limitava a parare. Era molto bravo a giocare palla al piede e possedeva una grande tecnica nei rilanci per i compagni. Con il suo sinistro innescava subito gli attaccanti e siamo stati fortunati ad averlo in squadra. È stato l’antesignano del portiere moderno”.

Arrivò al Foggia dopo l’esperienza al Napoli di Maradona. Quanto l’ha aiutata a crescere la figura del Pibe de Oro?

“Avevo appena sedici anni quando ho conosciuto Diego e divenne la mia guida. Sono stato fortunato e sfortunato al tempo stesso”.

In che senso, si spieghi meglio.

“Mi sono allenato al fianco di Maradona, Careca, Giordano e Carnevale. Sono stato fortunato perché da loro ho imparato tanto ma al tempo stesso avendo davanti dei fenomeni non avevo spazio per giocare. E come dico sempre sono dovuto nascere dieci anni dopo”.

A Napoli manca un trofeo da troppo tempo. Spalletti può rivelarsi l’Ottavio Bianchi di oggi?

“Sicuramente. Quest’anno è un campionato particolarissimo, ci sarà la sosta per i Mondiali in Qatar, e può succedere di tutto. Il Napoli ha iniziato bene e possiede le carte giuste per vincere il campionato”.

Nel corso della sua carriera ha giocato al fianco di tanti campioni, tra cui Batistuta.

“Arrivai alla Fiorentina per giocare in un ruolo diverso. A Foggia facevo la prima punta mentre qui avrei dovuto coesistere con un altro attaccante, uno dei più forti. Mi misi subito a disposizione della squadra e del mister, non vi erano conflitti di interesse, anzi. A me stava bene essere la spalla di Gabriel e con lui si instaurò sin da subito un forte legame che andò ben oltre il rettangolo di gioco. È stato così che siamo riusciti a divertirci e a far divertire i tifosi Viola”.

Ha esordito in Nazionale nel 1991, ricorda quel momento?

“Ogni bambino che inizia a giocare a calcio ha due sogni: giocare per la squadra della sua città e vestire la maglia della nazionale. Io li ho realizzati entrambi e l’emozione che ho provato è stata indescrivibile. Sin dall’età di 4 anni andavo con mio padre in Curva B al San Paolo (Diego Armando Maradona ndr) e guardavo con occhi sognanti i miei eroi. Mi impegnai a fondo per farmi notare e alla fine, dopo aver fatto tutta la trafila sono arrivato in prima squadra. Vestire la maglia del Napoli è stato per me come toccare il cielo con un dito, mentre l’esordio in nazionale impossibile descriverlo. Troppe emozioni che per capirle vanno vissute”.

In nazionale ha conosciuto Sacchi.

“Era un rivoluzionario. Le sua filosofia di calcio andava ben oltre gli schemi e non a caso venne soprannominato il Profeta di Fusignano. Il suo gioco era propositivo e la mia fortuna è stata aver avuto come allenatore Zeman, uno dei fautori di quello stile di gioco. Grazie agli insegnamenti del boemo riuscii a inserirmi in quelli di Sacchi e non posso che ringraziare entrambi per ciò che mi hanno trasmesso. Per come intendevano il calcio, loro erano proiettati verso il futuro”.

Un brutto infortunio non le ha permesso di essere convocato a USA ’94.

“Sono rimasto fermo per 7 mesi. Ero nel giro della nazionale e quell’infortunio mi fece perdere quel treno. Doveva andare così, ma uno sportivo è consapevole che queste cose possono succedere”.

A proposito di Mondiali. L’Italia non parteciperà nemmeno alla prossima edizione.

“Mancini è un grande allenatore con idee innovative. Ha vinto un europeo giocando un calcio propositivo puntando tutto sui giovani e non poter giocare il mondiale lascia una grossa delusione ma lui non ha colpe. La differenza non la fa il mister ma i calciatori. Avere un allenatore preparato aiuta molto ma senza fuoriclasse non si vince. Cambierò idea solo quando i vari Guardiola, Klopp e Ancelotti vinceranno un titolo con squadre di bassa classifica”.

Se il Napoli dovesse vincere lo scudetto e il Foggia salire in B, come festeggierebbe l’evento?

“Così su due piedi non saprei, ma sicuramente sarebbe una gioia immensa vedere trionfare queste due squadre. Anche se il mio sogno più grande è di vedere il Foggia sempre in Serie A”.

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Antonio Ferrantino

Giornalista a 360 gradi, dopo l'Università rincorre il sogno di lavorare nel mondo dell'informazione. Grazie a qualche assist del Destino, trova impiego presso le più autorevoli testate giornalistiche del Bel Paese alternandosi tra web e cartaceo.

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