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Elena Del Pozzo. La madre: “Non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo”

A ritroso, i dettagli sugli attimi prima della morte di Elena Del Pozzo lasciano increduli. A raccontarli è sua madre, Martina Patti, ventiquattro anni, colpevole dell’omicidio di sua figlia. Durante l’interrogatorio la madre ha raccontato i momenti prima dell’omicidio: gesti quotidiani, momenti normali prima dell’orrore. La bambina, dopo l’asilo, lunedì era ritornata a casa. “Ha voluto mangiare un budino, aveva già pranzato a scuola, poi ha guardato i cartoni animati dal mio cellulare. Io intanto stiravo, in serata dovevamo andare da un amico di famiglia per festeggiare l’onomastico insieme ai miei genitori e la bambina era contenta”.

Sembra un racconto di normalità, quello di sua madre e sua figlia, la prima impegnata con le sue faccende domestiche, la seconda incollata – come molti bambini ormai – ai suoi cartoni. Sono stati gli ultimi momenti di vita spensierati per Elena: poi il baratro, forse la paura, sicuramente l’orrore. “Io ed Elena siamo uscite per andare a casa di mia madre, ma poi ho rimosso tutto, ricordo solo che siamo scese per le scale e null’altro. Erano le 14.30 quando siamo uscite. Ricordo solo di essere andata in quel campo”. 

Del gesto, e delle sue immediate conseguenze, la mamma ha confessato di non ricordare nulla. “Non ricordo dove ho messo il coltello. Mi sono cambiata a casa i vestiti indossati quando ero con la bambina: non erano sporchi di sangue, ero macchiata solo nelle braccia e ricordo che piangevo forte”. 

Della bambina, di sua figlia, nemmeno un ricordo. Mattina Patti non ricorda nulla delle sue reazioni, come se fosse sprofondata in un cono d’ombra con il suo orrore materno. “Quando ho colpito Elena avevo una forza che non avevo mai percepito prima. Non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo, forse era ferma, ma ho un ricordo molto molto annebbiato”. 

Gli inquirenti e i vicini di casa hanno descritto la donna come fredda, determinata. “Calcolatrice al punto di rendere convincenti le sue bugie sul sequestro della bimba fatto da tre incappucciati”. Un suo amico piange e racconta a Repubblica quella determinazione a doppia lama. “Martina ha espresso una forza incredibile per la vita come per la morte di sua figlia: quando rimase incinta di Elena, i genitori volevano che abortisse; invece, lei fece di tutto per portare a termine la gravidanza. Ora, invece, quella creatura che aveva messo al mondo l’ha uccisa con la stessa determinazione”. 

La vita e la morte che si ricorrono in questa storia. Come le immagini dell’abbraccio fra madre e figlia all’asilo, poche ore prima dell’omicidio: fotogrammi di vita, poco prima della morte. 

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