Fede e religione

E’ ufficialmente iniziato il Giubileo. Papa Francesco apre la porta Santa.

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E’ ufficialmente iniziato il Giubileo. Un evento di grande significato spirituale e simbolico per la Chiesa cattolica, inaugurato con l’apertura solenne della Porta Santa della Basilica di San Pietro da parte di Papa Francesco. Questo gesto segna l’inizio di un anno dedicato alla speranza, un tema che attraverserà tutto il cammino di fede dei fedeli, invitandoli a riflettere sulla misericordia e sul perdono divino.

Papa Francesco ha compiuto questo atto simbolico, che rappresenta il varco verso la grazia di Dio, seduto sulla sedia a rotelle, in un segno tangibile di umiltà e vicinanza ai sofferenti. La sua presenza, come sempre, non si limita al solo gesto liturgico, ma trasmette un messaggio di speranza anche nel contesto di una Chiesa che continua a guardare al mondo con gli occhi della compassione.

Alla cerimonia erano presenti diverse autorità, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Tra i fedeli accorsi in Piazza San Pietro e all’interno della Basilica, anche John Elkann, presidente di Exor e membro di una delle famiglie più influenti del panorama italiano. La loro partecipazione sottolinea l’importanza dell’evento non solo a livello religioso, ma anche istituzionale e civile.

Nell’omelia, Papa Francesco ha rivolto il suo sguardo verso le “terre martoriate dalla guerra”, ribadendo che la speranza cristiana non si limita a una passiva attesa del cambiamento, ma è un cammino che richiede impegno attivo e coraggio. “La speranza,” ha affermato il Papa, “non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso.” La speranza, secondo Francesco, “è incompatibile con il quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie, specialmente quelle che affliggono i più poveri.”

Papa Francesco da inizio al Giubileo

Papa Francesco con il messaggio agli ultimi e ai poveri da inizio ad Giubileo

Un invito forte e chiaro a non accontentarsi della mera quiete, ma a farsi protagonisti di un cambiamento che nasce dalla responsabilità e dalla compassione. Il Papa ha sottolineato che la speranza cristiana non significa “attendere passivamente”, ma sdegnarsi per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle. Un appello che va oltre la semplice speranza individuale, coinvolgendo ogni cristiano nella costruzione di un mondo più giusto e umano.

Poi, con voce carica di dolore, Papa Francesco ha ripreso il tema delle guerre che infiammano il mondo. “Ci sono tante desolazioni in questo mondo, pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e sugli ospedali,” ha detto, ricordando le tragedie che continuano a colpire in diverse parti del pianeta. La guerra, con le sue sofferenze indicibili, è uno dei temi ricorrenti del pontificato di Francesco, che non smette di denunciare le ingiustizie e le atrocità.

“Lasciamoci inquietare dal sogno di Dio,” ha esortato il Papa, facendo riferimento a un “sogno di un mondo nuovo” dove la pace e la giustizia possano finalmente regnare, dove ogni bambino possa crescere in sicurezza e dignità, e dove le bombe non diventino mai più strumenti di distruzione, ma segni di speranza per un domani migliore.

Infine, il Pontefice ha concluso con parole di grande speranza: “Con l’apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo,” ha dichiarato, “un giubileo che ci invita ad entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo. E Dio, con il suo amore, dice a ciascuno di noi: c’è speranza anche per te!

Con queste parole, Papa Francesco ha lanciato un messaggio universale: la speranza non è un’utopia irraggiungibile, ma una realtà che può essere vissuta da ognuno di noi, anche nelle difficoltà più grandi. Il Giubileo, quindi, non è solo un rito liturgico, ma una chiamata a fare nostro il sogno di Dio per un mondo più giusto, più misericordioso, più umano.

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