Così è stato arrestato Messina Denaro. Le intercettazioni sul tumore e il prestanome Bonafede. La conferenza degli investigatori
Un debito saldato. La cattura di Matteo Messina Denaro, potentissimo boss di Cosa nostra, rappresenta anche un debito saldato nei confronti delle vittime. L’ha detto il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, nel corso della conferenza stampa degli investigatori in corso in questi minuti a Palermo. “L’arresto di Matteo Messina Denaro salda in parte il debito che la Repubblica aveva nei confronti delle vittime delle stragi di mafia”.
“Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche date dello Stato, delle regioni amministrative per portare all’arresto di questa mattina”, le parole di Teo Luzi, comandante dei Carabinieri.
Secondo Pasquale Angelosanto, comandante dei ROS dei Carabinieri, dopo un percorso di ricerca durato molti anni c’è stato un elemento che ha riacceso le speranze di catturare il latitante. Quell’elemento riguarda lo stato di salute di Denaro. “Nell’ultimo periodo abbiamo acquisito elementi che ci hanno fatto concentrare sul raccogliere elementi relativi al suo stato di salute”.
Gli investigatori, dopo aver saputo delle condizioni precarie di salute di Denaro, hanno puntato tutto su questo aspetto incrociando dati sanitari nazionali e regionali. Secondo indiscrezioni, confermate anche dal Corriere della Sera, gli investigatori si sono avvicinati al profilo falso che copriva Denaro intercettando i famigliari ancora liberi. Le sorelle ancora libere, infatti, parlavano di un tumore al fegato, di chemioterapie e di due interventi subiti.
Questi importantissimi indizi hanno fatto allarmare gli investigatori. Grazie al centro del ministero della Salute che raccoglie i dati dei malati oncologici gli inquirenti hanno stilato una lista di pazienti che per patologie, età, sesso e provenienza erano compatibili con Denaro.
Fra i sospettati c’era un nome: Andrea Bonafede, di Campobello di Mazara, nipote di Angelo, vecchio favoreggiatore del boss. Un anno fa fu operato alla clinica la Maddalena di Palermo. Bonafede, però, quel giorno non aveva subito nessun intervento, ma era a casa sua. Lì il lampo: Denaro poteva aver usato un nome e delle generalità false per curarsi.
Intuizione confermata oggi: Messina Denaro aveva una visita ed è stato catturato con un documento falso che portava il nome di Bonafede.