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Condotta del Liscione, Tutolo: “I 190 milioni di euro non ci sono”

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Condotta del Liscione, Tutolo: “I 190 milioni di euro non ci sono”

Dopo settimane di silenzi e promesse non mantenute, ieri è arrivata l’ultima trovata: si parla di un altro presunto stanziamento di 20 milioni di euro per la un condotta del Liscione. Una cifra che, oltre a essere irrisoria rispetto ai 190 milioni annunciati in precedenza, non è accompagnata da alcun atto formale. Il Governo sarebbe “al lavoro per individuare le fonti di finanziamento necessarie a coprire tale fabbisogno”. Un déjà vu che non convince più nessuno. Annunci in pompa magna, ma di concreto non c’è nulla. E questo è inaccettabile. I cittadini hanno il diritto a certezze, non a promesse. Le cifre cambiano a ogni dichiarazione, ma la sostanza resta sempre la stessa: mancano documenti, coperture, impegni reali. L’unica certezza, oggi, è che i 190 milioni non ci sono e che i lavori non partiranno a settembre. 

E di certo c’è solo che i 190 milioni non ci sono e che sicuramente i lavori non partiranno a settembre.
Mi sono battuto per capire da dove sarebbero arrivati quei soldi, e avevo ragione. Nel decreto firmato dal Ministro Salvini il 24 luglio, l’opera non compare. Nessuna traccia. Nessuna fonte certa. E ora, come se non bastasse, si comunica una nuova cifra: 20 milioni di euro e un passaggio sulla necessità di affidare la progettazione definitiva dell’opera entro ottobre, quindi non è quella esecutiva che attiva la gara d’appalto. Perciò non è una questione che si risolve in autunno. Ma anche in questo caso, nessuno sa da dove verrebbero i soldi. È evidente che si continua a giocare con i numeri, senza alcuna trasparenza. 
Gli unici numeri validi finora sono quelli generati dalla crisi idrica che sta colpendo le aziende agricole di due regioni.

È chiaro che ormai si parla del “tubone” senza avere la minima cognizione. Per questo due giorni fa ho effettuato un sopralluogo presso la diga del Liscione per mostrare ai cittadini, con immagini e parole, ciò che da anni viene ignorato o raccontato in modo distorto. Quella che viene chiamata “la condotta del Liscione” non è un progetto immaginario, non è una trovata politica di Tutolo: è un’opera reale, iniziata oltre vent’anni fa, e mai completata. 

Il primo stralcio della condotta è stato finanziato con la legge obiettivo del 2001. Oggi, nel 2025, non è ancora entrato in funzione. La dimostrazione che la mia non è una battaglia contro una parte politica, ma che nasce dalla volontà di risolvere un problema atavico del territorio.  Milioni di euro spesi, nessuna goccia d’acqua distribuita. Eppure, questa infrastruttura potrebbe irrigare 6.000 ettari di terreno nel Basso Molise, generando sviluppo, lavoro e reddito per un territorio che oggi è costretto a vedere i propri figli emigrare. Solo l’acqua in eccesso arriverebbe in Puglia. 
E a questo proposito invito la consigliera regionale molisana Micaela Fanelli a un confronto pubblico, perché continua a diffondere una narrazione fuorviante e allarmistica. Parlare di “furto d’acqua” è irresponsabile. Le spiegherei, dati alla mano, che il surplus idrico della diga viene oggi disperso in mare, e che la condotta servirebbe prima di tutto il Molise, con benefici diretti per l’agricoltura locale. Non si tratta di togliere, ma di restituire dignità e futuro a un territorio abbandonato. Se completata fino al potabilizzatore di Finocchito, libererebbe risorse idriche oggi sottratte all’agricoltura e gettate in mare. I benefici sarebbero enormi, ma servono infrastrutture e volontà politica. 
Continuerò a denunciare, a documentare e a pretendere risposte. I cittadini meritano trasparenza, serietà e infrastrutture che cambino davvero il volto del territorio e creino sviluppo. 
Basta con le promesse vuote. Basta con i giochi di prestigio sulle cifre in arrivo. È tempo di intervenire. Stanzino i fondi e nominino immediatamente un commissario straordinario. Altrimenti si rischia che passino altri 25 anni e nel frattempo sia rimasto solo il deserto. Non mi fermo. È una battaglia per il futuro di un territorio che non può più permettersi di essere ostaggio dell’inerzia e dell’incertezza. Non si tratta di schierarsi, ma di pretendere risposte chiare e impegni concreti.

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